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Notizie brevi 05/08/2005

CASSAZIONE: AUTO SEQUESTRATE A GENITORI CON FIGLI ’PIRATI’ SIGILLATA ’PORSCHE’ DI MAMMA, FIGLIO GUIDAVA CON PATENTE SCADUTA.

CASSAZIONE: AUTO SEQUESTRATE A GENITORI CON FIGLI ’PIRATI’
SIGILLATA ’PORSCHE’ DI MAMMA, FIGLIO GUIDAVA CON PATENTE SCADUTA.

(ANSA) - ROMA, 2 ago - Scatta il ’’fermo amministativo’’ per
le auto - specie quelle di grossa cilindrata - che papa’ e mamma
lasciano incustodite alla portata di figli spericolati che non
si fanno scrupoli a guidare i bolidi di famiglia, per i quali
non hanno nemmeno la patente in regola. Il dissequestro del
veicolo, inoltre, non puo’ essere richiesto dai genitori che ne
reclamano, in buona fede, la ’liberazione’ sostenendo di aver
vietato, alla prole irrequieta, di farne uso. Le parole in
questi casi, dice la Cassazione, non bastano: padre e madre
devono dimostrare di aver fatto di tutto, ’’in concreto’’, per
scongiurare che l’auto finisse in mano ai ragazzi ’pirata’.
   Sulla scia di questi principi la Suprema Corte - con la
sentenza 16155 - ha confermato il blocco della ’Porsche’ della
signora Daniela C. che, invano, ne ha reclamato il dissequestro
innanzi al giudice di pace di Biella. Il fermo del fuoristrada,
di sua proprieta’, era stato inflitto come ’’sanzione
accessoria’’ irrogata al figlio Andrea D., beccato dalla polizia
mentre - il 18 giugno del 2001, durante una gita estiva -
guidava il quattroruote di mamma ’’con patente scaduta di
validita’’’. Lo stesso giorno in cui Andrea venne fermato, la
madre dichiaro’ agli agenti ’’di non averlo autorizzato ad usare
la Porsche’’ e, per dimostrare severita’, Daniela il 16 luglio
denuncio’ il figlio ’’per appropriazione indebita’’.
   La sua tardiva severita’, pero’, non e’ servita a convincere
il Prefetto di Biella a restituirle la macchina. Dopo aver senza
successo, nel 2002, fatto ricorso al giudice di pace contro il
diniego prefettizio, la signora Daniela si e’ rivolta a Piazza
Cavour. Ma gli ’ermellini’ hanno confermato che aver denunciato
il figlio non dimostra assolutamente che la macchina era stata
presa ’’contro la volonta’ della mamma’’, anche perche’ - dice
la Cassazione - non sono ’’punibili’’, in base all’articolo 649
del codice di procedura civile, i reati lievi commessi in danno
dei genitori. Insomma la denuncia era solo un ’escamotage’ per
cercare di riavere l’auto e nessuno - a partire dal prefetto -
ha abboccato. Quel che la signora Daniela avrebbe dovuto provare
era, sottolinea la Cassazione, di aver ’’esplicato una attivita’
esterna e concreta, la quale valga non solo a specificare il
divieto a che il veicolo sia usato da altri, ma anche a
impedirne la circolazione abusiva’’. Insomma la macchina doveva
essere bloccata, magari con un bel bloster, e con tanto di
cartello che metteva in guardia Andrea dal mettersi al volante.
Questo perche’ - rileva la Suprema Corte - il Codice della
strada prescrive (al fine esentare da ricadute negative, come il
fermo del veicolo) che ’’la volonta’ contraria del proprietario
alla circolazione del veicolo, a bordo del quale fu commessa
l’infrazione, deve estrinsecarsi in una condotta concreta e
idonea, specificamente volta a vietare e precludre la
circolazione del mezzo mediante l’adozione di cautele specifiche
e utili, in relazione alla situazione data’’. Cosi’ il ricorso
della signora Daniela e’ stato rigettato e la Porsche rimane
agli ’arresti’. (ANSA)


Venerdì, 05 Agosto 2005
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