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L’auto
della Polizia Stradale sul luogo della tragedia (Infophoto)
(ASAPS)
GENOVA – Prima di tutto, la cronaca. sono le 11,30 di martedì,
quando l’Audi A3 con a bordo 3 giovani ragazzi valdostani
sta percorrendo la A26, quella che da Genova porta dritta fino
a Gravellona Toce. Un’autostrada bellissima, da Masone fino
alle Alpi, ma che nel tratto tra Ovada e il capoluogo ligure,
è nota – almeno tra noi della Polizia Stradale –
come le montagne russe. C’è addirittura una curva
lunghissima, tra le più lunghe d’Europa, con due gallerie,
che praticamente dal centro di Genova, dalla A10, arriva quasi
al Turchino. I 3 giovani hanno appena terminato gli esami di maturità,
e si affacciano alla vita con una sortita dalla Valle: sono Luca
Miozzi, 19 anni, residente a Saint Christophe, che si trovava
al volante, Davide Donzel, 20 anni di Charvensod e Michel Val,
19 anni di Quart. La loro vita è finita all’improvviso,
pochi istanti dopo il tragico appuntamento con il destino tragico
di un’altra esistenza, quella di Kebe Mamadou Bamba, un camionista
originario del Senegal, dove era nato 46 anni fa, nella città
di Kebemer e da residente tempo a Pontedera, in provincia di Pisa.
Il suo camion portava carta, quando è improvvisamente sbandato
finendo sul guardrail laterale destro, nei pressi di Voltri. Il
muso imbizzarrito del Tir slabbra le lame della barriera, poggiata
su una base in cemento armato, che però si apre come una
scatoletta di tonno. Si apre e lascia aperto l’orrido, un
salto di 80 metri fino a terra, nei pressi di un insediamento
industriale. Il camion sbanda, si capovolge. L’auto dei ragazzi,
per evitare l’impatto – o così sembrerebbe da
una prima ricostruzione – punta il burrone. Resta in bilico
per alcuni istanti e poi precipita. Il rumore arriva un secondo
dopo. Muoiono sul colpo. Muore anche il camionista, che nell’impatto
aveva riportato l’amputazione netta delle gambe. Le emorragie
non gli lasciano scampo, e spira in ospedale, dove era stato portato
in elicottero. Le indagini sono state ovviamente affidate alla
Polizia Stradale di Ovada, che ha il compito di ricostruire la
dinamica dell’incidente e verificare le possibili concause
della tragedia: quelle che l’hanno innescata e quelle che
ne hanno aggravato le conseguenze. Lo stesso viadotto, infatti,
è famoso per altri tragici incidenti analoghi, il più
grave dei quali si verificò 5 anni fa: all’epoca sempre
un autotreno, che subì la rottura dei freni, investì
un’auto ungherese e la spinse contro il guardrail, che anche
all’epoca non resisté facendo cadere l’auto nel
vuoto. In quell’occasione, morirono in 3: l’autista
del camion e la coppia a bordo della macchina, mentre rimase gravemente
ferita la loro figlia di un anno. I tre ragazzi erano molto conosciuti
in Valle d’Aosta: Luca Mozzi nel tempo libero era arbitro
di basket, e dirigeva gare di C1; Davide Donzel era invece il
figlio del capogruppo comunale della Stella Alpina, Delio, assessore
all’Ambiente ed allo Sviluppo sostenibile. Si era iscritto
a medicina. Michel Val, invece, era un componente della fanfara
comunale di Aosta. si è parlato di Tir impazzito, e secondo
alcune indiscrezioni sarebbe al vaglio, anche in questo caso,
l’ipotesi di un’avaria all’impianto frenante. Per
questo motivo si distingue, nel coro, la voce del responsabile
regionale della CNA FITA, Gino Angelo Lattanzi, che ha dichiarato
come il 46% dei camion oggi circolanti “sono irregolari sia
sul piano tecnico sia sul piano amministrativo […]. Sono
anni – ha precisato – denunciamo la grave situazione
dell’uso di conducenti dei TIR, da parte di imprese italiane
ed europee, non sempre adeguati, conseguenza di un mercato sempre
più selvaggio e privo di regole. Sono anni che denunciamo
come gran parte di questi autisti vengono sfruttati con paghe
a sottocosto che li inducono al non rispetto delle ore di guida,
ad effettuare il sovraccarico delle portate dei veicoli e a non
osservare i limiti di velocità”. Polemici, ma su un
piano diverso, anche i toni dell’Associazione Italiana Familiari
e Vittime della Strada, che tira in ballo lo stato delle infrastrutture.
Una storia vecchia, ben documentata sul sito www.unaretepernonmorire.org,
tenuto insieme da Sergio Cianti, papà di Diego, caduto
da un viadotto della A1, dopo essere uscito illeso da un incidente
stradale. (ASAPS).