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Pirateria 11/07/2013

Sicurezza: ai domiciliari pirata della strada che ha ucciso poliziotto a Crotone

Foto di repertorio dalla rete

NAPOLI - “Poliziotto travolto e ucciso, pirata della strada mandato a casa. A questo punto aspettiamo che lo premino. Forse non esiste alcun parametro preciso nel valutare se e quando un determinato comportamento consenta di ritenere che una persona vada tenuta in carcere. Ma se parametri precisi esistono… non si comprendono neppure lontanamente, specie alla luce di provvedimenti così platealmente contraddittori emessi da giudici diversi. A Crotone c’è un giovane uomo che, dopo essersi messo ubriaco alla guida di un’auto, senza curarsi minimamente di rappresentare per questo un pericolo per tutti, ha travolto e ucciso un Poliziotto in servizio durante un’attività segnalata e visibile lungo la strada piombandogli addosso, e che poi, non contento, ha avuto come unico pensiero quello di fuggire, di abbandonare la macchina sperando di non essere identificato, e di tentare di scomparire nell’ombra.

 

Questo comportamento nel suo complesso non è stato ritenuto sufficientemente grave da lasciare il colpevole in carcere, e non è certo la prima volta che ci troviamo di fronte a decisioni del genere. Eppure, quando si è trattato di giudicare e valutare il comportamento di poliziotti non solo non si è certo usato allo stesso modo il ‘guanto di velluto’, ma anzi abbiamo visto i colleghi puniti in maniera esemplare e trattati persino più severamente di quanto la legge preveda, senza contare che loro, e solo loro in Italia, subiscono conseguenze ulteriori e varie che non di rado gli distruggono la vita personale, familiare, professionale. E’ così: i Poliziotti sotto chiave e gli altri fuori. E oggi, ancora una volta, si fanno i conti con l’amarezza senza fine che devono inghiottire non solo i familiari dell’Assistente Impieri, morto a 34 anni mentre faceva il proprio dovere, ma anche quella di tutti i colleghi che hanno avuto un’altra prova di quanto poco valga per molti la divisa che portano”.

 

E’ quanto afferma Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, dopo la notizia della concessione degli arresti domiciliari a Salvatore Brescia, il 21enne di Rocca di Neto che nella notte di domenica scorsa ha investito e ucciso con l’autovettura di cui era alla guida un Assistente in servizio alla Sezione di Polizia stradale di Crotone, Massimo Impieri di 34 anni, dandosi poi alla fuga dal luogo dell’incidente insieme all’amico che era in auto con lui. Impieri si trovava sulla strada statale 107, con un altro collega rimasto ferito nell’impatto, per prestare soccorso a un’autovettura in panne, quando la Peugeot guidata da Brescia è piombata loro addosso, a velocità elevata.  Secondo quanto riportato dai media, il giovane che guidava l’auto ha abbandonato il mezzo e si è allontanato. ma è stato rintracciato di lì a poco. Sottoposto a controlli alcolemici, Brescia è risultato essere in stato di ebbrezza; gli Agenti della squadra Mobile quindi, nella stessa notte lo hanno arrestato con le accuse di omicidio colposo, omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza.

 

L’arresto è stato poi convalidato dal giudice per le indagini preliminari, che ha concesso a Brescia gli arresti domiciliari, mentre il pubblico ministero aveva chiesto la custodia in carcere. “Non abbiamo sentito alcuna reazione indignata - insiste Maccari -. Nessun proposito di organizzare cortei e manifestazioni per chiedere giustizia per Massimo. Non abbiamo registrato la solidarietà sperticata di politici e rappresentanti istituzionali, oltre al doveroso immediato intervento dei Vertici della Polizia di Stato, né alcuna proposta di celebrare la memoria di un uomo che ha dato la vita per aiutare gli altri. Ancora una volta nessuna massiccia campagna mediatica che si occupi della tragica morte di un Appartenente alle Forze dell’Ordine. Miglia di eroi silenziosi che, nella quasi totale indifferenza, si confrontano quotidianamente con l’ubriaco, il violento, il malato, il drogato, il criminale di turno, e con catene, bastoni, anche solo striscioni, o magari auto, che si tramutano in strumenti di morte per chi indossa la divisa”.
 

 

da  agenparl.it

 


 

Giovedì, 11 Luglio 2013
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