Dopo
un volo da un tetto di un capannone un operai, senza contratto e senza
copertura assicurativa, è morto in un’azienda agricola nel
sassarese. Il datore di lavoro, un allevatore di 48 anni, ha cercato
di nascondere la vicenda simulando un incidente stradale, ma dai rilievi
fatti e dall’interrogatorio sono emersi i particolari della vicenda
che ha portato alla morte dell’operaio. Ora l’allevatore rischia l’incriminazione
per omicidio colposo e di simulazione di reato.
SASSARI - Ha inscenato un incidente stradale per coprire una morte
bianca ed ora è indagato per simulazione di reato. Protagonista
della vicenda è M. L., un allevatore di 48 anni di Porto Torres
che aveva ingaggiato per un lavoro “in nero” nella propria
azienda agricola, Gavino Pistoletto, operaio di 49 anni sindacalista
della Rsu che era stato licenziato due settimane fa dalla Te.Co, una
azienda locale in crisi. Ieri mattina, mentre lavorava sul tetto di
un capannone, dove stava sistemando la copertura, in località
La Corte, una frazione di Sassari, Pistoletto è caduto a terra
e probabilmente è morto sul colpo. A questo punto, il datore
di lavoro ha cercato di nascondere il fatto che l’uomo stesse lavorando
senza copertura assicurativa e senza regolare contratto. Per questo
quando ha accompagnato Pistoletto, ormai in fin di vita, all’ospedale
di Sassari ha raccontato di averlo tragicamente investito in una strada
della periferia.
A questo punto gli agenti della sezione della Polizia Stradale di
Sassari hanno sequestrato l’auto dell’allevatore che è anche
stato sottoposto, come prassi, alla prova dell’etilometro. L’uomo
è apparso subito confuso ed alle prime domande degli investigatori
sarebbe caduto in contraddizione. La versione fornita da M.L. non
ha convinto gli agenti della Polizia Stradale di Sassari, coordinati
dal sostituto procuratore Michele Incani. L’auto dell’allevatore,
infatti, non presentava alcun danno e sul presunto luogo dell’incidente
gli stessi agenti che hanno eseguito i rilievi non hanno trovato traccia
dell’investimento o di frenate sull’asfalto. Sulla strada neanche
una goccia di sangue, mentre i poliziotti hanno trovato una pozza
di sangue all’interno dell’auto.
Così, incalzato in un lungo interrogatorio, l’uomo avrebbe
fatto parziali ammissioni sino alla definitiva confessione. Con gli
investigatori l’uomo si sarebbe giustificato dicendo di avere agito
in quel modo per cercare di recuperare almeno i soldi dell’assicurazione
RCA che sarebbero serviti ad aiutare la famiglia dell’operaio morto.
Dopo la crisi della Te.Co, infatti, Pistoletto, come una trentina
di altri lavoratori, erano stati licenziati dall’azienda. Così,
per mantenere la famiglia, l’operaio aveva accettato questo lavoro
in nero. Intanto gli uomini della Polizia Stradale e della Scientifica
hanno effettuato ulteriori indagini ed hanno posto sotto sequestro
l’azienda agricola, dove sarebbero state trovate tracce di sangue.
Ora, per lo stesso reato per cui è indagato l’allevatore, sarebbero
indagate in concorso anche tutte le altre persone presenti nel podere
al momento dell’incidente. Per oggi è prevista la perizia
necroscopica sul corpo dell’operaio morto.