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Articoli 26/10/2004

ROMA, VIGILI PICCHIATI E OFFESI. ASSOLTO L’AGGRESSORE "SOLO UNO SFOGO DI SENTIMENTI OSTILI".

ROMA, VIGILI PICCHIATI E OFFESI.
ASSOLTO L’AGGRESSORE "SOLO UNO SFOGO DI SENTIMENTI OSTILI".

di Lorenzo Borselli

Villa Borghese, Roma, 27 febbraio 2000. Un motociclista attraversa la zona pedonale, presidiata dalla Polizia Municipale che alza la paletta, ma il motociclista scappa. Viene inseguito e bloccato, ma il centauro, e confessiamo che ci dispiace un poco chiamarlo cos", molla un bel diretto al viso dell’agente che aveva osato fermarlo per contestargli una multa, nemmeno troppo salata, nella vecchia era della lira. Ma non è tutto. Il ceffone doveva solo mostrare la forza, esibire il muscolo villoso al disgraziato "forte solo della divisa", e questo, no davvero, non poteva bastare. Il motociclista ha allora pensato bene di chiudere in bellezza la sua scorreria nell’illecito, aggiungendo allo schiaffo vero quello morale, minacciando quell’agente di andare a casa sua e portarsi a letto la moglie.
Che dire? Due o tre settimane fa, scrivemmo una lettera ad una madre che si era scagliata contro la Polizia Municipale che avevano fermato il figlio senza patentino, nella notte, in sella a uno scooter. Per "scagliata" intendiamo dire che augurò ai colleghi di finire ammazzati. La lettera è rimasta senza risposta, ovviamente.
Ma stavolta, a un tipo cos", che gli scriviamo? Meglio tenere la penna per un bel verbale di denuncia a piede libero, o di arresto, riempiendo una bella annotazione al magistrato al quale avremmo indirizzato la notizia di reato. Ma il reato, se prendiamo per buona la decisione del giudice che ha assolto il motociclista violento e cattivo, c’era? O era davvero, per usare le parole del Giudice, semplicemente uno sfogo di sentimenti ostili"? Ostili? Ma di cosa?
La lettera che due o tre settimane fa indirizzammo alla madre "troppo protettiva", allora, la vorremmo inviare a quel Giudice.
Noi, coi Giudici, ci lavoriamo ogni giorno. Come noi, sono in trincea, a difesa dello Stato.
Dalla stessa parte? Nello stesso esercito di marmittoni con la baionetta sempre innestata? In soccorso dei bisognosi, magari con compiti e mansioni diverse? S".
Ma anche con qualche sincera incomprensione.
In moltissime occasioni, infatti, stiamo fianco a fianco, nella garanzia della legalità: noi a fermare i rei, loro a giudicarli. Di questo li ringraziamo.
Non vogliamo entrare nel singolo episodio, del quale non abbiamo peraltro notizie molto approfondite, ma liquidare una denuncia per resistenza, o per ingiuria, giustificando il reato ed assolvendo il reo per non aver commesso il fatto, francamente, ci sembra eccessivo.
Forse non ci sono referti medici per quello schiaffo, ma certe reazioni da parte di chiunque non possono essere mai nemmeno lontanamente giustificabili.
Le cause di giustificazione del reato, del resto, sono fattispecie completamente diverse e mai dovrebbero essere applicate in circostanze come questa.
Perchè tutto nasce da una contestazione di una multa, peraltro giustamente effettuata. La multa, se data a vanvera, può essere contestata, discussa dal Prefetto o dal Giudice di Pace, e il cittadino - oggi - ha sufficienti garanzie per poterne uscire soddisfatto.
Ma a quei vigili, il giudice ha pensato? Non ha pensato che quella pattuglia era l" per garantire la libertà di tutti e che non si può sempre ridurre tutto ad un gioco di virgole e capoversi, come faceva Bismarck?
Il peggior nemico di noi sbirri, di noi piedipiatti, dei ghisa o comunque ci vogliate chiamare, è la sensazione di impotenza, dettata dall’essere molto spesso limitati da dotazioni obsolete, da divise lise e consumate, da scarpe di "cartone" o giacche in cellophane, anzichè di goretex, coi computer comprati a rate in ufficio, anzichè a casa.
Ma è soprattutto l’indifferenza che ci offende.
l’indifferenza di chi si indigna solo quando nell’isola dei famosi due dive del reality show si accapigliano in tanga e con le poppe al vento, e che davanti a episodi come questo nemmeno ci pensa, ad aprire un dibattito.
Insomma, mica prendiamo per forza le ragioni dei colleghi, ma uno schiaffo e la minaccia di andare a letto con la moglie, anche al giudice, non avrebbe fatto piacere.
Lo stesso difensore del motociclista, ovviamente soddisfatto della sua vittoria, ha pensato bene di precisare che quel comportamento non era diretto a evitare la contravvenzione, ma solo a oltraggiare la Polizia Municipale. Ad oltraggio abrogato, d’altronde, ogni decisione diversa del Giudice sarebbe impossibile.
Ma è questo il punto? oltraggio? O violenza? E lo schiaffo? Deve essere per forza una lesione certificata dai medici?
No. L’oltraggio non è più reato, e allora non è reato oltraggiare la difesa della collettività che quei tre agenti stavano garantendo; non è reato oltraggiare lo Stato e i suoi rappresentanti, offesi allora non tanto per la loro opera prestata, ma per la propria singola azione, come se fermare un motociclista dopo un inseguimento, farsi colpire in faccia e deridere davanti a tutti fosse un atto normale.
Come se fossimo arbitri in una partita di calcio. Esattamente come loro, in campo a prendersi offese e sputi. E pure di cornuti. Ma nel campo sportivo almeno quando l’arbitro fischia, fischia senza se, senza ma.
Grazie tante, signor Giudice.
 




di Lorenzo Borselli

Martedì, 26 Ottobre 2004
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