E’
divertente, non diciamo altro, assistere al blitz di alcuni parlamentari
di Forza Italia per eliminare gli autovelox dalle strade italiane,
a pochi giorni dall’esodo. Insomma, ci hanno provato: hanno
presentato un emendamento che puntava a reintrodurre l’obbligo
di contestare immediatamente all’automobilista la violazione
al Codice. Chiedevano, tra l’altro, anche la presenza e la
visibilità assoluta della pattuglia. Come dire: eliminiamo
alla radice tutte le possibilità che ha la Polstrada di
sanzionare chi corre. Forse speravano di tornare nel proprio collegio
e poter dire agli elettori: «Hai visto? Li abbiamo fregati»,
raggranellando magari qualche voto in più alle Politiche
del 2006. Emendamento respinto, ma aveva anche l’appoggio
della Lega. Un blitz che Giordano Biserni dell’Asaps definisce
«il colpo di coda del partito dell’acceleratore, un
partito forte, trasversale», che interpreta la lotta all’incidentalità
in modo quanto mai populistico.
Noi di Famiglia Cristiana proviamo a ricordare a questi parlamentari
che la sicurezza stradale è una cosa seria. Non si baratta
con il consenso. Per ridurre seriamente il numero dei morti e
dei feriti sulle strade serve una risposta organica di chi è
al Governo, chiunque sia, non incursioni notturne di Palazzo che
hanno il sapore della beffa. Ricordiamo a chi legge che l’Unione
europea, dal 1990 al 2002, ha ridotto l’incidentalità
in media del 31,57%, contro il 15,72% dell’Italia. La
domanda è: possiamo permetterci il lusso di inficiare la
forza dissuasiva dell’autovelox e degli altri misuratori
della velocità? «Certo, ci sono enti locali che usano
l’autovelox in modo vessatorio», ricorda Biserni. «Ma
si può buttare il bambino con l’acqua sporca? È
questo che devono fare dei politici responsabili?».
Aggiungiamo noi: durante l’esodo siate responsabili innanzitutto
voi stessi, al volante. Indossate sempre la cintura, osservate
i limiti, mantenete le distanze di sicurezza, tenete quanto più
possibile la corsia libera a destra, fate attenzione all’alcol,
usate il cellulare con il viva voce o con l’auricolare. Riposate
spesso e mantenete alta la concentrazione. Non perché c’è
la Polizia che vi aspetta al varco. Ma perché la strada
non è una pista e la sicurezza dipende in gran parte da
noi.
Pietro
Lunardi sa che non sarà facile neanche quest’anno.
Il grande esodo estivo ormai è imminente e, dopo il gigantesco
ingorgo del 5 giugno con centinaia di migliaia di automobilisti
bloccati in interminabili code, il ministro delle Infrastrutture
e dei trasporti ha voluto giocare d’anticipo. Così
è stata diramata una direttiva che contiene una serie di
prescrizioni soprattutto per i gestori delle strade.
*
Signor ministro, tra qualche giorno scatterà il grande
esodo. Anche quest’anno le interruzioni, le riduzioni di
carreggiata sono tante, insomma, basta poco perché scatti
l’emergenza. Che cosa sta facendo il ministero per evitare
disagi?
«Ho chiesto ai gestori delle strade e autostrade l’assunzione
di ogni possibile misura per garantire la fluidità e la
sicurezza della circolazione. Ho inviato una direttiva all’Anas
e ai concessionari delle autostrade affinché siano rimossi
i cantieri proprio nei giorni dell’esodo e dei fine settimana».
*
Spesso, la carenza d’informazioni crea ulteriori disagi...
«L’informazione è fondamentale. Dovrà
essere capillare, tempestiva, aggiornata, e puntualmente fornita
sia agli accessi autostradali sia attraverso tutti gli altri mezzi
di comunicazione. Quest’anno, abbiamo creato It online, un
servizio fornito tramite il sito Internet www.infrastrutturetrasporti.it
che riporta giornalmente le informazioni relative al traffico
e alla viabilità».
*
Molte situazioni difficili sono causate dall’insufficienza
della nostra rete autostradale, basta veramente poco perché
il sistema vada in tilt...
«Sì, il traffico in Italia ha raggiunto un livello
insostenibile rispetto alla capacità della rete infrastrutturale
esistente. Vent’anni fa, nel nostro Paese, viaggiavano 21
milioni di veicoli, oggi ne circolano oltre 33 milioni. Vent’anni
in cui è stato fatto poco o nulla».
*
Lungo le strade ci sarebbero molti cartelli stradali fuori
norma e addirittura pericolosi. C’è un piano del ministero
per ammodernarli?
«Il posizionamento della segnaletica e dei cartelli è
di competenza dei gestori stradali e delle amministrazioni locali
e territoriali, non del ministero. In ogni caso, stiamo rivedendo,
proprio in questi giorni, alcune direttive per focalizzare l’attenzione
degli enti sul tema. Abbiamo costituito un’apposita Commissione
per uniformare il posizionamento della segnaletica e i criteri
di scelta dei limiti puntuali di velocità sulle strade
locali».
*
Una delle cause degli incidenti è la guida in stato
di ebbrezza. L’Italia fa circa 15.000 controlli alcolometrici
in un anno contro i 2 milioni della Francia. Lei che cosa ne pensa?
«Il Senato ha appena approvato un emendamento che prevede
la revoca definitiva della patente a chi provoca incidenti mortali
guidando in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze
stupefacenti. Per quanto concerne i controlli, è certamente
opportuno aumentarli anche in Italia. Ma sono state proprio le
modifiche che abbiamo apportato al Codice della strada a facilitare
questo genere di controlli: grazie a strumenti normativi nuovi,
sono stati ampliati i poteri di accertamento degli organi di polizia.
Oggi, pertanto, l’attività di controllo può
davvero essere più incisiva sul fronte della guida in stato
di ebbrezza o sotto l’effetto di droghe: auspico che sia
sviluppata a dovere».
*
Ha un ripensamento sul limite di velocità a 150, visto
che i gestori autostradali oppongono qualche resistenza?
«Come dico sempre, il pericolo non è l’alta
velocità, ma la velocità "non adeguata"
alle condizioni ambientali, stradali e fisiche del conducente.
Faccio un esempio: pur rispettando i limiti, se non si è
in condizioni fisiche adatte alla guida, la velocità a
cui si procede, anche se moderata, può essere pericolosissima.
Questo non significa, sia chiaro, che non bisogna rispettare le
regole. Anzi, i limiti sono posti proprio perché devono
essere rispettati. La possibilità di elevare i limiti a
150 chilometri all’ora è già legge, ma è
in corso la valutazione da parte dei gestori autostradali sulle
tratte in cui possono essere innalzati».
*
Il cattivo uso dell’autovelox suscita polemiche, per molti
è un modo che consente ai Comuni di fare cassa. Che cosa
ne pensa?
«Penso che sia un problema degli amministratori e degli
organi di polizia locale utilizzare questi strumenti in modo corretto
e intelligente, senza esasperare gli automobilisti. È ovvio,
però, che a loro volta gli automobilisti devono rispettare
le regole e i limiti di velocità. La finalità di
questi controlli deve comunque essere preventiva, per la sicurezza
stradale, non repressiva né finalizzata a fare cassa. La
maggior parte dei controlli è eseguita sulla velocità
perché è un’infrazione fra le più frequenti
e facili da rilevare. Ma ho chiesto che i controlli siano concentrati
anche su altre infrazioni che possono essere più pericolose
della velocità».
*
Lei è stato l’artefice della patente a punti che
ha portato notevoli benefici. Che cosa manca nel nostro Paese
per arrivare a un livello di severità nei controlli simile
a quello di altri Paesi europei?
«Innanzitutto vorrei che la patente fosse rilasciata con
la stessa severità con cui si rilascia il porto d’armi.
Perché l’auto può diventare un’arma micidiale
se usata male. Le regole le abbiamo poste, gli strumenti normativi
li abbiamo creati, ora si tratta di applicarli con uno scrupolo
sempre maggiore. Sulle strade, comunque, i controlli stanno aumentando
e sono sempre più mirati sulle infrazioni che provocano
gli incidenti. La tecnologia ci aiuterà molto, ma la cosa
fondamentale è la collaborazione degli automobilisti, i
quali hanno già dimostrato ampiamente di aver dato vita
a una nuova cultura della sicurezza stradale, altrimenti non si
spiegherebbero gli oltre 2.000 morti in meno in due anni sulle
strade e autostrade».