Sentenza della Cassazione sulla segnaletica imbrattata: non è un reato perseguibile penalmente
L'ADN Kronos chiede il parere del presidente dell'ASAPS
Roma (Adnkronos) - La segnaletica stradale imbrattata dai writer e resa illeggibile, come pure l'atto di chi gira i cartelli sono il risultato di "attentati alla circolazione". Giordano Biserni, presidente dell'Asaps, Associazione Sostenitori Amici della Polizia Stradale, non ha dubbi sul fatto che questi atti debbano essere sanzionati severamente: "sono atti vandalici", afferma. Invece la Cassazione ha sostenuto che imbrattare la segnaletica, rendendola illeggibile, non è un reato perseguibile penalmente. "Nella strada - sottolinea Biserni - si dà la peggior espressione di se stessi, ma il minimo dispetto è un affronto alla sicurezza".
L'esponente dell'Asaps dice che non sempre è facile provare la connessione tra un segnale stradale violato e un incidente "ma se invece emergesse che la causa è stata proprio determinata da quell'atto vandalico, non ci troveremmo di fronte ad un reato?". Biserni racconta di essere quotidianamente sommerso da foto di automobilisti che segnalano atti vandalici sui cartelli strdali: "dal segnale che non si riesce più a leggere per gli spray, al cartello girato persino con la punta all'insù…. E'puro vandalismo, un grave gesto che va sanzionato severamente".
La corte di Genova lo aveva condannato a 6 mesi di reclusione perché: ’la vernice aveva reso inutilizzabili i cartelli tanto da determinarne la sostituzione’’. Ma l'Alta Corte ha ribaltato la sentenza: non è un reato, ma solo un illecito amministrativo
Roma - La Cassazione adotta la linea morbida contro i writers. L'Alta Corte infatti ha escluso il carcere per un ragazzo che aveva imbrattato dei cartelli stradali: non è reato, ma si tratta di un illecito amministrativo che va punito con una multa.
Accolto il ricorso di un writer di Massa inizialmente punito con una condanna a sei mesi di reclusione, sostituiti dalla Seconda Sezione penale della Suprema Corte con una multa di seimila euro per il danneggiamento.
Al contrario nel 2011 la Corte d’appello di Genova aveva optato per la linea dura nei confronti del ragazzo: aveva evidenziato come ‘’la vernice aveva reso inutilizzabili i cartelli tanto da determinarne la sostituzione’’.
A pesare anche la ‘’personalità negativa’’ del writer desunta dal certificato penale che escludeva la sussistenza di riconoscimento di uno sconto di pena.
Nel ricorso in Cassazione, la corte ha dato ragione al writer, annullando la ‘’sentenza impugnata perché il fatto non è previsto come reato’’, ma ‘’costituisce illecito amministrativo’’ in base al codice della strada.
da quotidiano.net