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Incidenti stradali in calo, ma in Italia l'indice mortalità più alto

Nel 2012 gli incidenti stradali con lesioni a persone sono stati 186.726 e hanno causato il decesso di 3.653 persone, mentre altre 264.716 sono rimaste ferite...

Nel 2012 gli incidenti stradali con lesioni a persone sono stati 186.726 e hanno causato il decesso di 3.653 persone, mentre altre 264.716 sono rimaste ferite. Ogni giorno, durante il 2012, si sono verificati in media 512 incidenti stradali - LA RICERCA

 

I dati del 2012 sugli incidenti stradali segnano ancora in calo il numero di morti sulle strade italiane: tra il 2001 e il 2012 gli incidenti sono diminuiti del 29%, e i morti del 48,5 per cento. Lo rilevano i dati Istat-Aci, i quali però sottolineano come nell'unione europea a 27 paesi, i morti nel 2012 sono diminuiti dell'8,8%, mentre in Italia, nello stesso periodo, del 5,4%, al di sotto della media Ue. E anche il tasso di mortalità nel 2012 in Italia è più elevato: nella ue27 è pari a 55 persone decedute in incidente stradale ogni milione di abitanti in Italia questo indicatore è pari a 60,1.

 

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In generale, nel 2012 gli incidenti stradali con lesioni a persone rilevati in Italia  sono stati 186.726 e hanno causato il decesso di 3.653 persone, mentre altre 264.716 Sono rimaste ferite. Ogni giorno, durante il 2012, si sono verificati in media 512 incidenti stradali, che hanno comportato lesioni alle persone e, in particolare, la morte di 10 individui e il ferimento di altri 725. Rispetto al 2011, si riscontra una diminuzione del numero di incidenti (-9,2%), feriti (-9,3%) e morti (-5,4%).

A partire dal 2011 è stata inaugurata dall'assemblea generale delle nazioni unite e dalla commissione europea la nuova decade di iniziative per la sicurezza stradale 2011-2020, l'obiettivo fissato per il 2020 consiste nell'ulteriore dimezzamento dei morti sulle strade in Europa e nel mondo. E in Italia, continua il trend discendente del numero dei morti, già registrato nella precedente decade: tra il 2001 e il 2012, gli incidenti stradali con lesioni a persone sono passati, infatti, da 263.100 A 186.726, con un calo complessivo del 29%; i morti sono passati da 7.096 A 3.653 (-48,5%) E i feriti da 373.286 A 264.716 (-29,1%).

Il tasso di mortalità in incidenti stradali, calcolato come rapporto tra il numero d morti e la popolazione residente (per 1.000.000), Passa quindi da 124,5 nel 2001 a 60,1 nel 2012.

Per proseguire l'azione di miglioramento e sensibilizzazione promossa dall'unione europea (per la decade 2001-2010) attraverso il libro bianco del 2001, l'assemblea generale delle nazioni unite e la commissione europea hanno proclamato nel 2010 un nuovo decennio (2011-2020) di iniziative per la sicurezza stradale. L'obiettivo - ricordano Istat e Aci - è quello di dimezzare ulteriormente il numero di decessi da incidenti stradali in Europa e nel mondo e diminuire il numero di feriti gravi.

Tra gli altri obiettivi c'è anche il miglioramento della sicurezza dei veicoli e delle infrastrutture e la sensibilizzazione degli utenti della strada a comportamenti corretti e responsabili. Nel 2013, la seconda settimana mondiale della sicurezza stradale (6-12 maggio 2013), lanciata dalle nazioni unite, è stata dedicata alla sicurezza del pedone.

Nell'unione europea a 27 paesi, sono 27.724 Le persone che nel 2012 hanno perso la vita in incidenti stradali (30.382 Nel 2011, pari a -8,8%). In Italia, il numero delle vittime della strada è diminuito, nello stesso periodo, del 5,4%, al di sotto della media Ue.

Inoltre, per fornire una misura standard del livello di mortalità in incidente stradale, armonizzata e confrontabile tra i diversi paesi europei, è stato calcolato il tasso di mortalità per incidente stradale, ottenuto dal rapporto tra il numero delle vittime e la popolazione residente. Nel 2012 il tasso di mortalità nella ue27 è pari a 55 persone decedute in incidente stradale ogni milione di abitanti (60,7 nel 2011); in Italia, nello stesso anno, il valore di questo indicatore è pari a 60,1 (63,7 nel 2011). Nella graduatoria europea, l'Italia si colloca, nel 2012, al tredicesimo posto, dietro Regno Unito, Spagna, Germania e Francia.

Clamoroso il riconoscimento dell'errore da parte dell'Istat sui dati 2010: nell’aprile del 2011 l'associazione Lorenzo Guarnieri , insieme all’ASAPS, segnalò che i dati di mortalità pubblicati da ACI-ISTAT relativi ad incidenti stradali nel 2010 erano sbagliati e sottostimati. "Partivamo - spiega il presidente Guarnieri - dal caso di nostro figlio Lorenzo, ucciso nel 2010 da un guidatore ubriaco e drogato, che per ACI-ISTAT risultava incolume. Estendemmo la ricerca a tutta la Provincia di Firenze e risultava che erano morte 69 persone e non 58 come riportato da ISTAT. Lo stesso accadeva nella provincia di Forlì-Cesena dove nel 2010 i morti per scontri stradali sono stati 39 (fonte ASAPS ) e non 34 come indicato dall'Istat".

"A più di due anni dalla denuncia - continua Guarnieri - ISTAT ci ha dato ragione e ha rivisto i dati della mortalità della Toscana portandoli da 282 a 306, riconoscendo che 24 morti non erano stati registrati come tali (il dato nazionale e’ passato da 4090 a 4114). Siamo contenti di questo e ringraziamo la dott.ssa Bruzzone dell’ISTAT per aver preso a cuore la vicenda e continuato a stimolare la regione Toscana a fornire i dati corretti".

Si tratta di un primo passo verso una maggiore accuratezza dei dati. Ancora tanta strada deve essere percorsa per misurare correttamente il fenomeno della violenza stradale Esistono ancora dati difficili da spiegare e che indicano una chiara sottostima: ad esempio  nei dati di mortalita’ per causa ISTAT riporta 4.546 persone decedute sui mezzi di trasporto per il 2010 e non ci risultano incidenti ne’ ferroviari ne’ aerei ne’ navali che possano spiegare i 442 morti che mancano per arrivare al nuovo dato rettificato di 4.114. l’approssimazione in difetto delle morti dimostra come lo stato voglia continuare scientemente a minimizzare un fenomeno di grande importanza sociale e economica come quello della violenza stradale.

Come sappiamo inoltre i reati stradali nel nostro paese restano impuniti e il nostro appello all’introduzione del reato di omicidio stradale (insieme ad ASAPS e all’Associazione Gabriele Borgogni) che ha raccolto più di 70.000 firme in tutta Italia giace inascoltato in parlamento. I parlamentari Italiani e il nostro governo pare che abbiano argomenti più importanti sui quali discutere rispetto alla prima causa di morte dei giovani in un paese vecchio come l’Italia.


"Insieme alla moderata soddisfazione per il risultato positivo dell'incidentalità del 2012 - dichiarano poi all'Asaps - esprimiamo ancora tutte le sue perplessità per la reiterata assenza ingiustificata nel report dei dati degli incidenti conseguenti all'abuso di alcolici e di sostanze stupefacenti, che giudica un elemento essenziale per la valutazione reale e complessiva del fenomeno e per l'adozione di ulteriori idonee contromisure. L'ASAPS insiste poi affinché, come negli altri paesi europei all'avanguardia nell'analisi dei dati (siamo fra i soli 3 paesi che ancora non lo fanno) si suddividano i feriti (264.716 nel 2012) fra gravi con lesioni permanenti e meno gravi per capire nel dettaglio la portata dei costi della sinistrosità. Riteniamo infine che per contrastare la gravità degli incidenti alcol - narco correlati, ancora prima causa di morte fra i giovani, si debba introdurre la figura dell'omicidio stradale (per la quale l'ASAPS con l'associazione Lorenzo Guarnieri ha raccolto oltre 72.000 firme) e l'ergastolo della patente. La prossima riforma del CdS non potrà accantonare ancora la proposta".
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"Il numero di morti - ha invece commentato Aldo Minucci, Presidente della Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale - continua a contrarsi, anche se una riduzione del 5,4% rispetto al 2011, non è neanche sufficiente a dimezzare la mortalità sulle strade rispetto al 2001. A maggior ragione, quindi, non dobbiamo abbassare la guardia, ma continuare a migliorare».
Dalla Fondazione ANIA, arrivano anche riflessioni e suggerimenti su come continuare ad affrontare il problema della sicurezza sulle strade del nostro Paese.
«Un passaggio fondamentale – spiega Minucci - è rappresentato dal disegno di legge che attribuisce al Governo la delega per la riforma del codice della strada. Ci auguriamo che si arrivi alla stesura di un Codice più snello, di per sé più chiaro per tutti i cittadini, che preveda innanzitutto la certezza della pena per chi commette gravi reati sulla strada. Siamo convinti che, anche in questo modo, si possa avviare un radicale processo di cambiamento culturale in grado di favorire un maggiore rispetto delle regole della strada».

Il Presidente della Fondazione ANIA, nel ribadire che i risultati sono incoraggianti, evidenzia che il numero dei sinistri che le compagnie assicurative debbono risarcire a causa di incidenti stradali è di gran lunga superiore rispetto a quello segnalato da Aci Istat, pari a 186.726. La differenza è dovuta al fatto che l’ANIA, nell’elaborare i suoi dati, considera tutti i sinistri che sono denunciati in un anno alle compagnie di assicurazione, comprensivi di quelli che coinvolgono un solo autoveicolo e quelli in assenza di feriti. Dati, questi, che sono invece esclusi dal rapporto Aci Istat.

"Non va infine dimenticato - commenta poi Edoardo Galatola, Responsabile sicurezza e ufficio legislativo FIAB - che il dato presentato dalle statistiche ACI-ISTAT è costantemente sottodimensionato rispetto alle statistiche sanitarie, pubblicate con 2 anni di ritardo, che danno un valore superiore del 10% (non tutti decessi ritardati sono registrati da ACI-ISTAT), per cui il dato reale 2012 è di circa 4000 morti complessivi.Tutte queste considerazioni fanno ritenere che la spinta propulsiva alla riduzione dei morti sulle strade si è affievolita e che occorre riprogettare gli interventi come richiesto dal 4° programma quadro (2011-2020) della Comunità Europea intervenendo nelle città a favore dell’utenza debole. Come emerso con forza dagli Stati Generali della bicicletta e della mobilità nuova tenuti a Reggio Emilia il 5 e 6 ottobre 2012. E come sembra inizino a concordare ANCI, Ministero dei Trasporti e tutti i soggetti preposti alla gestione della sicurezza stradale, la soluzione è data da interventi sistematici di moderazione del traffico, sistematizzazione delle zone 30, incentivazione dell’utenza non motorizzata (20-20-20 come obiettivo della percentuale di spostamenti in bici, a piedi e con TPL), scuole car free e quant’altro riesca a incidere effettivamente sulla vivibilità del contesto urbano".


“Progetti e iniziative per la sicurezza stradale - ha concluso Angelo Sticchi Damiani (ACI) - danno sempre buoni frutti ma nessuno può gioirne: 3.653 croci misurano ancora il fabbisogno di formazione per i conducenti e l’inadeguatezza delle strade italiane”.

 

da repubblica.it/motori

 

 


 

Giovedì, 07 Novembre 2013
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