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Notizie brevi 26/09/2005

VIADOTTI. ANALISI DI UN FENOMENO ANCORA FREQUENTE: I SALTI NEL VUOTO

VIADOTTI. ANALISI DI UN FENOMENO ANCORA FREQUENTE: I SALTI NEL VUOTO.
 


Innanzitutto si deve precisare che per i salti ne vuoto dai cavalcavia, non esiste un dato ufficiale: le fonti a cui l’Asaps ha attinto sono quelle della cronaca, e quando nel 2002 Il Centauro ha pubblicato una propria inchiesta, si avevano notizie certe di 19 eventi a partire dal 1991.
Sempre si è trattato di eventi non classificabili esattamente come incidenti stradali sic et simpliciter, ma semmai di eventi infortunistici accidentali.
Insomma, incidenti e basta.
In realtà stiamo cercando di accertare quante vittime ci siano state negli ultimi 35 anni, ed abbiamo per esempio scoperto che eventi di questo tipo accadono con inquietante frequenza.
Da questa ricerca, oggi in corso, abbiamo escluso gli atti cosiddetti anticonservativi (i suicidi), e le cadute dopo sbandamento.
Il 5 febbraio del 1981, per esempio, un uomo di 36 anni morì cadendo in un burrone sulla SA-RC. Era uscito incolume dopo che l’autovettura su cui viaggiava va era finita contro il guardrail di un viadotto. Sceso dalla macchina, è precipitato.
Pochi mesi dopo, il 6 agosto, una coppia di coniugi torinesi precipitò da un viadotto della A22, dopo essere rimasti coinvolti in un sinistro nel quale non avevano riportato lesioni.
Molte altre sono invece le fattispecie di incidenti nei quali veicoli impattanti contro i guardrail laterali, siano poi precipitati nel vuoto degli imponenti viadotti che consentono alle nostre autostrade di superare le barriere frastagliate della nostra orografia.
Questo pone alcune domande.
È vero che la legge prevede che le carreggiate siano protette da reti di 150 cm… ,ma a noi sembrano pochini, per impedire ad un pedone di scavalcare la protezione e di lanciarsi, suo malgrado, nel vuoto.
Sappiamo infatti che successivamente ad un sinistro stradale in condizioni ambientali così ostili come una carreggiata autostradale, una persona che sia uscita indenne fisicamente dallo scontro potrebbe avere riportato conseguenze di carattere psicologico. Una lesione che non si vede, una ferita che si chiama “terrore” e un sanguinamento che potremmo definire “temporanea incapacità di razionalizzare”. Più semplicemente panico.
Quello che manca, ad oggi, è la volontà di voler spostare il concetto di prevenzione che abbiamo adottato per esempio obbligando esercizi commerciali a dotarsi di uscite di sicurezza, alla grande viabilità, dove la strada sembra pensata solo a far spostare enormi quantità di veicoli (non sempre con successo, in Italia), e dove un poveraccio che magari è in preda al panico non può contare su un cartellino con una figura stilizzata che gli indica quale sia la strada giusta. Lui non può sapere di essere su un viadotto, perché in auto la strada è tutta uguale. Arriva a scendere dopo lo schianto, succede qualcosa che lo terrorizza, che minaccia la sua sopravvivenza, e come è naturale che sia cerca la salvezza scappando da quello scampolo di asfalto, magari per mettersi al riparo dietro un guardrail. Peccato che ci sia il vuoto.
In moltissimi casi, poi, abbiamo rilevato morti samaritane, che hanno falcidiato medici, infermieri, vigili del fuoco e agenti di polizia: avendo assistito a incidenti gravi sulla carreggiata opposta, si sono fermati ed hanno scavalcato il securvia centrale, cadendo nel vuoto: in Valle D’Aosta, per esempio, una giovane infermiera precipitò dal viadotto delle Capre, in A5, nei pressi di Saint Vincent. Aveva parcheggiato la propria auto in corsia di emergenza sud e cercò di raggiungere la carreggiata nord, dove c’era stato un grave incidente stradale. Solo alcuni giorni dopo venne ritrovato il suo cadavere, quando nessuno si era presentato in depositeria per reclamare quell’auto fatta rimuovere dalla Stradale. Gli inquirenti ricostruirono la vicenda.
Poi ci sono le barriere che non riescono a contenere gli urti: a Voltri, quest’estate, 4 ragazzi di Aosta sono caduti da un viadotto, il cui New Jersey era stato divelto da un precedente impatto. La loro auto è volata giù.
Sui tratti appenninici delle nostre autostrade, fino ai primi anni ’90, cadevano veicoli a ripetizione, con decine di morti. Solo un misero guardrail, infatti, “separava” la vita dalla morte.
Installati i new jersey, le cadute sono del tutto cessate, ma permangono alcuni viadotti inspiegabilmente non sottoposti a tali interventi, come il Corsanello Nord, in A1, a Calenzano.
Dovremo ancora parlarne in futuro. Il problema non è ancora completamente risolto.

AGI (CRO) - 24/09/2005 - 10.43.00
CHIEDE AIUTO E PRECIPITA DA VIADOTTO A-12, SALVO

(AGI) - La Spezia, 24 set. - Per tentare di chiedere soccorso in piena notte perche’ la sua auto era rimasta coinvolta in un incidente stradale, ha scavalcato il guard rail al centro dell’autostrada volando nel vuoto per 15 metri, ma e’ riuscito a salvarsi perche’ la vegetazione ha attutito la caduta. E’ accaduto in provincia di La Spezia nella tarda serata di ieri al chilometro 72 nell’autostrada A-12 La Spezia-Genova all’altezza del casello di Brugnato. Protagonista un extracomunitario che ha perso il controllo della sua auto subito dopo una galleria provocando un piccolo incidente. E’ sceso dall’auto e quando e’ andato a chiedere aiuto non si è accorto di trovarsi su un viadotto.


Lunedì, 26 Settembre 2005
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