(ASAPS) VIENNA – Duro, coriaceo, testardo, pronto a tutto,
ed al tempo stesso coltissimo, sensibile, intelligente. Il “grande
cacciatore” Simon Wiesenthal, 96 anni di una vita spesa
quasi interamente (oltre 60 anni) a dare la caccia agli spietati
seguaci di Hitler, gli stessi che dettero esecuzione al folle
piano di cancellare dalla faccia della terra gli ebrei, in uno
dei capitoli più odiosi e terribili della storia dell’umanità,
costato la vita a 6 milioni di persone, si è spento nella
sua casa cimelio di Vienna. Qui si era ritirato dopo aver praticamente
completato la sua missione: chi era riuscito a sottrarsi al
processo di Norimberga, aveva trascorso la latitanza a fuggire
da lui, che alla fine ha trascinato alla sbarra qualcosa come
1.100 criminali nazisti: certo, non tutti da solo, ma è
sua l’impronta data al Centro che porta il suo nome, che
negli anni lo ha pian piano rilevato nella missione che si era
attribuito e che è diventato un modello di intelligence
investigativa. “Simon Wiesenthal era la coscienza dell’Olocausto
– ha detto il rabbino Marvin Hier, direttore e fondatore
dell’Organizzazione per i diritti umani a lui dedicato
– quando nel 1945 l’Olocausto finì e il mondo
intero tornò a casa per dimenticare, lui fu l’unico
a voler ricordare. E non dimenticò mai. Divenne il rappresentante
permanente delle vittime, determinato a portare di fronte alla
giustizia gli autori del più grave crimine della storia.
Quell’incarico non gli fu conferito da alcun capo di stato
o primo ministro: semplicemente si assunse un compito che nessuno
voleva”. Quando Wiesenthal uscì dal campo di sterminio
dove era stato rinchiuso, decise che non avrebbe dato tregua
ai carnefici con la svastica cucita sulla giacca, dedicandosi
ad una caccia senza tregua. “Quando la gente guarderà
indietro a quello che è successo – ha detto –
voglio che nessuno possa dire che i nazisti furono capaci di
uccidere milioni di persone e farla franca”. Una volta
terminata la ricerca di criminali fuggiti con il crollo del
Terzo Reich, il centro fondato dal Giusto di Israele nel 1977,
è lentamente divenuto un centro culturale attivo per
non far dimenticare l’Olocausto, per garantire la tutela
dei diritti umani e per lottare contro l’antisemitismo.
“Nella mia vita – ha detto – ho ricevuto molti
premi e molti onori che moriranno con me. Ma il centro Simon
Wiesenthal continuerà a vivere e sarà il mio lascito”.
(ASAPS).