Le
consulenze illegali di Sergio Fanton potevano arrivare fino a
2 mila euro l’una. La procura non ha dubbi. Sarebbe stato
il perno di una gestione parallela per favorire aziende specializzate
nel recupero dei rifiuti in regime di procedura semplificata.
La sua cattura scuote il dipartimento ambiente della Provincia
e l’assessorato retto dal leghista Walter Formenton. Con
Fanton sono state arrestate altre tre persone: un noto consulente
e una coppia di piccoli imprenditori. Una quinta persona, moglie
del dipendente pubblico, è sotto inchiesta perché
socia della ditta che sarebbe servita a pilotare gli affari di
famiglia.
In tutto sono una quindicina gli indagati di questo filone d’indagine
in cui si ipotizza il concorso in concussione (è l’estorsione
del pubblico ufficiale) e il falso. Per tutta la giornata sono
state eseguite perquisizioni nella case e nei luoghi di lavoro
degli indagati. Gli investigatori sono andati anche all’“ufficio
suolo” della Provincia a palazzo Folco, in contrà
San Marco, dove lavorava il funzionario sospettato di infedeltà.
È l’onda lunga dell’inchiesta avviata a marzo
dalla polstrada di Verona Sud sotto la regia del procuratore Ivano
Nelson Salvarani e del sostituto Angela Barbaglio. Un’indagine
che scoperchia intrallazzi a vari livelli che potrebbero spiegare
molte cose sul perché a Vicenza c’era una gestione
allegra dei rifiuti su vasta scala da parte di troppe aziende,
come è scaturito dalle tante denunce (oltre cento).
Per i magistrati migliaia di euro dal 2002 sarebbero stati elargiti
in cambio di corsie preferenziali per partecipare al lauto banchetto
del business dei rifiuti. Solo nel Vicentino vale centinaia di
milioni di euro all’anno.
Il capo ufficio della squadra antinquinamento della Provincia
Sergio Fanton, 44 anni, residente a Creazzo in via Monte Verena
4, è stato prelevato nella sua abitazione dalla polstrada
di Verona Sud per il trasferimento al S. Pio X. La cattura è
stata ordinata del gip Agatella Giuffrida.
Stessa sorte processuale, anche se ha evitato il carcere ed è
ai domiciliari, per l’ingegnere Beniamino Didonè,
53 anni, di Rosà, via Campagnola 65/a. Ex assessore del
comune bassanese, è fratello del parlamentare leghista
Giovanni. Il professionista è accusato di avere certificato
il falso in cambio di 250 euro per ogni perizia contestata. Avrebbe
verificato l’idoneità di camion a trasportare rifiuti
per conto di ditte, alcune clienti della “M.T.”, senza
in realtà avere controllato i mezzi e facendosi spedire
via fax i libretti di circolazione. Le perizie erano necessarie
per l’iscrizione all’albo nazionale delle imprese che
si occupano di trasporto di rifiuti.
Arresti domiciliari anche per i coniugi Gaetano Sandonà,
38 anni, e Michela Turetta, di 36, residenti a Poiana di Granfion
di Grisignano di Zocco in via Manzoni 86, in qualità di
proprietari della “Sandonà Gaetano Autospurghi”.
La donna è contitolare della “M.T. Servizi Integrati”,
specializzata in consulenze ambientali. Della ditta, che ha sede
a Grisignano sempre in via Manzoni, è socia anche Loretta
Mantoan, moglie di Fanton e dipendente del Comune di Vicenza,
per il quale lavora come centralinista in tribunale. In precedenza
la donna era stata intestataria della “Ambiente Duemila”.
Nell’ipotesi del pm Barbaglio la donna sarebbe stata manovrata
dal marito che percepiva gli euro degli imprenditori, facendo
capire che in caso contrario per loro sarebbero stati dolori.
Cinque mesi di indagini hanno permesso ai poliziotti del sostituto
commissario Antonio Di Ruzza di accertare presunti scambi illeciti
tra Fanton, Didonè e i coniugi Sandonà, con alcune
aziende operanti nel ramo rifiuti.
L’uomo cardine, visto il ruolo, era proprio il pubblico ufficiale
Fanton. Aveva una voce importante nei controlli e nel rilascio
delle autorizzazioni alle ditte - sono la maggior parte del settore
-, che hanno scelto la procedura semplificata per smaltire rifiuti.
Gli inquirenti dicono che ha avuto troppa carta bianca. Almeno
in una dozzina di casi.
Fanton nella duplice veste di funzionario pubblico ed esperto
“privato” avrebbe “consigliato” alcune società
di rivolgersi alla “M.T.” cointestata alla moglie Loretta,
e amministrata dalla Turetta, per non avere problemi. La sua azione
era un palese conflitto interessi.
Per i cinque principali indagati, ai quali è stato nominato
d’ufficio l’avv. Edoardo Marchesin di Montecchio Maggiore,
la procura disegna relazioni pericolose a suon di euro. Sul conto
di Fanton c’è anche una Bmw 3.30 superaccessoriata
acquistata da una ditta per la quale nel 2002 si sarebbe praticato
uno sconto di 10 mila euro. Per settimane la polstrada ha eseguito
intercettazioni telefoniche ed ha interrogato numerosi addetti
ai lavori che avrebbero puntato il dito accusatore contro di lui.
Il gip Giuffrida, accogliendo le richieste del pm Barbaglio, attribuisce
un ruolo strategico al capo dell’ufficio antinquinamento
nel fare ipotetiche pressioni ad imprenditori se volevano lavorare
nel settore senza lacci e lacciuoli. Il tutto in cambio di euro.
Il perito Fanton e l’ing. Didonè, che saranno interrogati
nei prossimi giorni, avrebbero gestito in maniera disinvolta rapporti
d’affari che a lungo andare sono deflagrati. Certo, questa
è la fase dell’accusa e gli indagati avranno tutto
il tempo per difendersi.
La polizia ha sequestrato bonifici compromettenti. Ha raccolto
testimonianze ed ha eseguito intercettazioni. Gli sviluppi potrebbero
interessare altri ambiti. Il materiale raccolto dagli inquirenti
è definito interessante. Ritiene di avere chiuso il cerchio
sul giro di soldi e favori nel grande business dei rifiuti, che
aveva come copertura un ufficio strategico della Provincia.