LA
CATTURA DEI BANDITI SLAVI DI TAORMINA
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Da
“Il Mattino” del 14 settembre 2005
Due bambini in lacrime nell’inferno di fuoco PETRONILLA CARILLO Quando nel parcheggio del Baia i poliziotti invitano la giovane rumena Djuka Dimitrijevjc (19 anni) a scendere dall’auto lei ha tra le braccia soltanto il bimbo di un anno. "Non li conosco, non so chi siano", dice in un italiano stentato. La ragazza viene così soccorsa ma, proprio mentre gli uomini in divisa cercano di allontanarla e di calmare il suo piccino, dall’abitacolo dell’Alfa si sente una altro bimbo che piange. Anzi, una bimba. Anche lei scura di pelle e con grandi occhi neri. Gli agenti aprono lo sportello della potente auto color amaranto e trovano, rannicchiata tra i due sedili, una piccina in lacrime. Ha soltanto due anni. é terrorizzata, come il suo fratellino: era seduta accanto alla mamma quando é iniziata la folle corsa giù per il viadotto Gatto. Ma, quando ha sentito i colpi di pistola, ha preferito nascondersi. é stata una scena da film quella che ieri ha portato all’arresto dei tre slavi coinvolti, secondo gli inquirenti, nell’omicidio dell’imprenditore siciliano Pancrazio Muscolino. Tra i tre fermati a Salerno, secondo fonti investigative, ci sarebbe anche il presunto killer dell’imprenditore siciliano. Sarebbe stato individuato, secondo anche il racconto fatto dai suoi complici, in Zeljko Dimitrijevic di 21 anni. La caccia alla banda di extracomunitari inizia intorno alle 7.15 di ieri sulla Salerno-Reggio Calabria. Allo svincolo di Lauria una pattuglia della polstrada individua una Bmw di colore nero: é una delle auto segnalate dalla Procura di Siracusa, ricercata per l’omicidio di Giardini Naxos. A bordo dell’auto, ci sono dei nomadi. Parte la segnalazione alle altre centrali della stradale. La notizia viene subito trasmessa via radio a Sala Consilina che allerta anche le sue pattuglie. Ma, durante l’inseguimento, la Bmw fa perdere le proprie tracce. I poliziotti, però, individuano un’altra auto sospetta: un’Alfa 164 di colore amaranto. Inizia l’inseguimento sull’autostrada. Una volta superata l’area di sosta di Pontecagnano, gli agenti intimano l’alta. Ma il conducente non si ferma e inizia la sua folle corsa: prende lo svincolo di Fratte, percorre la tangenziale, arriva sul viadotto Gatto. Qui, intorno alle 8.15, trova una fila interminabile di tir in attesa di imbarco. Bogda Bogadnovic, 34 anni, alla guida dell’Alfa, non ci pensa su più di tanto: preme il piede sull’acceleratore, supera i 200 chilometri orari, e si dirige verso il porto, contromano. Dietro di lui, due pattuglie della stradale. Una volta giunti a via Ligea, Bogdanoc si dirige verso il parcheggio della Baia, pensando forse di trovare una via di uscita. Ma si ritrova davanti soltanto le cabine del lido e la scogliera. Intanto i poliziotti sparano alcuni colpi di pistola in aria, a scopo intimidatorio. Ma non basta ciò a spaventare i due uomini. Insieme a Bogdanoc, vi é un altro slavo di 21 anni, Zeljko Dimitrivjc. Trovandosi in un vicolo cieco, i due nomadi escono dall’abitacolo dell’auto e alzano le mani. Sembra quasi che vogliano arrendersi. Ma la loro é soltanto un modo per carpire la fiducia delle divise. Non appena i poliziotti tentano di avvicinarsi, i due si lanciano uno sguardo di intesa e corrono via verso il mare. Dietro di loro gli agenti della polizia. L’inseguimento a piedi dura poco. I due nomadi scavalcano il muro con grande agilità, attraversano la prima scogliera, poi la spiaggia libera, infine arrivano al lido Baia. Scatta l’allarme. Il porto viene blindato e partono i controlli con fumogeni e cani poliziotti. Ma le ricerche proseguono anche in mare. Intanto nel corso della mattinata si dissolve anche il giallo della Bmw: la stessa auto, con a bordo i cinque nomadi, é stata fermata nei pressi dello svincolo di Barberino di Mugello, sulla A1. E le incertezze degli inquirenti sulla possibilità che si trattasse della stessa banda che aveva ammazzato la notte prima Pancrazio Muscolino, svaniscono. Mentre proseguono le ricerche in mare, alla caserma Pisacane la giovane donna viene interrogata ma non convince gli inquirenti che l’arrestano con l’accusa di concorso in omicidio e rapina e la conducono con i due bimbi nel carcere di Bellizzi Irpino. Da “Il Mattino” del 14 settembre 2005 Per comprensibili motivi di sicurezza, il comandante provinciale della Polstrada non intende fornire i loro nomi Per comprensibili motivi di sicurezza, il comandante provinciale della Polstrada, il vice questore Pio Russo non intende fornire i loro nomi. Così come il vice questore Salvatore Imparato, il dirigente del Coa (Centro Operativo Autostradale) di Sala Consilina. Sono stati coraggiosi quegli uomini della Stradale che non hanno mollato l’Alfa nonostante la folle velocità, oltre duecento chilometri all’ora. Ma i poliziotti della Stradale protagonisti del lungo e pericoloso inseguimento da Pontecagnano fino a via Ligea sono gli stessi che nelle ultime estati hanno dovuto fronteggiare il caos dell’A3 impegnata dai lavori di costruzione della terza corsia. Sono in servizio nel distaccamento di Eboli, oltre che al Coa di Sala Consilina. Ieri mattina la prima pattuglia della Polstrada di Eboli si é messa in movimento dopo la segnalazione del Coa di Sala Consilina. Erano da poco passate le sette e trenta. La segnalazione alla pattuglia in servizio, una telefonata al dirigente della Polstrada di Salerno, vice questore Pio Russo. Poi il piano operativo, fino a via Ligea. Ben sapendo dei rischi che si sarebbero potuti correre soprattutto dopo che dal Servizio Centrale Operativo della Polizia (lo Sco) era arrivata la certezza: "Sono quelli di Taormina". |
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