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Notizie brevi 15/09/2005

Latina - LUTTO PER L’ARMA, MUORE PER LO SCOPPIO DI UN PACCO IL CARABINIERE ALBERTO ANDREOLI.

Latina

LUTTO PER L’ARMA, MUORE PER LO SCOPPIO DI UN PACCO IL CARABINIERE ALBERTO ANDREOLI.

LASCIA LA MOGLIE E DUE FIGLI. IL CORDOGLIO DELL’ASAPS

Ancora un prezzo troppo alto da pagare per l’Arma. Questa volta in quella caserma di Latina dedicata al carabiniere Cimarrusti, che si affaccia sul largo dei Caduti di Nassirya, un nome che pesa come un macigno nella storia dei Carabinieri, ma che oggi ricicla tristezza negli uomini con la fiamma.

Questa volta il pacco non era dimostrativo (ma cosa ci sarà da dimostrare contro questi uomini che ogni giorno rappresentano un riferimento di sicurezza per tutta la comunità, è un mistero che le menti modeste come la nostra non riescono a capire), no era una "confezione" fatta per uccidere. Così per questo gesto pazzo e insensato, che ha stroncato la vita del giovane carabiniere Alberto Andreoli,  una moglie 2 bimbi e dei genitori sono nella disperazione. Il padre della vittima ha avuto anche un malore.

C’è chi si deve occupare del merito di questa assurda vicenda e capire cosa è accaduto, a noi dell’Asaps non rimane altro che stringerci al dolore della famiglia e a quello di tutti i colleghi dell’Arma, dolore condiviso da tutta la gente per bene che per fortuna è la stragrande maggioranza.

gb

Lo scoppio alle 15.40 al comando provinciale di Latina

Esplosione in caserma, muore un carabiniere

La vittima è un appuntato di 35 anni, con 2 figli. L’esplosivo in un contenitore metallico. "Ordigno costruito per uccidere"


Il carabiniere morto nell’esplo-sione, Alberto Andreoli (Ap)

LATINA - Ore 15,40. Una violenta esplosione. Poi una nube di fumo. è subito panico su largo dei Caduti di Nassiriya, in pieno centro a Latina. La deflagrazione nella sede del comando provinciale dei Carabinieri al primo piano, nell’ala che ospita gli uffici. E subito la scoperta: Alberto Andreoli, appuntato di 35 anni, sposato, due figli, è riverso a terra, con un braccio dilaniato e il volto annerito. è morto sul colpo nella sua stanza di carabiniere di quartiere. Appena fuori la porta un suo collega, il maresciallo Stefano De Rinaldis, è sotto choc. Non ha visto nulla e lo scoppio gli ha provocato un abbassamento dell’udito. Portato in ospedale, se la cava con una prognosi di 10 giorni: viene dimesso subito dopo. Si pensa subito a un attentato, un pacco-bomba arrivato nell’ufficio deputato a ricevere la corrispondenza, come è successo tante volte in passato in altre caserma d’Italia. Ma la rivendicazione non arriva e in tardo pomeriggio arriva invece la smentita del comandante provinciale, il colonnello Domenico Libertini: in quella stanza, precisa, non arriva la posta, si tratta dell’ufficio denunce.

 

CONTENITORE CON ESPLOSIVO - Le prime notizie sulla natura dell’esplosivo che ha provocato la morte del carabiniere arrivano a poco pi˜ di tre ore dall’accaduto. Quando i carabinieri del Ris hanno già potuto effettuare un primo sopralluogo. Lasciando la caserma Cimmarrusti, il procuratore aggiunto Francesco Lazzaro fuga ogni dubbio sull’incidente e spiega ai cronisti che ad esplodere nella sede del comando provinciale di Latina è stato un ordigno ad alto potenziale costituito da un esplosivo di sintesi posto all’interno di un contenitore metallico."Un ordigno costruito per uccidere", aggiunge Lazzaro.


"NON E’ ARRIVATO VIA POSTA"
- "Il contenitore con l’esplosivo - ha aggiunto il procuratore aggiunto di Latina, Francesco Lazzaro - non è stato lanciato all’interno dell’edificio né è arrivato via posta. Al momento non c’è stata alcuna rivendicazione". Resta da capire come sia pervenuto all’interno dell’ufficio. Tra le ipotesi prese in considerazione dagli investigatori c’è quella secondo la quale l’esplosivo era contenuto nella lattina di una bibita.

L’IPOTESI DELLA LATTINA - Secondo alcune informazioni arrivate dagli stessi militari, l’appuntato Alberto Andrioli, era entrato in servizio da pochi minuti e aveva appena preso una lattina: ma non è del tutto chiaro se la bibita che aveva con sé, l’avesse presa da un distributore automatico all’interno della caserma o se invece l’avesse acquistata fuori. Un’altra ipotesi è quella che qualcuno sia riuscito a entrare dalla porta carraia (visto che ci sono in corso dei lavori in caserma), ma viene ritenuta poco credibile perché comunque l’accesso è controllato. Si sta verificando anche un legame con gli sgomberi di case occupate effettuati questa mattina a Latina e con qualche "ritorsione", ma anche in questo caso resta da capire come qualcuno possa essere entrato in caserma. Infine l’ipotesi che si trattasse di materiale tenuto lì da tempo e che è stato inavvertitamente preso dal carabiniere. "Lavoriamo a tutto campo" ha ribadito il magistrato.


L’ORDIGNO ESPLOSO TRA LE MANI
- L’ordigno sarebbe esploso proprio tra le mani della vittima. Questa è una prima ipotesi dei carabinieri che hanno effettuato i rilievi scientifici. In sostanza, è stato spiegato, nella stanza, non grande, c’è ovunque traccia dell’onda d’urto dell’esplosione ma nessun punto cruciale dal quale possa essere esplosa la bomba. Per questo si suppone che il carabiniere avesse il pacco in mano al momento della deflagrazione. Tra gli elementi a disposizione dei carabinieri del Ris e della scientifica dell’arma di Roma ci sarebbero anche alcuni elementi metallici ritrovati all’interno della stanza.

INDAGINI
- Sul posto sono giunti il sostituto procuratore Giacarlo Ciani (che ha disposto un esame medico-legale sul corpo del carabiniere morto nell’esplosione), il questore Alfonso Maria La Rotonda, il prefetto Salvatore La Rosa e il sindaco Vincenzo Zaccheo. Il pm Franco Ionta, capo del pool antiterrorismo della procura di Roma, sta seguendo da vicino la vicenda. Oltre ai carabinieri del Ris, il Reparto investigativo scientifico dell’Arma, sono al lavoro anche i militari della sezione rilievi scientifici del comando provinciale di Roma.


Giovedì, 15 Settembre 2005
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