I farmaci alzano il tasso alcolemico? Basta non mettersi alla guida
Mettersi alla guida a distanza di diverse ore dall’assunzione di farmaci, di cui l’automobilista conosceva gli effetti, non esclude lo stato di ebbrezza. Lo ha affermato la Cassazione con la sentenza 15562/13.
Il caso
Un uomo provocava un sinistro stradale e, sottoposto dai carabinieri all’alcoltest, risultava positivo all’etilometro, che segnalava una presenza di alcol nel sangue superiore a 1,5 g/l. Per tali condotte veniva condannato in primo grado ad una pena totale di 4mila euro di ammenda; pena che, con la concessione delle attenuanti generiche, veniva ridotta in appello, con l’ulteriore sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna nel certificato penale. Ma l’esito dei processi di merito non soddisfa l’imputato, che propone ricorso per cassazione. Il ricorrente ammette di aver assunto dei farmaci idonei ad alterare i valori del tasso alcolemico in misura superiore a 0,5 g/l. Inoltre, ammette di aver bevuto alcolici a pranzo, fino alle ore 15, ma che l’accertamento effettuato dai carabinieri era avvenuto ben 9 ore dopo. Questo, secondo lui, era un chiaro indizio dell’incidenza causale dei medicinali che assumeva sulla persistenza di un alto tasso alcolemico. Per il ricorrente, insomma, la perizia era necessaria. La Cassazione, tuttavia, ritiene che il ricorrente conosceva gli effetti dei farmaci che assumeva, pertanto «mai avrebbe dovuto porsi alla guida di un’autovettura». Ricorso dichiarato inammissibile dunque, e ricorrente condannato anche al pagamento delle spese processuali e della somma di 1.000 euro in favore della cassa ammende.
da www.dirittoegiustizia.it