Ubriaco, investì e uccise giovane
Assolto dall'accusa di omicidio
E' un caso-limite, la difesa aveva sostenuto che l'incidente era inevitabile (*)
VICENZA. Un commerciante trentenne di Sossano, Davide Brun, finito a processo per aver investito e ucciso con la propria auto un giovane cuoco, nell’aprile 2013, è stato condannato oggi dal giudice per guida in stato di ebbrezza ma assolto per la morte del giovane. Al momento dell’incidente l’uomo - avevano accertato le analisi - era alla guida con un tasso alcolico quattro volte superiore al consentito. La vittima, Simone Barbato, aveva 22 anni; il giovane quella sera stava recandosi a casa percorrendo in auto via Campolongo, a San Germano. Era finito fuori strada con la vettura, ma ne era uscito illeso, tanto da chiamare sul posto i genitori per farsi aiutare a recuperare l’auto.
Ma mentre era a bordo strada, con giubbetto rifragente, era arrivata la vettura condotta da Davide Brun che aveva travolto Barbato, il quale morì all’istante. Un prelievo di sangue, eseguito senza consenso e per questo contestato dalla difesa, aveva stabilito per Brun un tasso alcolico quattro volte superiore al limite. L’assicurazione, prima del processo, aveva liquidato circa 500 mila euro ai familiari della vittima, poi il caso è stato discusso davanti al giudice Massimo Gerace. L’avvocato Leonardo Maran, con l’aiuto dei consulenti, ha messo in crisi l’assunto accusatorio secondo il quale Brun quella sera viaggiava a velocità troppo elevata.
Su quella strada il limite è di 90 km/h, Brun viaggiava fra i 60 e i 70 km all’ora. Ed anche se fosse andato più piano, ha sostenuto la difesa, l’evento si sarebbe comunque verificato. Per Brun è arrivata la condanna a quattro mesi per guida in stato di ebbrezza, ma l’assoluzione dall’accusa di omicidio colposo, per la quale il pm aveva chiesto 2 anni senza condizionale.
(*) Nota: visto così, viene da pensare che più che “caso limite” sia un caso “oltre il limite” (della decenza).
"Visto così, viene da pensare che più che “caso limite” sia un caso “oltre il limite” (della decenza)". (commento di Alessandro Sbarbada AICAT)
Ci associamo alle parole di Alessandro Sbarbada AICAT (ASAPS)