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Droga assunta qualche giorno prima dell’incidente? Ma lo stato confusionale incastra il motociclista

Foto Blaco- archivio Asaps
Foto Blaco - Archivio Asaps

Il giudice può desumere lo stato di alterazione anche dalle deposizioni raccolte e dal contesto in cui il fatto si è verificato. Lo ha sottolineato la Corte di Cassazione con la sentenza 25435/13.

Il caso

Guida di una motocicletta sotto effetto di sostanze stupefacenti, questa la condotta che ha portato, in entrambi i gradi del giudizio di merito, alla condanna alla pena di 4 mesi di reclusione e 400 euro di multa di un “centauro”. Il ricorso per cassazione presentato dall’imputato censura la decisione dei giudici di merito nel punto in cui fonda la prova del reato in questione sul semplice fatto che gli esami del sangue, effettuati subito dopo l’incidente provocato dall’imputato, hanno evidenziato tracce di sostanza stupefacente. Le tracce di stupefacenti rimangono per alcuni giorni nel sangue umano. Il ricorrente, infatti, sostiene di aver assunto droga 3 giorni prima dell’incidente e che la circostanza che tracce di quella sostanza fossero presenti nel suo sangue «non vale da sola a dimostrare la sussistenza di un nesso di causalità tra l’incidente e l’aterazione psicofisica derivante dalla precedente assunzione». Le doglianze esposte, però, non sono ritenute fondate dalla S.C., la quale, allineandosi alla costante giurisprudenza di legittimità, afferma che «ai fini della configurabilità della contravvenzione di guida sotto l’influenza di sostanze stupefacenti (art. 187 cod. strada), lo stato di alterazione del conducente» – nella fattispecie di una motocicletta - «non deve essere necessariamente accertato attraverso l’espletamento di una specifica analisi medica, ben potendo il giudice desumerla dagli accertamenti biologici dimostrativi dell’avvenuta precedente assunzione dello stupefacente, unitamente all’apprezzamento delle deposizioni raccolte e del contesto in cui il fatto si è verificato». E proprio perché i giudici territoriali hanno tenuto conto della dinamica del sinistro e delle dichiarazioni dell’imputato – che si era detto «confuso» - la condanna è stata confermata anche dalla Cassazione.


da dirittoegiustizia.it

 


 

Questa volta la Corte non ha fatto sconti. (ASAPS)

 

Lunedì, 18 Novembre 2013
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