TRAFORO DEL MONTE BIANCO |
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Il
rogo nel Traforo del Monte Bianco si poteva evitare. E questa
volta a dirlo non sono soltanto i parenti delle vittime. Questa
volta la conclusione è dei giudici del Tribunale di Bonneville,
che hanno emesso la sentenza di primo grado per quella tragedia
che in parte ha cambiato il modo di ragionare sul trasporto nei
tunnel di montagna. Ci sono voluti 39 morti, di cui sedici italiani,
e milioni di euro di danni per riflettere. Così dopo 2
mila 317 giorni di inchiesta, tre mesi di processo e tre di camera
di consiglio, i giudici hanno voluto mettere il primo, importante
punto fermo condannando 13 tra persone fisiche e giuridiche e
assolvendone tre. Alla fine ad avere la meglio è stato
Gilbert Degrave, l’autista del tir belga carico di farina
e margarina da cui il 24 marzo del 1999 si sprigionarono le fiamme:
il Tunnel raggiunse temperature elevatissime, i fumi impedirono
la fuga alle vittime e resero i soccorsi impossibili. Degrave
è finito a giudizio perché accusato di essersi allontanato
lasciando il camion in fiamme al centro del tunnel. Quattro mesi,
con l’amnistia sulla condizionale: in Francia vuol dire che
se avrà altre condanne potrà “giocarsi”
ancora la libertà. Ma dovrà risarcire “in solido”
i parenti di quasi tutte le vittime , circa millecinquecento euro
a testa: “Pagheranno le assicurazioni” dice il suo legale
Corinne Perini, che non vuole commentare le condanne inflitte
agli altri imputati. Prosciolti da ogni accusa sono stati la Volvo,
Charles Salzmann, ex presidente dell’Atmb, e Jean Claude Gaime,
responsabile della sicurezza nell’Alta Savoia. Tutti erano accusati
di omicidio involontario semplice, come gli altri imputati. E
se la casa svedese che ha prodotto il Tir guidato da Degrave esulta
per l’assoluzione, l’autista protesta: “Non è
giusto che alla fine siano i più deboli a pagare. Ma insomma,
guardiamoci intorno, in che mondo viviamo? Di terrorismo, di kamikaze,
di criminali che pianificano stragi. E io…”. E lui fa
capire di sentirsi innocente, balbetta qualcosa del tipo “Non
volevo”. Anche questa condanna, se pur lieve, gli sta stretta.
“Degrave? Un povero diavolo” dice Pasquale Mennillo,
amico di una giovane vittima. In parte forse anche per i giudici,
che puntano il dito soprattutto sulla mancanza di sicurezza. Perché
per tutto il processo, costato alla giustizia francese 4 milioni
di euro, sono stati snocciolati uno ad uno gli aspetti tecnici.
Ne sono emerse carenze così gravi da indurre Francia Italia
a prendere provvedimenti strutturali e normativi: il nuovo Traforo
del Monte Bianco è, adesso, il più sicuro d’Europa.
Ma torniamo alle condanne. La più severa è per Gerard
Roncoli, responsabile della sicurezza della Società francese
di gestione del tunnel-Atmb: trenta mesi di cui sei da scontare
in carcere se confermati in appello e 12 mila euro di ammenda.
Ed ancora: 1 anno e 6 mesi e 7 mila euro di ammenda a Claudio
Lyveroulaz, di Morgex (Aosta), responsabile della sicurezza per
la Società italiana di gestione della struttura-Sitmb;
un anno a Marcello Meyseiller, di Courmayeur (Aosta), controllore
della Sitmb; 2 anni e 15 mila euro Michele Tropiano, di Pré
Saint Didier (Aosta), ex direttore di esercizio della Sitmb. Con
gli occhi lucidi, ci ha confessato: “Siamo tutti un po’
storditi. Dal punto di vista umano, ho già scontato una
condanna di sei anni, tutta la durata dell’inchiesta…
Adesso non mi resta che prendere atto della sentenza”. Le
altre condanne: due anni e 7 mila euro a Christian Basset, ex
direttore di esercizio della Società francese di gestione
del tunnel-Sgtmb; 16 mesi Daniel Claret-Tournier, controllore
dell’Atmb; 2 anni e 15 mila euro a Remy Chardon, presidente dell’Atmb;
6 mesi e 1.500 euro a Michel Charlet, sindaco di Chamonix (otto
mesi e 15 mila euro di ammenda); 6 mesi e 8 mila e 500 euro a
Chantal Lecomte, funzionario del Ministero francese dei Trasporti.
Infine le ammende per le società di gestione del Traforo:
150 mila euro alla Sitmb, 100 mila per Atmb e 50 mila euro a Sgtmb. |
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