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Articoli 24/11/2004

Buonanotte, vado a guidare Gli effetti della stanchezza sulla guida

Buonanotte, vado a guidare
Gli effetti della stanchezza sulla guida

di Francesco Albanese*

da www.reduc.cl/openblog.nsf

La società tecnologica moderna si struttura su cicli di produzione che interessano l’intero arco delle 24 ore, spesso impiegando il personale in turni di lavoro “a rotazione”. Con questo articolo intendiamo portare l’attenzione a quella parte del ciclo produttivo che interessa il trasporto, considerando quali possano essere gli effetti fisiologici della stanchezza e come questi possano riflettersi sulla guida.
Uno studio del 1990 (Camkin, 1990) mostra che la stanchezza è la causa del il 20-30% degli incidenti stradali e che questi hanno maggiore probabilità di verificarsi in condizioni di guida “monotona”, quando la durata della guida si protrae per lungo tempo e durante il periodo notturno. La saggezza popolare, che ci ricorda che “la notte è fatta per dormire”, trova la propria conferma nella prova scientifica che le funzioni vitali dell’organismo sono regolate da un particolare ritmo, chiamato circadiano perché il suo ciclo completo dura circa un giorno. Il turbamento della regolarità del ritmo circadiano, ad esempio a causa di turni a rotazione, e la conseguente privazione di sonno che si verifica nel momento in cui il ritmo richiederebbe di dormire, portano all’alterazione dell’attività muscolare, della temperatura corporea, del sistema sonno/veglia, delle secrezioni ormonali e della pressione sanguigna (Rosekind et al., 1994), fenomeni questi che si manifestano con un generale calo delle prestazioni, riduzione dell’attenzione, peggioramento dell’umore e stanchezza (Bonnet, 1985).
È doverosa innanzitutto una distinzione tra stanchezza mentale e stanchezza fisica, la prima di natura psicologica, la seconda muscolare. Il nostro interesse si rivolge essenzialmente alla prima, responsabile di cali di attenzione e colpi di sonno e causa di incidenti stradali. I sintomi più evidenti della stanchezza mentale sono rappresentati da una sensazione di affaticamento e dalla percezione di indebolimento delle proprie capacità, a cui si associa una generale pesantezza. La sensazione di stanchezza non è spiacevole se alla persona è consentito riposarsi, ma può risultare stressante se gli è impedito. In particolari condizioni di guida poi, come ad esempio il trasporto su ruote per lunghi tratti, alla stanchezza si può aggiungere la noia, uno stato psichico che sopraggiunge quando gli stimoli esterni sono pochi e ripetitivi, come ad esempio in caso di un paesaggio monotono, come quello autostradale. Questo porta ad una bassa attivazione del sistema nervoso centrale, caratterizzata da un basso livello di attivazione cerebrale ed accompagnata da una sensazione di affaticamento e sonnolenza, diminuita vigilanza, avversione per il compito (la guida) e riduzione dell’attenzione, sintomi questi molto simili a quelli della stanchezza. L’idea è dunque che la privazione di sonno e la conseguente stanchezza contribuiscano ad un generale calo delle prestazioni, cosa che può condurre a commettere errori durante la guida, possibili cause di incidenti stradali. Uno studio condotto su guidatori di professione (Kecklund e Akerstedt, 1993) riporta che la bassa attivazione cerebrale riscontrata durante la guida, e conseguente ad un prolungato periodo di turnazione irregolare, era associata all’incremento di sonnolenza durante le ultime ore di un turno di guida notturno. Un precedente studio, inoltre (Mackie e Miller, 1978) , aveva messo in rilievo come turnazioni di guida irregolari provocassero forte stanchezza del conducente, stress fisiologico e deterioramento delle prestazioni, più di quanto non accadesse in conducenti che osservavano turni regolari. Il nostro corpo è un sistema complesso, progettato dalla Natura per integrarsi perfettamente con essa. Da quando uscendo dall’acqua ha messo piede sulla terra, l’uomo si è adoprato per rendere la qualità della vita sempre migliore, indossando vestiti, costruendo case, inventando il commercio e intrappolando la propria esistenza in un copione da dover seguire ogni giorno per poter ogni giorno mangiare. Ma questo ha provocato un progressivo distacco dalla Natura, la perdita di contatto con quegli aspetti ancestrali che da dietro le quinte continuano tutt’oggi a regolare la vita biologica dell’organismo, smettendo così di mangiare quando si ha fame e di dormire quando si ha sonno, se il copione non lo prevede.
Si dice che lo sviluppo dell’essere umano, dalla nascita alla senescenza, ripercorra le tappe dello sviluppo dell’intera specie. Ritroviamo così nel piccolo bambino l’uomo delle caverne di qualche milione di anni fa, affascinato davanti ad un temporale ed impaurito dal buio della notte. Provate allora a dire al bambino che ha sonno: “Stasera non puoi dormire”

* Psicologo,
operatore di Polizia Stradale
 



di Francesco Albanese

da "Il Centauro" n.90
Mercoledì, 24 Novembre 2004
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