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Notizie brevi 23/09/2013

Carabinieri Verona
Falsi rinnovi patente, infermiera arrestata

Da sinistra il luogotenente Marco Ferrante, il colonnello Michele Sarno e il maggiore Erminio Sacco

RONCÀ - I carabinieri del nucleo investigativo di Vicenza hanno portato in carcere Angelina Squazzon, 58 anni, che lavorava per l'Ulss 5 al Punto salute di Chiampo
I certificati sarebbero stati firmati dalla donna e non dal medico Avrebbe messo in piedi un giro d'affari da 20mila euro all'anno

 

Arriva un'auto. Alla guida c'è un'anziana che, dopo aver parcheggiato, aiuta il marito a scendere. Da solo non riesce, ha un bastone e si muove a fatica. Entrano insieme in ambulatorio e, dopo pochi minuti, eccoli di nuovo. Il pensionato, tutto contento con il suo rinnovo della patente in mano, si siede al volante e parte. Peccato che quel rinnovo non valga niente. Non c'è stata nessuna visita e chi glielo ha firmato non era un medico. Ed è solo un caso. Ma di fatti come questo potrebbero essersene verificati addirittura un migliaio. I carabinieri del nucleo investigativo di Vicenza, coordinati dal maggiore Erminio Sacco e dal luogotenente Marco Ferrante, dopo due mesi d'indagine hanno arrestato un'infermiera dell'Ulss 5 che lavora al Punto salute di Chiampo, in via Fante D'Italia. Angelina Squarzon, 58 anni, originaria di Malo ma da molto tempo residente a Roncà, in Val d'Alpone, è stata portata nel carcere di Montorio e deve rispondere di truffa aggravata, falsità materiale in atti pubblici, esercizio abusivo della professione e sostituzione di persona. Il sospetto è che la sua attività «parallela» andasse avanti da anni.

 

Del resto nella sua abitazione sarebbero stati trovati documenti risalenti a quattro, anche cinque anni fa e un anziano che, nei giorni scorsi, si era rivolto a lei per il rinnovo ha spiegato che anche due anni fa aveva fatto lo stesso. Un sistema ben architettato e consolidato. Per il rinnovo della patente di guida gli automobilisti, oltre alla marca da bollo, effettuano un primo versamento alla Motorizzazione e un secondo, di 21 euro, all'azienda sanitaria. A Chiampo il medico riceve il martedì mattina, per due ore. I carabinieri hanno però scoperto che i rinnovi sarebbero avvenuti non solo quel giorno ma durante tutta la settimana e in particolare il giovedì. Nessun rischio, visto che la donna era quasi sempre sola in ufficio. E sarebbero stati soprattutto gli anziani a cascarci. Chiamavano per un appuntamento e la donna avrebbe fatto loro credere di volerli agevolare ricevendoli in orari diversi per far sì che le attese fossero più brevi. E il gioco era fatto. Con il camice bianco addosso (sempre attenta a non mostrare il tesserino) dopo una pseudo visita medica con un sommario controllo della vista avrebbe firmato il certificato a nome del medico: sono queste le immagini in mano ai carabinieri. Immagini che non lascerebbero dubbi. La cifra richiesta era di 25 euro (e non 21 come previsto per legge), che sarebbero finiti direttamente nelle sue tasche, mentre i documenti alla Motorizzazione sarebbero stati inviati immediatamente proprio per non lasciare tracce. I carabinieri hanno stimato un giro d'affari di 2.000, forse 2.500 euro al mese che spiegherebbe il suo tenore di vita elevato, con tanto di villa e auto lussuose. Giovedì l'arresto. I militari hanno aspettato che i clienti uscissero. In un'ora e mezza sei quelli ricevuti.

 

Tutti avevano un certificato firmato dal medico. Quando sono entrati, però, del dottore non c'era traccia. Il direttore generale dell'unità socio-sanitaria Giuseppe Cenci non ha perso tempo: ieri mattina ha subito nominato una commissione d'indagine e, nella giornata di oggi, procederà alla sospensione della dipendente. «Abbiamo predisposto controlli a tappeto di tutte le pratiche relative agli ultimi cinque anni», ha spiegato il dg dell'Ulss 5. «Questo tuttavia potrebbe essere solo il primo passo. Se dagli accertamenti scopriremo che il numero di casi, anno dopo anno, è elevato, non escludiamo di andare ancora più a ritroso nel tempo». «Certo è che, per l'Azienda», ha considerato ancora, «il danno si profila enorme. Naturalmente adesso non possiamo quantificarlo. Quando la nostra commissione avrà concluso il lavoro e avremo dei dati certi in mano potremo comunicarli alla Corte dei conti». Non è tutto. «Stiamo lavorando anche», ha aggiunto, «per scoprire se possano esserci stati, in passato, eventuali esposti o anche segnalazioni anonime relative all'operato della dipendente, che lavorava al Punto salute di Chiampo dal 2002». C.M.V.

 


di Claudia Milani Vicenzi
da larena.it

Lunedì, 23 Settembre 2013
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