La
questione di diritto è troppo sottile per essere paragonata al
valore da dare alla vita di un uomo, soprattutto quando si tratta di un
rappresentante dello Stato morto nell’adempimento del servizio, e
al dolore dei familiari. Eppure un ergastolano (per omicidio) potrebbe
tornare in libertà tra un anno e mezzo. Sembra un paradosso della
giustizia.
E’, invece, la realtà quando una condanna non diventa definitiva
perché il giudizio di appello va rivisto e c’è il rischio
che la corte non rispetti i tempi. Ed ecco allora che tra diciotto mesi
si le porte del carcere si potrebbero aprire per lasciare uscire Walter
Bucciarelli, il killer del taxi bianco che tre anni fa ha ucciso l’agente
della polizia stradale Luca Benincasa sul raccordo Perugia-Bettole, dove
il rapinatore romano era stato intercettato dopo un colpo in banca.
Stessa situazione per Innocenzo Pacelli e Roberto Giuliani, che erano
con lui e che sono stati condannati a trentanni.
Il nuovo processo, questa volta da celebrare a Firenze è stato
deciso dalla Corte di Cassazione che ha rilevato alcuni difetti procedurali
nel giudizio di secondo grado alla Corte d’Assise d’appello
di Perugia: i due imputati non avevano partecipato al dibattimento per
l’interpretazione data dalla Corte umbra in quella occasione. Tutte
le parti civili si sono dichiarate contrarie alla richiesta della procura
generale. La corte però si è pronunciata per il nuovo processo
d’appello.
Gli imputati erano stati condannati alla pena dell’ergastolo per
Walter Bucciarelli, romano di 40 anni, l’uomo che esplose il colpo di
pistola mortale, a 30 anni Roberto Giuliani, 40 anni di Frosinone, e Innocenzo
Pacelli, 26 anni di Viterbo, perché complici, ma non autori materiali
del delitto; a 12 anni per Marco Silvestri, il tassista per il ruolo marginale
avuto nella vicenda e il contributo da lui fornito all’inchiesta.
I fatti avvennero sul raccordo autostradale Perugia-Bettolle il 22 marzo
del 2002. Un’auto civetta della polizia stradale con a bordo Benincasa
e Crescentini intercettò un taxi bianco per contestare al conducente
la violazione dei limiti di velocità. Sul taxi, però, viaggiavano
anche tre malviventi che avevano appena rapinato la filiale di Camucia
del Monte dei Paschi di Siena. Dal taxi partirono alcuni colpi di pistola
(una Tanfoglio 9x21) che uccisero Benincasa, colpito alla nuca, e ferirono
gravemente Crescentini. La polizia risalì velocemente al proprietario
del taxi e agli altri tre occupanti. I quattro vennero poi arrestati dalla
squadra mobile di Perugia, in collaborazione con quella di Roma.
Il giudice aveva assegnato una provvisionale di 500mila euro alla vedova
e al figlio di Benincasa, assistiti dagli avvocati Stelio e David Zaganelli
e Cristian Brutti; 340mila euro all’ispettore Crescentini. Gli imputati
erano difesi dagli avvocati Gian Antonio Minghelli, Maurizio Frasacco,
Pasquale Ciampa, Massimo Biffa e Daniela De Zordo.
Con l’accoglimento della richiesta di revisione del processo d’Appello,
quindi, impone alla giustizia di celebrare il processo entro un anno,
per impedire la decorrenza dei tempi e la possibilità per l’omicida
di Luca Benincasa e il suo complice di tornare in libertà. Il pronunciamento
è previsto nelle prossime ore.
Giudizio definitivo, invece, per Marco Silvestri, il tassista romano che,
il 22 marzo del 2002, trasportò il commando che aveva appena rapinato
una banca a Camucia, in Toscana, e che stava attraversando l’Umbria in
tutta fretta. In esecuzione della misura di custodia emessa dal Tribunale
di F irenze, dopo la sentenza definitiva, l’uomo si è costituito
ai carabinieri di Orvieto. Deve scontare 12 anni.
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