Condannato il pirata della strada che investì e uccise Davide
Ionel Vaida si accorse di aver investito Davide tanto che poi, con la sua auto, fece retromarcia per non passare con le ruote sul corpo del giovane che era ancora vivo. E poi si allontanò dal luogo dell’incidente. È quanto emerso dal processo sulla tragica morte di Davide Viola, il ragazzo di 16 anni investito a Collesalvetti, in via San Quirico. Vaida, oggi 42 anni, era stato rintracciato poco dopo l’incidente e arrestato per l’investimento mortale causato dal suo comportamento (era alterato dall’alcol) e per l’omissione di soccorso. Ora s’è concluso il processo di primo grado nei suoi confronti: il giudice ha stabilito la condanna a 4 anni e due mesi di reclusione, l’interdizione per 5 anni da i pubblici uffici e il pagamento dei danni ai familiari della vittima (per ora è stata fissata una provvisionale di 80mila euro per ciascuno dei genitori e di 40mila per la nonna).
All’uomo è stata anche tolta la patente per quattro anni. Una condanna severa. Ionel aveva sempre detto di non essersi reso conto di aver investito una persona, ma di aver pensato che si trattasse di un sacco di spazzatura. Una versione che non ha mai convinto gli inquirenti e che è stata smentita nel corso del dibattimento processuale. Nelle motivazioni della sentenza, depositate nel giorni scorsi in tribunale, si legge infatti che «risulta dimostrato che il Vaida, dopo aver sormontato con la sua autovettura il corpo del ragazzo, pur essendosi inevitabilmente reso conto dell’accaduto invece di fermarsi immediatamente e prestare soccorso al ragazzo ancora vivo, al fine di consentire all’auto di ripartire ha fatto retromarcia e quindi si è allontanato». «Il dolore per la morte di mio figlio è enorme e aumenta sempre di più - dice la mamma Manuela Menichetti , assistita dall’avvocato carlo Dalle Vacche - però siamo contenti di aver avuto giustizia. Ma nessuno ci potrà ridare Davide: una vita a 16 anni è stata spazzata via. Mi manca tutto di mio figlio. Giustizia è fatta, ma ci vorrebbe la certezza della pena. Ora vedremo cosa accadrà in sede civile».
di Lara Loreti
da iltirreno.gelocal.it