Polizia Lodi
Rapine ai tir con «tecniche militari»: 20 arresti
Dai computer ai farmaci: la banda agiva con violenza e rapidità per far sparire i carichi
Per bloccare i tir e rapinarli usavano un’Alfa grigia con il lampeggiante e mostravano la paletta delle forze dell’ordine. Quando l’autista si fermava sfoderavano le armi e lo costringevano a consegnare il carico: soprattutto materiale informatico ed elettronico e farmaci, anche quelli oncologici.
IL COMMANDO - Un copione collaudato, messo a segno decina di volte da una banda, che è stata sgominata venerdì dalla questura di Lodi, che a partire dall’alba ha eseguito venti arresti nelle province di Lodi, Pavia, Piacenza, Milano, Monza - Brianza e Varese. Le indagini coordinate dal sostituto procuratore Giampaolo Melchionna e portate avanti dalla squadra mobile della questura di Lodi, guidata dal vicequestore Alessandro Battista, sono durate oltre un anno, a partire dalla rapina compiuta il 30 giugno del 2012 a Ospedaletto Lodigiano, ai danni un autotrasportatore che aveva nel suo tir 1050 computer della Apple di ultima generazione. Il commando, composto dai sei persone armate, aveva costretto l’autista ad accostare e lo aveva picchiato e legato nel tir tenendolo in ostaggio per due ore almeno, mentre il suo carico, del valore di 1 milione e 200mila euro (2 milioni, a livello commerciale) veniva scaricato e fatto scomparire.
L’INDAGINE - Partendo da questo assalto la questura ha avviato i suoi controlli arrivando ad identificare 20 persone riunite in un’associazione a delinquere che commetteva rapine aggravate contro i tir ma anche, all’occasione, rapine in bar e tabaccheria. Al momento sono stati identificati e attribuiti tredici colpi compiuti in tutta la Lombardia dalla banda, che si avvaleva anche di ricettatori stabili, di autisti conniventi e di una guardia giurata, che dalla cabina operativa della sua azienda di sicurezza di Peschiera, segnalava i tir con il carico più interessante, lasciava intendere se i camionisti avrebbero accettato di fingere la rapina in cambio di denaro e dava indicazione su orari e spostamenti.
LA BASE - La banda si ritrovava in un capannone di Cernusco sul Naviglio, dove ogni giorni pianificava colpi e interventi. Sistemando telecamere e microspie nell’edificio la polizia è riuscita a seguire progetti e spostamenti e, in qualche caso, anche a mandarli a monte. Nell’indagine, che ha ricevuto il plauso del procuratore di Lodi Vincenzo Russo, sono stati utilizzati sistemi d’avanguardia, dai rilevatori satellitari alle intercettazioni ambientali. La banda aveva in progetto un colpo ai danni di un tir carico di 3890 personal computer Acer del valore al costo di circa 2 milioni di euro. Salvati grazie all’intervento della polizia di Lodi.
da corriere.it