Amodio,
aveva trent’anni e un figlio di dieci mesi. L’Arma e la sua famiglia erano
per lui le cose più importanti al mondo. Era a Malcesine da quattro anni e
per un anno aveva retto la stazione come comandante. Il maresciallo è
morto in servizio. Uno di quei controlli a difesa del territorio messi in
atto decine di volte assieme ai colleghi, soprattutto d’estate, per
prevenire i furti in abitazioni lasciate vuote dai proprietari.
È difficile da accettare una morte così. La moto che si pianta a terra, ti
catapulta in aria e ti fa sbattere al suolo tagliando i fili che ti
collegano alla vita.
«Un giorno io definii i carabinieri eroi di tutti i giorni. Perchè ogni
giorno, che tu sia impegnato in una missione all’estero o in un servizio
perlustrativo ti metti al servizio della gente. rischi la tua vita», ha
detto il comandante provinciale Georg Di Pauli, arrivato a dare l’ultimo
saluto al maresciallo.
E mentre dall’interno della camera ardente si sentiva il fischio della
fiamma ossidrica che sigillava per sempre la bara, uno a uno uscivano i
colleghi di Amodio con gli occhi pieni di lacrime. Puoi essere «vecchio»
di servizio quanto vuoi, avvezzo alla sofferenza quanto vuoi, ma non ti
abitui al dolore. A quello che provi quando perdi qualcuno che ti è caro.
Qualcuno cui per anni hai affidato la tua vita e che magari temevi avresti
perduto per una coltellata di un malvivente o uno sparo. Non per un banale
incidente in pattuglia.
«Qualsiasi cosa dicessi rischierei di cadere nella più banale delle
retoriche», ha detto il maresciallo comandante di Malcesine Marco Marchei
con la voce rotta, «Alberto era il più bravo, il più affidabile dei miei
collaboratori. Abbiamo lavorato fianco a fianco per un anno e mezzo».
Oggi al funerale a Gragnano ci sarà una rappresentanza del Comune di
Malcesine, gonfalone e sindaco in testa, per ringraziare questo
maresciallo giovanissimo, che era anche donatore di sangue, che tanto si è
dato da fare per il suo territorio. Ci saranno i suoi amici e colleghi, il
comandante di Caprino, Carmelo Graci.
Ma saranno in tanti a ricordarsi di Amodio, anche grazie all’estremo gesto
d’amore fatto dalla moglie e dai parenti che hanno acconsentito
all’espianto degli organi. Il cuore del maresciallo è stato trapiantato a
Verona la notte scorsa nell’Ospedale civile maggiore di Borgo Trento. Ma
sono stati prelevati anche fegato, reni, pancreas e cornee.
Il cuore è stato ricevuto da un paziente in lista d’attesa a Verona. Il
trapianto è stato effettuato fra le 22.30 e le 4 di ieri mattina dai
chirurghi Bartolomeo Chiominto e Alberto Forni della cardiochirurgia
diretta dal professor Alessandro Mazzucco. Il dottor Forni aveva
provveduto anche al prelievo dell’organo. Il ricevente è un uomo di 55
anni. L’intervento è riuscito e il paziente, come è prassi, è ora
ricoverato nelle cure intensive.
Il fegato del donatore è stato inviato ad Udine, un rene ed il pancreas
saranno trapiantati a Padova. Il secondo rene è rimasto a Verona e sarà
ricevuto da un paziente del centro trapianti renali dell’Azienda
ospedaliera. Le cornee sono state messe a disposizione della Banca degli
occhi di Mestre.
In questo momento a prevalere è il dolore. Ma nei giorni a venire pensare
che il cuore del maresciallo batte ancora e che le sue cornee faranno
vedere di nuovo a qualcuno un tramonto o un’onda che si infrange su uno
scoglio, farà provare consolazione infinita.
La bara
del maresciallo Alberto Amodio scivola piano dalle mani dei suoi colleghi
che l’hanno portata fuori dalla camera ardente fino all’auto dell’impresa
di pompe funebri che poi, durante la notte la porterà a Gragnano, in
provincia di Napoli, dove verranno celebrati i funerali oggi pomeriggio
alle 17 con la partecipazione del comandante generale dell’Arma. Il
picchetto si mette sull’attenti. Nel piazzale assolato, soltanto divise di
carabinieri.