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Notizie brevi 22/01/2014

Spari a Palazzo Chigi, Preiti condannato a 16 anni

Il 28 aprile, giorno di insediamento del governo Letta, aprì il fuoco ferendo tre carabinieri, uno in modo grave. Dopo la sentenza: "Chiedo scusa a tutti".
Luigi Preiti

ROMA -  Luigi Preiti è stato condannato a  16 anni di reclusione dal gup Filippo Steidl. Il 28 aprile scorso, giorno di insediamento del governo Letta, Preiti, un disoccupato di Rosarno, sparò davanti a Palazzo Chigi ferendo tre carabinieri, uno in modo grave. La procura aveva chiesto 18 anni di carcere.
Quel giorno di fronte a Palazzo Chigi l'uomo ferì gravemente il brigadiere Giuseppe Giangrande e altri due militari, Francesco Negri e Delio Marco Murighile. Tutti e tre si sono costituiti parte civile insieme al ministero della Difesa e all'associazione "Vittime del dovere". Oggi erano presenti in aula Preiti e la figlia di Giangrande, Martina. Dopo la sentenza Preiti ha chiesto scusa:  "Chiedo scusa a tutti. Vorrei essere io al posto del carabiniere ancora in ospedale. Mi dispiace". Soddisfazione da parte della figlia di Giangrande: "Siamo davvero soddisfatti di questa sentenza, sono venuta qui a Roma a sentire con le mie orecchie cosa sarebbe accaduto. Tra poco lo dirò a mio padre, che è a Prato, visto che per il momento non sono riuscita a sentirlo".


Sulla vicenda, intanto, trapelano indiscrezioni circa telefonate arrivate alla segreteria della presidenza del Consiglio, prima che avvenisse la sparatoria, con le quali si sollecitavano "aiuti per la Calabria". Le indagini disposte dal magistrato avrebbero comunque escluso un legame tra il gesto di Preiti e le comunicazioni ricevute da funzionari di Palazzo Chigi



VIDEO Gli spari davanti a Palazzo Chigi

 

Dalla perizia psichiatrica disposta dal gup, emerge che Preiti era capace di intendere e di volere al momento dell'aggressione, in cerca di un palcoscenico, consumatore di cocaina e di alcol, frequentatore assiduo di "seratine" con amici. Puntando alla non processabilità, durante l'udienza preliminare di ottobre i suoi difensori avevano chiesto di verificare il suo stato mentale e il giudice aveva dato l'incarico allo psichiatra Piero Rocchini. Il risultato rivela un Preiti diverso e riporta a galla aspetti rimasti sempre misteriosi in questa vicenda: chi gli ha dato l'arma con la matricola abrasa? Cosa c'è dietro il gesto? Preiti era cosciente, dunque, mentre impugnava la Beretta e faceva fuoco contro i carabinieri. Non avrebbe, poi, avuto alcuna intenzione di suicidarsi. Oggi si svolge l'ultimo atto di questa vicenda giudiziaria che comunque vada ha ancora molti punti oscuri.



da repubblica.it

 

Mercoledì, 22 Gennaio 2014
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