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Notizie brevi 16/09/2013

Tutti in bici sul marciapiede. O no ? Non siamo ribelli, pedaliamo lì per non morire

Sempre più spesso le due ruote invadono altri spazi. Favorevoli e contrari, il dibattito
Foto di repertorio dalla rete

Non siamo bastardi senza gloria per indole o per partito preso, noi ciclisti da marciapiede. Cioè tutti quelli che usano la bici veramente, a Milano e a Roma e altrove. Siamo quasi sempre gente altrimenti corretta. Siamo meno pericolosi - per dire - di quelli che denunciano la nostra maleducazione e poi parlano nonstop al cellulare in auto, rischiando un paio di vite a telefonata. A proposito - se non si fosse capito - noi saliamo sui marciapiedi per non morire; non per sfrontatezza, ribellismo generico, scarso rispetto dei pedoni. Che invece stimiamo, e tentiamo di evitare in tutti i modi. Però adesso sta scoppiando una guerra tra poveri, e ci stiamo tutti radicalizzando. I veterani come i neofiti/e, che pedalano perché è bello ma anche perché sono in spending review. Per risparmiare sulla palestra o sulla benzina.

 

E non hanno scelta, nelle nostre città, spesso, i mezzi pubblici non aiutano; di certo non aiutano i ciclisti: Se si è dietro un bus che si ferma conviene salire sul marciapiede, piuttosto che superare e forse venire uccisi, oppure venire uccisi lentamente dallo scappamento. E forse, per sopportarci, i pedoni potrebbero fare due conti. Ogni ciclista in più è un motore inquinante in meno o un posto a sedere in più sui mezzi. Ogni potenziale ciclista che vorrebbe usare la bici ma teme insulti e Suv è un'auto in più che gira e una forza civilizzante in meno tra la marmaglia ciclistica (quelli che rinunciano sono tipi miti; migliorerebbero la nostra immagine). In ogni città - New York inclusa, ciclistizzata dal sindaco Bloomberg, guardate cosa è successo a Nicole Kidman - ci si può scontrare. Ma a Milano e Roma va peggio. I ciclisti sono senza diritti e senza ciclabili. Si arrangiano per necessità e passione, però si incattiviscono. Però. Ciclisti, pedoni, Comuni non dovrebbero pensare a Manhattan, ai paparazzi e alle dive. Casomai, informarsi su Seattle, dove ciclisti e pedoni hanno sempre la precedenza; e dove i consulenti ciclisti di un sindaco biciclettaro hanno studiato percorsi che sfruttano le pendenze più dolci; e tantissimi pedalano, in una città più ripida di Roma. O anche valutare città americane più squattrinate e sfrontate. Dove, sui marciapiedi, trionfano i cartelli «Share the Road», condividete la strada; ciclisti e pedoni lo sanno e si adattano, più o meno (i percorsi ciclabili sono meglio).

 

da corriere.it

 

Lunedì, 16 Settembre 2013
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