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Notizie brevi 07/10/2013

Ravenna
Carro funebre "brucia" i limiti di velocità, i necrofori danno l'identità del morto

Singolare caso di falso in atto pubblico in un processo in aula a Ravenna. I dati forniti erano quelli di un pensionato calabrese morto a seguito di una grava malattia

RAVENNA - Quel carro funebre sfrecciava in direzione nord. Ma lo faceva così forte da farsi immortalare dall’autovelox. E alla guida c’era un signore quasi morto. Non la trama di un film horror, ma è quanto si deduce dalla dichiarazione, con tanto di fotocopia della patente in allegato, fatta dai due titolari della pompa funebre al momento di capire a chi si dovessero decurtare i punti patente. Un (presunto) stratagemma che è costato ad entrambi - padre e figlio di 65 e 37 anni difesi dall’avvocato Filippo Milandri - il rinvio a giudizio per falso in atto pubblico.

 

Al processo iniziato venerdì mattina davanti al giudice Milena Zavatti, l’ispettore della Polstrada che aveva fatto scattare le indagini, ha raccontato come è venuto fuori il nome del sedicente autista. I mezzi della stessa pompa funebre, una ditta calabrese, a sfrecciare oltre i limiti verso Milano erano stati due. Perché oltre al carro funebre, lo aveva fatto anche una Mercedes. Quest’ultima era stata pizzicata il 17 agosto 2009 a Faenza dal tutor; al primo era toccato il 14 ottobre dello stesso anno a Solarolo. Ma quando era stata notificata la multa con richiesta di rivelare il conducente per decurtargli cinque punti a violazione, ecco che la risposta si era concentrata sul nome di un pensionato calabrese deceduto a seguito di lunga malattia giusto due giorni dopo il verbale di ottobre. Un disturbo irreversibile lo aveva da tanto tempo inchiodato al letto; i medici nelle ultime ore di vita avevano deciso di mandarlo a casa per salutare i suoi cari. E invece, secondo i due delle pompe funebri, c’era proprio lui a sfrecciare a tutto gas.

 

Dalla Calabria le cliniche interpellate sul caso, avevano risposto inviando le cartelle mediche: il pensionato non si era proprio mai mosso dal suo letto. Il sospetto - ha fatto presente il teste davanti al giudice - è che i due necrofori, in ragione del loro lavoro, fossero arrivati ad avere fotocopie di patenti da allegare all’uopo in caso di autovelox. Tanto più che da Ravenna la segnalazione del singolare caso era stata girata anche ad altre polizie Stradali. E ne era venuto fuori che gli stessi mezzi - Mercedes e carro funebre - erano stati multati pure in altre città. Senza dubbio, come chiarito da un secondo poliziotto, anche in zona Modena: sempre 17 agosto e 14 ottobre. E anche in quel caso i due avevano fornito sempre la stessa identità: quella del pensionato quasi morto.

 

da romagnanoi.it

 

Lunedì, 07 Ottobre 2013
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