(ASAPS) BRUXELLES – Il rinnovamento del parco veicolare,
in Europa, comincia a dare i propri frutti, se è vero
che le emissioni di CO2, sputate fuori dalle auto nuove vendute
nell’Unione Europea tra il 1995 e il 2003, si sono abbassate
del 12%, con un progresso del -1.2% in rapporto al 2002. Merito
dell’evoluzione tecnica, certo, ma anche dell’Unione
Europea, che ha tra i suoi principali obiettivi quello di abbassare
entro il 2010 non solo la sinistrosità stradale, ma anche
le emissioni di CO2, cercando di raggiungere la soglia di 120
g/km. Come? La strategia europea, varata con la gestione Prodi
e proseguita con quella di Barroso, consiste nell’aver
stilato accordi con le case automobilistiche, nei quali queste
ultime si sono impegnate a ridurre le emissioni principalmente
mediante accorgimenti tecnici, ma anche con azioni di mercato
volte a incoraggiare gli automobilisti ad acquistare autovetture
dal consumo limitato, e infine con una migliore informazione
dell’utenza circa i vantaggi di disporre di auto più
economiche. Il rapporto europeo di quest’anno, mostra appunto
i progressi realizzati dall’industria automobilistica specificatamente
in questo settore, ma evidenzia anche che senza ulteriori sforzi,
gli obiettivi non potranno essere raggiunti. Kyoto, però,
non è del tutto perduto e del resto i rapporti tra l’Unione
e i costruttori sono ormai da tempo fondati su reciproche collaborazioni.
“I buoni risultati registrati dalle aziende europee e giapponesi
a partire dal 1995 – ha detto Günter Verheugen, vice
presidente della Commissione Europea e commissario alle imprese
ed industrie – sono incoraggianti. Sappiamo che gli obiettivi
restano ambiziosi, ma i risultati finora ottenuti ci dimostrano
che la questione è presa sul serio. Da parte coreana
abbiamo ottenuto assicurazioni sul proprio futuro impegno, che
dovrebbe essere presto allineato al nostro”.
Il vice presidente della commissione europea, con delega
alle aziende Günter Verheugen
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Soddisfatto
anche il commissario europeo allo sviluppo, il greco Stravos
Dimas. “Apprezziamo – ha detto – gli sforzi dei
costruttori di auto per ottenere auto che emettano sempre minori
quantità di CO2. Spero che l’industria automobilistica
continui su questa strada, raggiungendo l’obiettivo di
140 g CO2/km previsto da un accordo volontario stilato
tra di loro. Questo sarà un ottimo punto di partenza
per ottenere il traguardo finale previsto dall’Unione Europea
di 120 g CO2/km. Sarà infatti questo –
conclude Dimas – il nostro contributo a rispettare il protocollo
di Kyoto e per ridurre la nostra dipendenza dal petrolio.
Proprio a questo riguardo, ora dovremo concentrarci sulle emissioni
di CO2 dovute ai trasporti, un settore dove non cessano di crescere”.
Il commissario europeo allo sviluppo Stravos Dimas,
a destra nella foto, nel corso di una riunione.
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Aziende |
Emissioni
CO2 2003 |
Riduzione
2003 in rapporto 2005 |
Riduzione
2003 in rapporto 2002 |
Obiettivi
intermedi |
ACEA
(1) |
163
g/km |
-11.9% |
-1.2% |
165-170
g CO2 /km nel 2003 |
JAMA
(2) |
172
g/km |
-12.2% |
-1.1% |
165-175
g CO2 /km nel 2003 |
KAMA
(3) |
179
g/km |
-9.1% |
-2.2% |
165-170
g CO2 /km nel 2003 |
Fonte
Unione Europea. Elaborazione Il Centauro-Asaps
(1) associazione europea costruttori di auto;
(2) associazione giapponese costruttori di auto;
(3) associazione coreana costruttori di auto
I dati diffusi dall’UE, confermano che da quando sono iniziati
gli impegni, l’ACEA e la JAMA hanno fatto raggiungere buoni
risultati, anche se i progressi hanno fatto segnare una lieve
battuta d’arresto nel 2003 rispetto al 2002. Più
limitato, invece il progresso dei Coreani (KAMA), che comunque
hanno evidenziato un discreto recupero nell’ultimo triennio
in valutazione. Saranno necessari sforzi maggiori per coprire
lo scarto di 9 g/km che li divide dai colleghi europei
e giapponesi. Sforzi che però dovranno adottare tutti,
se vorranno rispettare il risultato autimposto di 140 g CO2/km
entro il 2008/2009: per stare entro i margini, l’ACEA dovrà
tenere una media del 2,8%, la JAMA del 3,1% e la KAMA
DEL 3,6%. L’Unione Europea mostra anche, nel proprio rapporto,
in quale contesto venga affrontato il problema della riduzione
delle emissioni. Il solo trasporto stradale, genera oltre un
quinto delle emissioni complessive di CO2 nei 15 stati membri,
mentre il trasporto privato è responsabile di oltre la
metà delle emissioni. Ma mentre per quest’ultimo
è in diminuzione, le emissioni dei camion sono aumentate
del 22% a partire dal 1990. (ASAPS).