L’uso
di una idonea correzione ottica per una vista che non risulti adeguata
alla direttiva del Consiglio Europeo 91/439/CEE, è una di quelle
prescrizioni che gli aspiranti o titolari di patente di guida oggi possono
rimuovere, facendo ricorso ad una tecnologia biomedica che comincia ad
essere adeguatamente sperimentata: la Chirurgia Refrattiva.
I vizi di refrazione, così vengono definiti i difetti di vista,
che comunemente impediscono il raggiungimento dell’idoneità
fisica per ottenere la patente di guida senza una correzione ottica (occhiali
o lenti a contatto), sono la Miopia, l’Ipermetropia e l’Astigmatismo.
Un occhio normale (Emmetrope) è capace di focalizzare sulla retina
i raggi luminosi provenienti da un punto lontano, grazie all’azione
di deviazione passiva che le sue superfici convesse (Cornea, Cristallino)
provocano.
Qualora la lunghezza assiale del bulbo, cioè la distanza tra l’apice
della Cornea e la retina, abbia una misura che si discosta da certi limiti,
cioè se l’occhio è più lungo o più corto,
questo meccanismo di deviazione passiva non determina più una focalizzazione
su una superficie fotosensibile. Vengono così a determinarsi due
situazioni opposte:
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1.Occhi
Miope
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2.Occhio
Ipermetrope
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1) Il bulbo è più lungo, quindi la focalizzazione avviene
al davanti della retina. Questo è l’occhio miope
2) Il bulbo è più corto, quindi la focalizzazione avviene
dietro la retina. Questo è l’occhio ipermetrope.
Diverso è il caso dell’Astigmatismo dove la lunghezza del
bulbo oculare è meno importante, ma ciò che determina il
difetto di vista è principalmente la curvatura della cornea che
non è uguale in tutti i suoi settori, determinando una differente
focalizzazione dei raggi luminosi che la attraversano.
Anteponendo all’occhio interessato una lente divergente per un miope
o convergente per un ipermetrope o una lente cilindrica per un astigmatico
si riesce a riportare a corretto funzionamento l’occhio e quindi
ad ottenere quella funzionalità visiva richiesta.
Oggi come oggi, grazie all’azione fotodistruttiva che il laser è
in grado di esercitare, in maniera enormemente più precisa della
mano di qualsiasi chirurgo, noi siamo in grado di rimodellare la superficie
della cornea in maniera tale da non aver più bisogno di quella
correzione ottica precedentemente descritta.
L’intervento viene effettuato in una sala operatoria di tipo ambulatoriale,
in anestesia locale (gocce di collirio anestetico), con una fattiva partecipazione
del soggetto sottoposto che viene invitato a fissare per tutta la durata
dell’intervento una mira luminosa.
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Laser
ad Eccimeri
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Azione
laser
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Le tecniche chirurgiche che vengono comunemente adoperate sono 3 : la
PRK, la LASEK e la LASIK.
Nella PRK (PhotoRefractive Keratectomy), dopo aver sistemato un divaricatore
palpebrale per impedire la chiusura delle stesse, si procede ad eliminare
il primo strato cellulare della Cornea tramite un’azione meccanica
(durata 1 minuto circa), poi si provvede a centrare l’azione del
laser sull’asse ottico chiedendo al paziente di guardare la mira
luminosa e dopodichè si attiva con un pedale l’azione del
laser che viene suddivisa in 4 od 8 fasi di alcuni secondi l’una,
per una durata complessiva di 2- 3 minuti. Al termine si instillano alcuni
colliri e si antepone una lente a contatto che avrà funzione esclusivamente
terapeutica antidolorifica in attesa che si riformi lo strato epiteliale
precedentemente eliminato (qualche giorno).
Nella tecnica LASEK, l’unica differenza sta nel fatto che la disepitelizzazione
viene fatta con una soluzione alcolica e lo strato epiteliale viene semplicemente
“spostato” per consentire l’azione del laser e poi riposizionato
in maniera da ricostituire un’unità anatomica con la cornea.
Nella tecnica LASIK, invece l’azione del laser si effettua sugli
strati più profondi della cornea dopo aver creato, tramite l’azione
di un microbisturi motorizzato, un sottile strato corneale che viene momentaneamente
ribaltato sulla superficie del bulbo oculare e trattenuto in sede con
un piccolo lembo che funge da cerniera. Dopo l’azione del laser questo
viene correttamente riposizionato.
La scelta della tecnica chirurgica è effettuata dal chirurgo in
funzione della sua esperienza.
L’intervento può, per motivi di sicurezza, essere eseguito
prima su di un occhio e dopo sull’altro (una , due settimane). Il
recupero visivo è graduale e un risultato grossolanamente definitivo
può essere evidenziato in un periodo di tempo compreso tra i due
e i sei mesi dall’intervento.
L’intervento viene eseguito da circa 20 anni e nel 1995 ha ottenuto
l’approvazione dell’FDA degli Stati Uniti. Notevole e rapida
è stata l’evoluzione della tecnologia laser con progressivo
miglioramento dei risultati.
Come ogni procedura chirurgica ha delle controindicazioni e delle complicanze.
Le più recenti statistiche internazionali ci parlano di un risultato
positivo compreso tra il 75 e il 90% dei casi, ed anche di un 5% di peggioramento
delle condizioni visive rispetto al preoperatorio con tendenza a diminuzione
di questo dato con il passare del tempo rispetto alla data dell’intervento.
La tecnica ottiene migliori e più stabili risultati sulle miopie
rispetto agli astigmatismi e all’ipermetropia. La procedura può
essere eseguita, in particolari condizioni, anche a carico del Servizio
Sanitario Nazionale.
Il soggetto che con questo intervento modifica la propria idoneità
fisica deve richiedere un rinnovo della patente agli uffici della motorizzazione
civile di competenza e può, nelle more del riconoscimento, venirsi
a trovare in condizione di difetto rispetto alla norma.
Data la riconosciuta professionalità degli agenti della Polstrada,
non risultano eclatanti episodi di contestazione, ma sarebbe auspicabile
una revisione complementare della norma al riguardo.
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Dirigente Medico di 1° Livello
U.O. Oculistica ASL 1 Avezzano-Sulmona
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