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Notizie brevi 04/08/2005

GENOVA, TIR POLVERIZZA IL GUARDRAIL E UN’AUTO CADE: 3 MORTI, TUTTI GIOVANISSIMI, DOPO UN VOLO DI 80 METRI. MORTO ANCHE L’AUTISTA DEL CAMION. POLEMICHE A NON FINIRE, MA È SOLO COLPA DEI BISONTI DELLA STRADA?

GENOVA, TIR POLVERIZZA IL GUARDRAIL E UN’AUTO CADE: 3 MORTI, TUTTI GIOVANISSIMI, DOPO UN VOLO DI 80 METRI. MORTO ANCHE L’AUTISTA DEL CAMION. POLEMICHE A NON FINIRE, MA È SOLO COLPA DEI BISONTI DELLA STRADA?


L’auto della Polizia Stradale sul luogo della tragedia (Infophoto)


(ASAPS) GENOVA – Prima di tutto, la cronaca. sono le 11,30 di martedì, quando l’Audi A3 con a bordo 3 giovani ragazzi valdostani sta percorrendo la A26, quella che da Genova porta dritta fino a Gravellona Toce. Un’autostrada bellissima, da Masone fino alle Alpi, ma che nel tratto tra Ovada e il capoluogo ligure, è nota – almeno tra noi della Polizia Stradale – come le montagne russe. C’è addirittura una curva lunghissima, tra le più lunghe d’Europa, con due gallerie, che praticamente dal centro di Genova, dalla A10, arriva quasi al Turchino. I 3 giovani hanno appena terminato gli esami di maturità, e si affacciano alla vita con una sortita dalla Valle: sono Luca Miozzi, 19 anni, residente a Saint Christophe, che si trovava al volante, Davide Donzel, 20 anni di Charvensod e Michel Val, 19 anni di Quart. La loro vita è finita all’improvviso, pochi istanti dopo il tragico appuntamento con il destino tragico di un’altra esistenza, quella di Kebe Mamadou Bamba, un camionista originario del Senegal, dove era nato 46 anni fa, nella città di Kebemer e da residente tempo a Pontedera, in provincia di Pisa. Il suo camion portava carta, quando è improvvisamente sbandato finendo sul guardrail laterale destro, nei pressi di Voltri. Il muso imbizzarrito del Tir slabbra le lame della barriera, poggiata su una base in cemento armato, che però si apre come una scatoletta di tonno. Si apre e lascia aperto l’orrido, un salto di 80 metri fino a terra, nei pressi di un insediamento industriale. Il camion sbanda, si capovolge. L’auto dei ragazzi, per evitare l’impatto – o così sembrerebbe da una prima ricostruzione – punta il burrone. Resta in bilico per alcuni istanti e poi precipita. Il rumore arriva un secondo dopo. Muoiono sul colpo. Muore anche il camionista, che nell’impatto aveva riportato l’amputazione netta delle gambe. Le emorragie non gli lasciano scampo, e spira in ospedale, dove era stato portato in elicottero. Le indagini sono state ovviamente affidate alla Polizia Stradale di Ovada, che ha il compito di ricostruire la dinamica dell’incidente e verificare le possibili concause della tragedia: quelle che l’hanno innescata e quelle che ne hanno aggravato le conseguenze. Lo stesso viadotto, infatti, è famoso per altri tragici incidenti analoghi, il più grave dei quali si verificò 5 anni fa: all’epoca sempre un autotreno, che subì la rottura dei freni, investì un’auto ungherese e la spinse contro il guardrail, che anche all’epoca non resisté facendo cadere l’auto nel vuoto. In quell’occasione, morirono in 3: l’autista del camion e la coppia a bordo della macchina, mentre rimase gravemente ferita la loro figlia di un anno. I tre ragazzi erano molto conosciuti in Valle d’Aosta: Luca Mozzi nel tempo libero era arbitro di basket, e dirigeva gare di C1; Davide Donzel era invece il figlio del capogruppo comunale della Stella Alpina, Delio, assessore all’Ambiente ed allo Sviluppo sostenibile. Si era iscritto a medicina. Michel Val, invece, era un componente della fanfara comunale di Aosta. si è parlato di Tir impazzito, e secondo alcune indiscrezioni sarebbe al vaglio, anche in questo caso, l’ipotesi di un’avaria all’impianto frenante. Per questo motivo si distingue, nel coro, la voce del responsabile regionale della CNA FITA, Gino Angelo Lattanzi, che ha dichiarato come il 46% dei camion oggi circolanti “sono irregolari sia sul piano tecnico sia sul piano amministrativo […]. Sono anni – ha precisato – denunciamo la grave situazione dell’uso di conducenti dei TIR, da parte di imprese italiane ed europee, non sempre adeguati, conseguenza di un mercato sempre più selvaggio e privo di regole. Sono anni che denunciamo come gran parte di questi autisti vengono sfruttati con paghe a sottocosto che li inducono al non rispetto delle ore di guida, ad effettuare il sovraccarico delle portate dei veicoli e a non osservare i limiti di velocità”. Polemici, ma su un piano diverso, anche i toni dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, che tira in ballo lo stato delle infrastrutture. Una storia vecchia, ben documentata sul sito www.unaretepernonmorire.org, tenuto insieme da Sergio Cianti, papà di Diego, caduto da un viadotto della A1, dopo essere uscito illeso da un incidente stradale. (ASAPS).


Giovedì, 04 Agosto 2005
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