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Articoli 29/12/2004

da "Il Centauro" n.91 - Ragazzo fermato senza patentino La madre ai vigili: "fanno bene a spararvi"

E’ successo al Forlì. Il giovane viaggiava senza documento, ad alta velocità e coi fari spenti nella notte

Ragazzo fermato senza patentino
La madre ai vigili: "fanno bene a spararvi"
E’ successo al Forlì. Il giovane viaggiava senza documento, ad alta velocità e coi fari spenti nella notte

FORLI’ Il tutto e’ successo nella serata di martedì, quando una pattuglia di vigili urbani, nello svolgimento di un posto di controllo nella periferia della città, fermava il conducente di un ciclomotore che a velocità sostenuta e a fari spenti si dirigeva verso il centro.
I componenti della pattuglia hanno controllato i documenti e verificato che il conducente, un minorenne, non aveva mai conseguito il certificato di idoneità alla guida, il patentino, e si sono messi in contatto con i familiari del ragazzo per la consegna del ciclomotore, sottoposto a fermo amministrativo. All’arrivo dei genitori, gli agenti hanno contestato le violazioni al codice della strada e compilato il verbale di fermo amministrativo.
Durante queste operazioni, i genitori, invece di rimproverare il figlio, con in testa le possibili conseguenze legate alla guida velocità elevata, per di più a fari spenti, non hanno fatto altro che contestare l’operato degli agenti, accusandoli di essere insensibili e privi di buon senso, visto anche l’ammontare della sanzione pecuniaria prevista (da 516 a 2.065 euro). Addirittura, rivela la polizia municipale in una nota, la madre del ragazzo pronunciava ad alta voce questa frase: "fanno bene quando vi sparano in testa".
Vista la gravità della affermazione, gli agenti hanno chiesto alla donna di mostrare i documenti per procedere alla identificazione, ricavandone solo un rifiuto; le hanno allora chiesto di declinare le generalità, avvisandola delle conseguenze penali derivanti da un ulteriore diniego, ma l’atteggiamento della donna non cambiava, anzi: "questo e’ un abuso, vi denuncio", ha insistito.
Finalmente, vista l’ostinazione della donna, sono intervenuti il marito e il figlio, che la costringevano ad entrare in auto, col marito che indicava agli agenti le generalità della moglie, che venivano verificate al ritorno in centrale.

Lettera aperta a una mamma
poco riflessiva e troppo protettiva

Leggiamo, sulla cronaca dei giornali, di una faccenda davvero poco piacevole, occorsa a Forlì, città che, francamente, non ci sembra corrispondere al profilo di una delle sue abitanti, protagonista della vicenda. Si tratta di una madre che – pur svegliata nella notte da una telefonata della Polizia Municipale – si è inalberata per una grave violazione commessa dal figlio. Figlio minorenne, che a fari spenti, a forte velocità e – soprattutto – senza patentino, scorrazzava per le strade della periferia forlivese. Fosse squillato a noi, il telefono nel cuore della notte, con un figlio fuori casa e per giunta in motorino, avremmo avuto il cuore in gola.
Avremmo avuto il terrore di alzare la cornetta e sentire la voce di qualcuno che, come noi facciamo spesso, cambiava la nostra vita per sempre con una frase di circostanza. In questo, la signora, ha avuto fortuna. Fin troppa, visto che aveva consentito al figlio di andarsene beatamente a spasso senza patentino. Ma la signora, e questo ci pare grave, non si è inalberata con il figlio, nossignori! Si è arrabbiata, e tanto, con gli agenti, che hanno fermato il suo rampollo contestandogli le giuste violazioni di legge, applicandone precetti e sanzioni.
Si è arrabbiata così tanto, che quella frase che tante volte noi in divisa sentiamo rivolgerci addosso, quel cattivo “fanno bene a spararvi in testa”, o giù di lì, gli è venuta spontanea, facendo gelare il sangue nelle vene di quegli agenti, che immaginiamo assistere increduli alla reazione isterica di una madre davvero particolare.
E allora, proprio mentre molti di noi tornano – chi con il corpo, chi con la mente – dai funerali di Mario Palombi, Sovrintendente Capo della Stradale di Aprilia, falciato da un’auto che sfrecciava a velocità folle, non abbiamo voglia di ripetere a quella donna dalla lingua così cattiva del bene che i nostri colleghi hanno fatto a lei ed a suo figlio.
Consigliamo, a quella donna, di pensare cosa sarebbe stata la sua vita se, invece di beccare il figlio senza patentino, gli agenti della Polizia Municipale di Forlì l’avessero convocata in quell’angolo di periferia romagnola, alzando un lenzuolo per mostrarle un corpo senza vita, invece di fermarlo e, probabilmente, salvarlo. E prima di dare ancora energia alla sua insulsa acredine, la invitiamo a portare maggior rispetto per la vita: se non quella di suo figlio, quella del suo prossimo. Le auguriamo di cuore di non stare mai nei panni della mamma dei nostri colleghi, quelli caduti sotto i colpi della criminalità – difendendo anche lei e il suo piccolo senza patentino – o falciati da chi nemmeno il patentino, dovrebbe più avere.


Lorenzo Borselli
Sovrintendente della Polizia Stradale Firenze
Consigliere Nazionale ASAPS


Mercoledì, 29 Dicembre 2004
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