Falsi incidenti per truffare le assicurazioni
Coinvolti due avvocati e un medico, 156 le denunce
CATANZARO - Il Comando provinciale di Catanzaro della Guardia di finanza ha eseguito un’operazione contro una presunta organizzazione criminale accusata di avere attuato una truffa per oltre cinque milioni di euro ai danni di agenzie di assicurazione attraverso il sistema dei falsi incidenti. Venti le persone raggiunte da un provvedimento restrittivo, sei delle quali in carcere, quindi 11 ai domiciliari e 4 con l'obbligo di firma; 156 quelle denunciate. In manette anche due avvocati di Catanzaro. Sequestrati beni per due milioni di euro, oltre ad una mula di 700mila euro per reati di natura fiscale.
COINVOLTI MEDICO E AVVOCATI - Le ordinanze di custodia cautelare in carcere riguardano gli avvocati Giampiero Gennaro Mellea e Antonio Bressi, oltre a Raul Mellea (fratello di Giampiero), Vitaliano Mirarchi, Rosario Murica e Fabrizio Nicoletta. Ai domiciliari il medico Giulio Cosco, il carrozziere Francesco Giglio e come falsi testimoni Angelo Barone, Bruno Candeloro, Enzo e Serafino Guido, Antonio, Emanuele e Vittorio Nicoletta. Sempre ai domiciliari sono finiti Fabio Parrubello e Luigi Scalzo detto Billy. Quattro, invece, gli obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria Maurizio Anastasi, Rosa Mazza, Alessandro e Filomena Nicoletta.
MELLEA IRREPERIBILE, POI SI CONSEGNA - Giampiero Gennaro Mellea, figura chiave dell'operazione, per ore è stato irreperibile. Come scomparso nel nulla. I finanzieri che, all'alba di oggi, hanno bussato invano alla sua porta per notificargli l'ordine di arresto spiccato contro di lui dal gip, Gabriella Reillo, lo hanno cercato in lungo e in largo per la Calabria. Fino a quando è stato lui stesso a farsi vivo. A dichiararsi disponibile a costituirsi, per difendersi nelle sedi opportune dalle accuse che gli vengono mosse. L'avvocato, tra l'altro, è molto noto in città anche per la passione per la politica: ha seduto tra gli scranni del consiglio comunale di Catanzaro dal 2006 al 2011 nelle fila del Pdl.
IL MECCANISMO DELLA TRUFFA - I dettagli dell'inchiesta sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il procuratore Vincenzo Antonio Lombardo, l'aggiunto, Giovanni Bombardieri, e comandante provinciale della Guardia di finanza, generale Antonio De Nisi.
La truffa, secondo quanto ricostruito dal Gruppo tutela economia del Nucleo di polizia tributaria, guidato dal colonnello Massimo Battaglino, è stata attuata ai danni, oltre che delle agenzie di assicurazione, del Fondo di garanzia delle vittime della strada. Gli arresti sono stati fatti dalla Guardia di finanza in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip Gabriella Reillo su richiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro, con il sostituto Paolo Petrolo. Il reato contestato è l’associazione per delinquere finalizzata alla truffa. L’importo della truffa, secondo quanto è emerso dalle indagini, è di cinque milioni di euro in un arco di tempo compreso tra il 2009 ed il 2012. La gran parte delle persone denunciate sono quelle che avrebbero ottenuto gli indennizzi sulla base dei falsi incidenti versando una parte delle somme ricevute agli organizzatori della truffa.
Gli inquirenti hanno portato avanti tre anni di indagini, intercettazioni ambientali e telematici, con risvolti di natura fiscale, hanno portato a chiudere il cerchio su una vera e propria organizzazione dedita alle truffe assicurative. E' questo quello ha spiegato il generale, Antonio De Nisi, lasciando poi la parola al procuratore Antonio Vincenzo Lombardo, per i dettagli dell'operazione denominata in codice "Violentemente investito".
Al centro della scena lo studio legale Mellea, intorno al quale ruotavano periti e medici compiacenti e una serie di falsi testimoni di sinistri inesistenti. Parti offese tutte le compagnie assicurative nazionali, rimaste a turno vittima delle frodi ordite dagli indagati con sinistri inventati o aggravati quando realmente verificatisi. L'ordinanza quasi accoglie per intero la richiesta del sostituto procuratore, Paolo Petrolo, che ha anche contestato un episodio di frode fiscale con dichiarazioni di proventi non reali. Secondo l'accusa, infatti, i principali indagati avrebbero costantemente acquistato beni poi intestati ad altri. Il procuratore aggiunto, Giovanni Bombardieri, ha poi evidenziato il lavoro della Guardia di finanza, che ha messo a nudo quella che ha definito un'organizzazione che alterava il libero mercato.
Un sistema che parte dal 2002, stando a quanto ha raccontato un collaboratore di giustizia, dalle cui dichiarazioni rilasciate nell'ambito di un diverso procedimento sono scattate le indagini confluite nell'ordinanza del gip. Tra le cui righe si parla di uno studio legale trasformato in quartier generale della frode, con tanto di IVA evasa dagli avvocati Mellea e Bressi. Sessantacinque i capi di imputazione formulati dal magistrato, al termine di un'indagine che, seppur avviata, non ha impedito agli indagati di frodare anche sul fondo garanzia vittime della strada, dal quale si attinge solo in assenza di specifiche responsabilità, ha spiegato il colonnello Mario Palumbo, che ha puntato il dito contro questo senso di legalità che mancava tra le centinaia di cittadini che si sono prestati alla truffa.
A spiegare il nome dell'operazione è stato il colonnello Massimo Battaglino, che ha ripreso il modus operandi dei legali che definivano le false vittime degli incidenti fantasma come violentemente investiti per lucrare il più possibile. Ben 5 milioni di euro il valore della frode messa in atto dal 2009 e che hanno portato ai sigilli apposti si beni mobili e immobili riferibili agli indagati.
di Stefania Papaleo
da ilquotidianoweb.it