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Notizie brevi 06/09/2005

SICUREZZA STRADALE, BARRICHELLO SCENDE IN CAMPO PER DARE L’ESEMPIO: "IN STRADA, SERVE PIÙ PRUDENZA". LANCIATA LA CAMPAGNA BRIDGESTONE-FIA-ACI

SICUREZZA STRADALE, BARRICHELLO SCENDE IN CAMPO PER DARE L’ESEMPIO: "IN STRADA, SERVE PIÙ PRUDENZA". LANCIATA LA CAMPAGNA BRIDGESTONE-FIA-ACI

(ASAPS) MONZA – L’esempio di un campione, è importante. Insegna che c’è una differenza, nel caso della velocità, tra quella che si ricerca per un risultato in pista, sotto il controllo di centinaia di soccorritori, con capacità e tecnologie elevatissime, e tra quella che invece costa la vita a migliaia di persone ogni anno, sul circuito di ogni giorno. È l’esempio di Rubens Barrichello, uomo Ferrari lanciato all’estremo ogni “maledetta domenica”, che lancia la campagna della FIA, Bridgestone con il patrocinio dell’Aci, di cui si era già parlato lo scorso 2 marzo al 75esimo salone di Ginevra. La Formula Uno, nonostante la crisi del mondo delle corse, è ancora una grande cassa di risonanza per il mondo intero, che ogni anno registra 1 milione e 200mila morti, con più di 3mila vittime al giorno. I vertici della Bridgestone sono tra i principali finanziatori della campagna: del resto, i costruttori di pneumatici sono da sempre alla ricerca di maggiori standard di sicurezza, “visto che tutta l’automobile – dice l’amministratore delegato Marco Galbiati – appoggia su quattro superfici, in marcia, grandi come una cartolina”. Un ruolo fondamentale, spesso ignorato proprio dagli utenti della strada, come sappiamo bene noi della Polizia Stradale e cime confermano i vertici della Bridgestone: “L’ultimo sondaggio è stato compiuto a Bologna ed evidenzia un risultato che rispecchia la media europea: su 322 automobilisti, appena il 40% controlla mensilmente la pressione degli pneumatici, solo il 30% controlla mensilmente lo spessore del battistrada, e il 20% addirittura non fa mai un controllo, come se le gomme non esistessero. Esiste dunque un problema di sensibilizzazione – continua Galbiati – attorno ad alcuni messaggi semplici come l’utilizzo delle cinture di sicurezza anche sui sedili posteriori (utilizzare sempre il seggiolino per bambini), il controllo delle ruote, la regolazione del poggiatesta sulle proprie dimensioni per evitare il colpo di frustra e la frattura del collo”. L’azienda contribuirà anche ad aiutare la fondazione “Alessio Tavecchio” di Monza, che intende realizzare in città un centro nazionale di accoglienza e formazione per disabili, che fornirà sostegno fisico e psicologico alle vittime degli incidenti stradali. Nel corso della presentazione, il pilota brasiliano ha raccontato delle proprie esperienze, spiegando come la sicurezza passiva sia quella che più spesso salva la vita. “Basta una gomma con pressione diversa dalle altre – ha spiegato – per correre gravi pericoli. Come c’è il rischio che una gomma usurata dia la sensazione di maggiore aderenza sull’asciutto, salvo poi finire fuori strada alla prima goccia d’acqua. Le cinture poi mi hanno salvato la vita molte volte, come in Ungheria, nel 2003. Mettersele deve essere un gesto automatico, come con i propri figli, come regolare il poggiatesta. Mi ricordo le immagini di Ayrton Senna: partiva ed a ogni cambiata tirava le cinture perché fossero sempre più tese. Perché maggiore è l’aderenza e maggiore è la protezione. A Imola andai a sbatttere e mi ruppi il naso contro il volante. Eppure ero protetto. E se non avessi stretto bene le cinture il danno sarebbe stato ben peggiore. Non bisogna mai pensare che a noi non può accadere. Bisogna essere prudenti. Cambiare la testa, insomma”. Cambiare la testa e… anche le gomme. (ASAPS).


Martedì, 06 Settembre 2005
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