ROMA
- Quando tra pochi giorni (dal 10 al 12 novembre) si terrà
a Vibo Valentia il Congresso nazionale società italiana di
alcologia, l’Istituto superiore di sanità (Iss) lancerà
il suo allarme: in Italia sta aumentando pericolosamente la diffusione
dell’alcol, ed in special modo nelle fasce più giovani.
Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale dell’Alcol, nel nostro
paese sono 7 milioni gli italiani che consumano un quantitativo d’alcol
considerato pericoloso; questa categoria, corrispondente al 19% del
totale dei consumatori di bevande alcoliche, è ritenuta fortemente
a rischio di patologie alcolcorrelate, che secondo l’Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS) non sono poche.
Il World Health Report infatti ha rilevato che in Europa un giovane
su quattro tra i 15 e i 29 anni muore a causa dell’alcol, il primo
fattore di rischio di invalidità, mortalità prematura
e malattia cronica in questa fascia d’età. Ma i dati forniti
dall’Oms sono anche più precisi: attualmente l’alcol provoca
direttamente o indirettamente non solo il 10% di tutte le malattie,
il 10% dei tumori e il 63% delle cirrosi epatiche, ma anche il 41%
degli omicidi, il 45% degli incidenti e il 9% delle invalidità
e delle malattie croniche. Per un costo totale, sociale e sanitario,
a carico allo stato pari, in Italia, al 2-5% del Pil.
Sempre secondo l’Oms, l’Italia ha anche il triste primato di iniziazione
alle bevande alcoliche: 11-12 anni contro i 14 della media europea.
Un dato, quello della diffusione del consumo alcolico nella popolazione
giovanile, che, come confermato dall’Iss e dall’Istat, è quello
con il tasso di crescita maggiore. Dal 1998 al 2002 gli adolescenti
tra i 14 e i 16 che dichiarano di fare consumo di alcolici sono aumentati
di 89.000 unità, arrivando a 870.000.