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Corte di Cassazione 14/05/2013

Sinistri stradali: la sofferenza d’animo non è risarcibile

(Cass. Civ., sez. VI-3, 14 maggio 2013, n. 11514)

La Corte di Cassazione si occupa ancora una volta di risarcimento del danno. E ancora una volta ribadisce i principi stabiliti dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 26972/08, relativi alla ricostruzione del danno non patrimoniale, danno che costituisce una categoria unica ed è connotato in senso descrittivo da singole voci risarcitorie che ne garantiscono l'integrale soddisfazione ma non devono condurre ad un'inammissibile duplicazione di poste in cui il danno medesimo si sostanzia.

I principi Statuiti dalle Sezioni Unite trovano conforto nell’art. 138 del codice delle Assicurazioni, norma che definisce il danno biologico come quello da lesione all’integrità psico –fisica, tale da avere un’incidenza negativa sull’attività quotidiane e gli aspetti dinamico relazionali di un soggetto, il quale, non potendo più svolgere delle attività che prima svolgeva, sarà limitato in un suo diritto costituzionalmente garantito ex art. 32 Cost.

Alla luce di siffatti principi sarà risarcibile esclusivamente quella sofferenza causata dal peggioramento della qualità della vita della persona danneggiata, non trovando più spazio la risarcibilità del danno morale “puro o la sofferenza d’animo non direttamente connessa alla lesione.

In buona sostanza, secondo la Suprema Corte dovranno essere risarcite solo le spese visite mediche di poco successive al sinistro stradale e che siano diretta conseguenza del sinistro. Non troveranno risarcimento le eventuali consulenze sanitarie specialistiche richieste in corso di causa, in quanto le stesse non sono considerate necessarie ma sono frutto di una libera scelta della parte.

(Nota di Elena Salemi)

 

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE
SEZIONE VI - 3 CIVILE
Sentenza 6 marzo-14 maggio 2013, n. 11514

 

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA CIVILE

SOTTOSEZIONE 3

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FINOCCHIARO Mario - Presidente -

Dott. AMBROSIO Annamaria - Consigliere -

Dott. GIACALONE Giovanni - rel. Consigliere -

Dott. DE STEFANO Franco - Consigliere -

Dott. BARRECA Giuseppina Luciana - Consigliere -

 

ha pronunciato la seguente:

ordinanza

 

sul ricorso 28054-2011 proposto da:

F.D. (OMISSIS), elettivamente domiciliato in ROMA, VIA GRAZIOLI LANTE 16, presso lo studio dell'avvocato BONAIUTI DOMENICO, rappresentato e difeso dall'avvocato PACCIARINI ANNA MARIA giusta procura speciale a margine del ricorso;

- ricorrente -

e contro

R.D., P.N.;

- intimati -

avverso la sentenza n. 441/2010 della CORTE D'APPELLO di PERUGIA, depositata il 13/10/2010;

udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del 06/03/2013 dal Consigliere Relatore Dott. GIOVANNI GIACALONE;

udito l'Avvocato Chiabotto Susanna (delega Pacciarini Anna Maria) difensore del controricorrente che si riporta agli scritti;

è presente il P.G. in persona del Dott. GIUSEPPE CORASANITI che aderisce alla relazione.

 

Svolgimento del processo - Motivi della decisione

 

Nella causa indicata in premessa, è stata depositata la seguente relazione:

"1 - La sentenza impugnata, (App. Perugia, 13/10/10), in parziale riforma di quella di primo grado, ha condannato P.N. a corrispondere a F.D. la somma di Euro 111,14 oltre interessi legali della fatture al saldo a titolo di risarcimento del danno delle spese vive sostenute a causa della lesione da parte dell'appellante, che possono essere ristorate solo nella componente relativa alle spese mediche direttamente dipendenti dall'incidente, non potendosi invece ristorare le spese sostenute per la consulenza medica in fase giudiziale, atteso che non sono conseguenza necessitata e diretta dell'infortunio, ma piuttosto oggetto di libera scelta della parte. Ad eccezione di tale statuizione, infatti, è stato rigettato quasi del tutto l'appello principale, ritenendosi esaustiva la somma di Euro 873,33 oltre accessori (liquidata in sentenza in considerazione della natura minima dei postumi permanenti) e si è confermata la liquidazione unitaria del danno non patrimoniale sotto il profilo del danno biologico nell'importo indicato, correttamente individuato dal giudicante secondo le "tabelle" in uso presso il Tribunale di Perugia (avendo l'appellante solo indicato diverse somme ma non avendo contestato i motivi per cui dovrebbe addivenirsi a una diversa valutazione).

2. - L'intimato non ha svolto attività difensiva.

3. - F. ricorre per cassazione, deducendo:

3.1. Insufficiente motivazione sul punto della responsabilità di R.D. circa la causazione di danni biologici e morali in capo al F.D..

3.2. Insufficiente motivazione in punto di danno morale.

3.3. Insufficiente motivazione in punto di danno biologico.

3.4. Contraddittoria motivazione sul punto delle spese processuali.

4. - Il ricorso è manifestamente privo di pregio.

4.1. In ordine al primo motivo di ricorso, è appena il caso di ribadire che la Corte territoriale ha congniamente e sufficientemente motivato (con adeguata ed incensurabile valutazione in fatto) - in relazione all'invocata corresponsabilità di R.D. - che il sopraggiungere solo successivo del P., dopo la colluttazione tra il R. ed il F. e dopo che i due furono separati, da pieno e logico conto della circostanza che non vi fu una aggressione concorsuale perpetrata dai due soggetti insieme (e quindi anche da R.), derivando le lesioni occorse al F. soltanto dal colpo inferto con slancio e violenza dal P..

4.2. In ordine al secondo e terzo motivo di ricorso, si deve ribadire che, alla luce dei consolidati principi espressi da questa Suprema Corte (per tutte Cass. SS. UU. 11 novembre 2008 n. 26972) il danno non patrimoniale è categoria unica connotato in senso descrittivo da singole voci risarcitorie che ne garantiscono l'integrale soddisfazione ma non devono condurre ad un'inammissibile duplicazione di poste in cui il danno medesimo si sostanzia. Le Sezioni Unite non accettano la ricostruzione pluralistica, in base alla quale nel nostro sistema risarcitorio ci sarebbero tre categorie diverse di danno non patrimoniale e all'opposto affermano che il danno non patrimoniale è una categoria generale unitaria non suscettibile di divisione in sottocategorie autonome, cioè un danno rappresentato unitariamente dalla lesione degli interessi della persona aventi rilevanza non economica. Questa categoria unitaria comprende ogni forma di sofferenza cagionata da un comportamento illecito che leda interessi non aventi rilevanza esclusivamente economica. Ciò è molto chiaro nella definizione contenuta nel Codice delle Assicurazioni, che all'art. 138 definisce per danno biologico il "danno da lesione dell'integrità psico-fisica che esplica un'incidenza negativa sulle attività quotidiane e sugli aspetti dinamico-relazionali". Pertanto, alla luce della predetta definizione, è risarcibile la sofferenza causata dal peggioramento della qualità della vita, dal non poter più svolgere quelle attività realizzatrici della persona umana che precedentemente erano consentite al soggetto, come conseguenza della lesione del diritto fondamentale alla salute ex art. 32 Cost.. Per effetto di tale ricostruzione, non trova più spazio la risarcibilità del c.d. danno morale "puro" o sofferenza d'animo - che non trova materiale riscontro sul piano delle conseguenze dannose oggetto di onere della prova per ottenere il risarcimento - in origine risarcito solo in caso di commissione di reati per effetto del combinato disposto dell'art. 185 c.p. e dell'art. 2059 c.c..

Tanto premesso sul piano classificatorio a precisazione della ricostruzione giuridica effettuata dalla Corte territoriale, in ogni caso il secondo e il terzo motivo non colgono nel segno, in quanto non prospettano un vero e proprio vizio motivazionale in ordine al riconoscimento delle tipologie di danno morale e biologico, ma contengono plurime censure di stretta interpretazione dell'art. 2059 c.c. (e della relativa giurisprudenza di legittimità), che si sarebbero dovute far valere piuttosto ex art. 360 c.p.c., comma 1, n. 3.

In ogni caso, la sentenza d'appello appare congruamente e sufficientemente motivata nella parte in cui ha riconosciuto - a seguito dell'assolvimento dell'onere della prova da parte del danneggiato - una quota di danno biologico incrementata poi in appello con le spese vive (cure mediche) sostenute in conseguenza diretta e immediata della lesione.

Pertanto, non è censurabile in sede di legittimità un tipico accertamento di fatto (effettuato sulla base delle risultanze istruttorie) quale quello che si sostanzia nella quantificazione del danno biologico risarcibile sulla base delle "tabelle", specie in considerazione del fatto che in punto di danno non patrimoniale entrano in gioco valutazioni di tipo equitativo.

Tra l'altro, la stessa Corte d'Appello ha correttamente affermato che "l'appellante non ha contestato i motivi per cui dovrebbe addivenirsi ad una diversa valutazione del danno in questione, limitandosi ad indicare diverse somme".

4.3. In ordine al quarto motivo di ricorso, appare equa e congruamente motivata la statuizione relativa alle spese processuali effettuata dalla Corte territoriale, con una valutazione in fatto incensurabile in sede di legittimità, anche alla luce delle generiche considerazioni prospettate dal ricorrente.

5 - Il relatore propone la trattazione del ricorso in camera di consiglio ai sensi degli artt. 375, 376, 380 bis c.p.c. ed il rigetto dello stesso".

La relazione è stata comunicata al Pubblico Ministero e notificata ai difensori delle parti costituite.

Non sono state presentate memorie, nè conclusioni scritte.

Ritenuto che:

a seguito della discussione sul ricorso in camera di consiglio, il collegio ha condiviso i motivi in fatto e in diritto esposti nella relazione;

che il ricorso deve perciò essere rigettato, essendo manifestamente infondato;

Non v'è motivo di provvedere sulle spese del presente giudizio nei confronti della parte intimata, non avendo questa svolto attività difensiva;

visti gli artt. 380-bis e 385 cod. proc. civ..

 

P.Q.M.

 

Rigetta il ricorso.

Così deciso in Roma, il 6 marzo 2013.

Depositato in Cancelleria il 14 maggio 2013.

 

 

da Altalex

 

 


 

Martedì, 14 Maggio 2013
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