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Notizie brevi 30/07/2005

Roma - BLITZ DEI NOCS E DELLA DIGOS: PRESO UNO DEGLI ATTENTATORI DI LONDRA. L’ITALIA NEL PERCORSO DEL TERRORE, MA QUALCUNO VEGLIA SU DI NOI.

Roma

BLITZ DEI NOCS E DELLA DIGOS: PRESO UNO DEGLI ATTENTATORI DI LONDRA.
L’ITALIA NEL PERCORSO DEL TERRORE, MA QUALCUNO VEGLIA SU DI NOI.

ASAPS) ROMA – L’unico rumore è quello dell’ultima cerniera lampo, un attimo prima che il demolitore entrasse in azione. Quattro microcariche disintegrano cardini e serratura, mentre un piccolo ariete spinge la porta ormai inerte verso l’interno. Osman Hussain non ha nemmeno il tempo di girarsi verso il rumore che tre agenti lo spingono a terra e lo immobilizzano, nel fumo bianco e accecante dei flashbang. Stesso destino per il fratello, che era con lui. Pochi secondi e si trovano su un’auto che vola in questura, mentre il rumore sordo degli elicotteri di copertura copre quello della sirena. È fatta: La lunga fuga di Osman Hussain, uno degli attentatori di Londra, finisce così. In Italia, tanto per ricordarci quanto sia vicina l’Inghilterra e quanto lo sia ancora il maledetto 11 settembre di New York e ancora, quanto sia vicino l’11 marzo di Madrid. Osman, il somalo di bell’aspetto, era rifugiato nell’appartamento del fratello, che gestisce un’attività commerciale in Italia, paese che così dimostra la propria centralità in questo nuovo scacchiere del mondo nel mirino del terrore.

Potremmo parlare delle bombe della West Bourne Park Station di Londra, potremmo descrivere la fuga da Londra di Hussain, o potremmo anche mettere a fuoco i particolari investigativi. Vogliamo però, oggi, soffermarci sul ruolo della Polizia italiana, che per quanto duramente provata dai tagli, continua a mietere un successo dietro l’altro. A partire dai NOCS, che dal blitz di Dozier in poi non si sono riposati un attimo, lasciando uomini eccezionali sul campo (per ultimo Samuele Donatoni, nel blitz per liberare Soffiantini) ma riscuotendo l’ammirazione delle forze speciali di altri paesi, Usa in testa.

Però dobbiamo davvero toglierci il cappello davanti agli uomini e donne della Digos, che hanno indicato al NOCS quale porta sfondare e quale terrorista catturare. Vivo. Anche questo è un particolare importante, perché non è stato sparato un colpo. Bravi anche ai Servizi, dei quali non conosciamo la natura (altrimenti che servizi sarebbero?) del ruolo o del contributo alla riuscita dell’operazione. È un fatto, però, che la nostra intelligence stia lavorando senza soluzione di continuità, a testa bassa, lontana dai clamori e solo incalzata – di tanto in tanto – dagli allarmi all’indomani delle bombe, comprese quelle dell’Egitto o dell’Irak. Averlo preso in Italia, quel somalo di 26 anni che pochi giorni fa aveva piazzato una bomba a Londra, è un fatto pieno di significati. Intanto che non basta presidiare gli aeroporti e che anche la chiusura delle frontiere, come hanno fatto i francesi, non ha limitato lo spostamento di questo aspirante martire. Ha beneficiato della nostra democrazia, odiandola alla morte, e si è spostato, attraversando tutta l’Europa. E poi che se è venuto a cercare riparo fino a Roma, evidentemente sapeva di potercelo trovare. Contatti passati? Un piano definito per sparire da Londra e rimettersi al servizio della Jihad in un altro paese di Satana. Non lo sappiamo, noi. Cercheranno di scoprirlo, se non lo sanno già, quelli della Digos, la stessa specialità (lasciatecela chiamare così) che all’indomani della strage di Madrid catturò l’artificiere del commando, a Milano. E poi, anche questo è doveroso dirlo, l’Europa ha funzionato benissimo, almeno in questa occasione. Il blitz di Torpignattara è scattato poco dopo quello di Notting Hill, a Londra, dove altri terroristi sono stati catturati e portati a Scotland Yard in un lenzuolo bianco. Queste persone, vive, potrebbero rivelare gli scenari, potrebbero far scoprire organigrammi, tradire contatti e collusioni. Ma soprattutto ci dicono che non siamo del tutto alla mercè di questi barbari assassini. La risposta dell’occidente europeo a Bin Laden? Non possiamo dirlo, ma di sicuro ci sono persone che lavorano per noi, per metterci al riparo. Ed a queste persone, vogliamo dire grazie.

 

 

 

 



Chi è Osman Hussain? L’Ansa di ieri:

 

LONDRA: LA LUNGA FUGA DEL SOMALO HUSSAIN FINISCE A ROMA/ANSA

 

(ANSA) - ROMA, 29 lug - La lunga fuga di Osman Hussain, il somalo presunto responsabile della bomba esplosa il 21 luglio alla West Bourne Park Station di Londra, finisce in un torrido pomeriggio di fine luglio nell’appartamento del fratello in un condominio della periferia di Roma. Hussain era fuggito da Londra dopo gli attentati ed era arrivato a Roma per trovare rifugio da un fratello che vive nella capitale dove è titolare di un internet point vicino alla stazione Termini. Nato il 23 luglio 1978, sposato, il somalo aveva cambiato il suo cognome in Hussain dopo aver preso la cittadinanza britannica. A tradirlo e’ stato un numero di cellulare, quello del cognato fornito dalla polizia inglese agli investigatori italiani. Gli uomini della Direzione centrale della polizia criminale, che ha coordinato le Digos della polizia di Milano, Roma e Brescia, hanno seguito le tracce del telefonino nel suo viaggio italiano: Milano, Bologna e infine Roma.Oggi pomeriggio nella Capitale, sfruttando anche il clamore suscitato dagli spettacolari arresti compiuti a Londra, i Nocs, i reparti speciali della Polizia, hanno fatto irruzione nell’appartamento di via Ettore Rota a Torpignattara, arrestando il presunto attentatore. Nell’operazione viene fermato, in attesa di chiarimenti, anche il fratello di Hussain. Via Ettore Rota e’ una strada di 300 metri. Al civico 39 c’è un complesso di sei palazzine chiamato Villa Alessandra. In una di queste al primo piano, interno 7, l’appartamento di 90 metri quadri con tre camere, bagno e cucina dove è stato arrestato Hussain viene perquisito per ore. Agenti della scientifica perquisiscono l’interno e l’esterno filmando e fotografando tutti i particolari. Fra la gente della zona c’e’ soprattutto incredulità. “Non conoscevo le persone che abitavano in quell’appartamento, ma posso dire che c’era sempre un via vai di gente”, dice una vicina. “La signora che abita l’appartamento vicino – ha aggiunto – si lamenta da sempre perché dice che da quella casa sentiva sempre tanto rumore. Le persone che vi abitavano le davano fastidio”. Secondo altri, ci sono tante persone di colore che abitano nello stesso complesso, “persone strane, nessuno che saluta. Sono quasi più loro che noi ad abitare questa strada”. Le ore seguenti l’arresto di Hussain sono convulse: mentre in tutta Roma scattano diverse perquisizioni, alle forze dell’ordine arrivano gli elogi del sindaco Walter Veltroni, del presidente della Provincia Enrico Gasbarra e di quello della Regione Piero Marrazzo. Hussain, intanto, viene trasferito in Questura dove viene subito interrogato dal capo del pool antiterrorismo della capitale Franco Ionta e dal sostituto Pietro Saviotti. Col passare delle ore in Questura arriva prima una vettura, una Volkswagen Polo rossa, che viene perquisita, poi computer, videocassette e scatoloni. Gli investigatori tendono a minimizzare: Osman era a Roma, dicono, “solo in fuga. Non era venuto per preparare un attentato”. Ma ascoltando Hussain i magistrati vogliono capire se Roma fosse solo una tappa della fuga o se invece avesse scelto la capitale per la presenza di eventuali “cellule” pronte ad agire. Ionta e Saviotti vogliono anche capire se il somalo abbia un ruolo negli attentati del 7 luglio in cui perse la vita anche Benedetta Ciaccia.

 

L’operazione raccoglie il plauso di Londra

 

LONDRA: LA RETE SI E’ CHIUSA,IAN BLAIR L’AVEVA PROMESSO. L’OPERAZIONE A FIRMA BRITANNICA E ITALIANA

 

(ANSA) - LONDRA, 29 LUG - Si è chiuso il cerchio attorno agli attentatori del 21 luglio, come aveva promesso stamane il capo di Scotland Yard Sir Ian Blair. Con gli arresti di oggi tutti e quattro i presunti terroristi sono ora nelle mani della polizia, tre a Londra e uno in Italia. Con il somalo Yasin Hassam Omar, il possibile attentatore di Warren Street preso a Birmingham due giorni fa, due degli altri arrestati a Londra questa mattina e l’ultimo a Roma nel pomeriggio, la morsa pare definitivamente chiusa. Identificati forse grazie all’interrogatorio cui è stato sottoposto in questi giorni Omar, sono caduti nelle mani della polizia durante il raid di oggi a Londra il sospetto attentatore di Oval (di cui non si conosce l’identità), e quello che secondo la polizia tentò di far saltare l’autobus numero 26 ad Hackney, l’eritreo Muktar Said Ibrahim. L’ultimo, l’attentatore mancato di Shepherd’s Bush, Osman Hussain, è stato arrestato

dagli agenti italiani a Roma. Nei giorni scorsi la polizia aveva avanzato timori su una

possibile fuga all’estero di uno dei tre terroristi ancora a piede libero. Si credeva potesse essere fuggito in Europa continentale, in Belgio o in Olanda. E invece era arrivato fino a Roma. Si è chiusa così la caccia all’uomo che è costata alla polizia britannica 500 mila sterline al giorno, 31 mila uomini e “molte facce stanche”, come aveva sottolineato il capo di Scotland Yard. Oggi la rincorsa ai terroristi era giunta all’ottavo giorno. Sir Ian Blair l’aveva definita “una corsa contro il tempo”, e a giudicare dall’azione lampo che ha messo fine alla fuga dei quattro attentatori del 21/7, la sfida è stata vinta e la vittoria porta una doppia bandiera, quella britannica e quella italiana. L’ultimo in ordine di tempo ad essere assicurato alla giustizia è stato il possibile attentatore di Shepherd’s Bush Osman Hussain, arrestato a Roma. L’uomo che nell’immagine ripresa dalle telecamere a circuito chiuso indossa una canottiera bianca è colui che voleva fare una carneficina sulla Hammersmith e City line e che era stato visto l’ultima volta sull’autobus numero 220 mentre viaggiava in direzione di

Wandworth, il 21 luglio. Le tre donne arrestate mercoledì in un appartamento di Stockwell, sarebbero in qualche modo collegate a lui. L’appartamento dove la polizia ha fatto irruzione portandole fuori insieme ad un bambino, sarebbe infatti proprio quello dove viveva Hussain. Un testimone ha raccontato che le tre, che indossavano abiti musulmani tradizionali, sono uscite dall’appartamento con le mani alzate scortate dagli agenti. Gli investigatori stanno anche cercando una Fiat blu che sarebbe

l’auto della moglie del terrorista di Shepherd’s Bush. Intanto Scotland Yard, al termine della giornata che ha messo fine alla fuga dei terroristi ma non alle indagini, sta valutando l’ipotesi di andare in Zambia per interrogare Haroon Rashid Aswat, 30 anni, l’uomo sospettato di essere la mente che ha progettato gli attentati del 7 luglio.   Aswat, ricercato anche dall’FBI e trattenuto per ora a Lusaka con l’accusa di aver creato un campo di addestramento per terroristi in Oregon, è l’indiziato numero uno per Scotland Yard dopo che gli investigatori hanno trovato almeno venti telefonate fatte dal suo cellulare a due degli attentatori suicidi del 7/7. Aswat, di origine indiana  ma cresciuto nel West Yorkshire, avrebbe lasciato Londra a bordo di un aereo partito da Heathrow poche ore prima degli attentati.    “Oggi e’ il giorno più bello dal 21 luglio”, aveva detto Ian Blair alla fine delle azioni di Londra che hanno portato alla cattura di due dei quattro terroristi. Parlando a una trasmissione della Bbc questa mattina, Blair aveva detto che “la rete si sta chiudendo” attorno  ai terroristi del 21 luglio. Inoltre si era detto “fiducioso che riusciremo ad arrestare i responsabili  dei mancati attentati. Quando questo avverrà, non so dirlo”. Dopo solo qualche ora, avrebbe avuto la risposta.

 


 
Sabato, 30 Luglio 2005
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