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Notizie brevi 04/08/2005

31 LUGLIO 2005: IN AUTOSTRADA TORNA LAPO, L’AGENTE INVESTITO PIÙ DI TRE ANNI FA. IL RISCHIO AMPUTAZIONE E 9 INTERVENTI NON L’HANNO FIACCATO. HA VOLUTO ANCORA LA DIVISA CON TUTTE LE SUE FORZE ED ORA E’ DI NUOVO ALLA GUIDA DELLA SUA ALFA

31 LUGLIO 2005: IN AUTOSTRADA TORNA LAPO, L’AGENTE INVESTITO PIÙ DI TRE ANNI FA. IL RISCHIO AMPUTAZIONE E 9 INTERVENTI NON L’HANNO FIACCATO. HA VOLUTO ANCORA LA DIVISA CON TUTTE LE SUE FORZE ED ORA E’ DI NUOVO ALLA GUIDA DELLA SUA ALFA


(ASAPS) FIRENZE – 31 luglio 2005, ore 13: il ponte radio nord del COA di Firenze si apre. È la voce di Lapo, che dopo tre anni e tre mesi di assenza torna a farsi sentire sul Quarto Tronco. Per un attimo si zittiscono tutti, e anche il traffico più incasinato d’Italia è come se si fermasse, incredulo. È la voce decisa di Lapo, una voce fiorentina come il suo nome, che riprende possesso del tratto nord, da Signa a Barberino del Mugello. “Centro, è la 841 in uscita a nord, prova radio…” e poi, mentre la coda della selettiva chiude la chiamata, la mano sudata di Lapo ripone il microfono nell’alloggiamento, in attesa della risposta. “…841 a nord, bene… buon servizio”. E quando il ponte si stacca tutti ritirano il fiato e il traffico riprende, assieme al rumore. In una manciata di secondi tre anni e tre mesi di calvario sono passati in un soffio, quasi cancellati dalla gioia di aver rimesso gli stivali, di aver trovato un paio di pantaloni estivi in magazzino, di aver poggiato ancora una volta il sedere su una pattuglia autostradale. Tre anni e tre mesi fa… per la precisione il 19 maggio 2002, poco dopo le due di notte. Lapo, Agente Scelto della Polizia di Stato, è con Simona, di notte. Pattuglia il tratto sud, da Signa a Incisa, in A1. Il centro operativo lo aveva inviato al 303 della carreggiata nord, poco prima di Firenze Sud. Una Passat, condotta da un ubriaco si era schiantata sul guardrail centrale. Non era la sua notte: Mauro aveva dovuto saltare il turno e lui ne aveva preso il posto. Succede, in pattuglia, quasi ogni giorno. Simona aggancia l’auto incidentata, mentre Lapo controlla il traffico e le copre le spalle, come fa un pattugliante esperto. Prima di Firenze Nord, aveva fatto servizio a Genova Sampierdarena, una delle autostrade più pericolose, praticamente tutta in galleria e senza corsie d’emergenza. Improvvisamente dalla curva spunta un Fiat Ducato. Lapo impugna una torcia col cono di segnalazione giallo. Lo agita, ma il Ducato punta dritto contro di lui a tutta velocità. Troppa, e del resto il conducente nemmeno frena. Una manciata di secondi ed è troppo tardi. Investito in pieno, Lapo viene scaraventato sulla carreggiata opposta, tra la marcia e la sorpasso, esanime. Lo salva il civile senso di responsabilità di un automobilista tedesco, che aveva notato i lampeggianti della pattuglia sull’altra direttrice di traffico ed aveva rallentato ad un’andatura di sicurezza. Il corpetto fluorescente, ha fatto il resto. Simona chiama subito il COA e chiede aiuto, poi salta e va da lui. Lapo ha le gambe maciullate, le braccia spezzate, i polmoni sfondati. Impiegano quasi un’ora a raccoglierlo e stabilizzarlo, prima di poterlo trasportare in ospedale. Lì, resterà 4 mesi di fila, prima di una piccola vacanza concessa dai medici. 9 interventi solo alle gambe, che all’inizio si fratturano nuovamente al primo passo giù dal letto. Un calvario: nelle prime settimane il rischio di un’amputazione è elevatissimo, ma Lapo non demorde. È arrabbiato nero perché i medici gli avevano tagliato pantaloni e stivali della divisa, gli unici che aveva. Gli importa meno che il conducente che lo ha investito non avesse la copertura assicurativa e se ne andasse a spasso con una falsa, e che infine sia stato condannato a pagare solo mille euro di ammenda. Stampelle, poi letto, carrozzella e ancora letto. Centinaia di sedute di fisioterapia, viaggi a Vienna, Imola e poi, quando tutto sembrava perduto per la perdita irreversibile di due tendini estensori del piede, il prodigio chirurgico al CTO di Firenze, dove un professorone e la sue equipe staccano due filamenti dove non servono per attaccarli dove dovevano esserci quelli ormai inutilizzabili. Ancora ospedale, e tanta fisioterapia. “Voglio tornare in pattuglia, non voglio la pensione”… Lo ha ripetuto migliaia di volte a tutti noi, increduli che la volontà potesse fare così tanto. Zitto zitto, dopo tre anni e tre mesi, Lapo ha fatto scadere i giorni di malattia e si è presentato all’ospedale militare, per la visita di idoneità. Notti insonni ad aspettare quel momento, fino a quando il gigante di un metro e 97, socio del nostro sodalizio, entra nella stanza ingiallita dell’ortopedico. Due ore di visita, poi un sorriso del medico: “come si sente?”… e lui “bene, perché?”… Idoneo. Esce a va al magazzino, a farsi dare quello che serve, pantaloni nuovi compresi. Poi chiama l’Ufficio Servizi: domani di pattuglia, si raccomanda. Seconda telefonata alla mamma: domani non torno a pranzo sono a lavorare, in autostrada. E mentre la genitrice incredula gli domanda se sia “grullo”, Lapo gongola sullo scooter e lucida i nuovi stivali. La Stradale ha il suo “Zanardi”, uno dei tanti, solo che corre nella pista dell’appennino, quella di tutti. Ecco, l’appennino chiama. Per fare le ferie arretrate, più di 4 mesi, c’è tempo. Magari l’anno prossimo. Ora, se permettete, accende la sirena. 375. (ASAPS).


Giovedì, 04 Agosto 2005
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