COMO: DOPO LA DECAPITAZIONE DI UN REPARTO, CON 8 POLIZIOTTI DELLA STRADALE FINITI IN MANETTE, È DAVVERO MEGLIO TACERE
SE LE ACCUSE SARANNO CONFERMATE, PER NOI SARÀ GRANDE L'AMAREZZA E GRANDE LA DELUSIONE
(ASAPS) Forlì, 26 marzo 2014 – La miglior cosa da fare, è starsene zitti. Zitti, sì. Perché se è vero quello che abbiamo letto – e probabilmente lo è – c’è davvero poco da dire. Immaginateci con lo sguardo fisso alla televisione, al giornale, con la testa incassata tra le spalle. Oppure dopo aver preso uno schiaffone, dopo aver visto un autogol della nostra squadra, dopo aver capito di essere stati traditi. Ecco, traditi è la parola giusta. Dunque, aspettiamo di capire meglio cosa abbiano combinato i nostri colleghi di Como, finiti nei guai (e in manette), secondo quanto abbiamo potuto leggere, per un certo numero di multe cancellate, per migliaia di verbali mai notificati e per un uso disinvolto di auto di servizio.Ora attendiamo di conoscere meglio i particolari e il tempo ci dirà con più precisione quali sono i singoli profili di responsabilità del gruppo di divise.
Stupisce questo passaggio di un articolo, ma evidenziato anche da altri giornali: "Nessun guadagno diretto per i poliziotti, nessun favoritismo a qualche amico, alla base di tutto solo pigrizia: la prassi era stato studiata per evitare la fatica di accertamenti e notifiche. Insomma, per lavorare meno." Per questo tutto ci sembra ancora più assurdo.
Ci consola, magramente, il fatto che a far scattare le indagini sembra siano stati proprio gli investigatori della Specialità, affiancati fin dalla prima ora dai militari della Guardia di Finanza. (ASAPS)