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Notizie brevi 18/07/2005

Monte Bianco: il ripristino dei controlli di frontiera per il momento non provoca code al valico. Presto la sentenza sul rogo

Monte Bianco
Il ripristino dei controlli di frontiera per il momento non provoca code al valico. Presto la sentenza sul rogo.
Ai primi di agosto riapertura del Frejus

“La vera strategia contro il terrorismo è l’intelligence”. Non ha dubbi Marco Allegretti, dirigente della Polizia di Frontiera sia al Traforo del Monte Bianco sia al confine con la Svizzera, nonché vice-questore aggiunto ad Aosta. Parla all’indomani della decisione presa oltralpe di ripristinare i controlli in uscita dall’Italia. Lo scopo è, chiaramente, preventivo. Ma dalla chiacchierata informale con Allegretti, si intuisce che alla frontiera è cambiato poco. Non può, in effetti, essere altrimenti. Basta fare attenzione alle statistiche: la maggior parte delle operazioni effettuate alla frontiera nel corso degli anni (come ad esempio i sequestri di stupefacenti) di solito sono frutto di “soffiate”. Intelligence, insomma, a diversi livelli a seconda dell’oggetto di indagine.
Qualche coda in effetti c’è stata, ma non sembra che la causa sia il ripristino dei controlli di frontiera. La chiusura del Fréjus ha portato ad un aumento dei transiti al Traforo del Monte Bianco, regolamentati per favorire l’interdistanza nel tunnel in osservanza delle norme di sicurezza del post-rogo di sei anni fa.
A proposito della tragedia del 24 marzo 1999: è attesa tra pochi giorni la sentenza del Tribunale di Bonneville. Tre mesi di processo e tre mesi di camera di consiglio per valutare l’enorme mole di perizie, testimonianze, consulenze, indagini, realizzate per stabilire se per quel rogo, e per 39 morti, vi siano dei responsabili. Il Traforo del Monte Bianco restò sotto sequestro per mesi, poi fu necessario parecchio tempo prima di potervi entrare senza un’adeguata protezione. C’erano residui di diossina e cianuri lì dentro, frutto della combustione dei veicoli ad elevate temperature.
Di cianuri parlò per primo l’allora consulente Pietro Lunardi, attuale Ministro ai Lavori Pubblici: li indicava come concausa della morte delle vittime, insieme alle elevate temperature dei fumi. Le immagini del rogo furono girate dai Vigili del fuoco e prima di entrare nel tunnel passarono mesi. Quelle dell’interno del Fréjus sono, invece, state girate nei giorni successivi il rogo dalle troupes televisive entrate nel tunnel senza nemmeno una mascherina, così come quelle dell’incendio del Gottardo.
Di certo, il rogo sotto la vetta più alta d’Europa fu più devastante, e non soltanto per il numero dei morti. La struttura ne uscì irrimediabilmente danneggiata: la ristrutturazione del Traforo e la relativa messa in sicurezza è durata ben tre anni, milioni gli euro investiti.
Per quanto riguarda il Fréjus, invece, si parla di riapertura per i primi di agosto. Ad annunciarlo è il neo-presidente della Giunta regionale valdostana Luciano Caveri. Se le previsioni fossero esatte, si potrebbe parlare di riapertura-record. Che fa, tuttavia, pensare: perché non si è colta l’occasione per potenziare la sicurezza nel Fréjus? Certo, i lavori sarebbero durati almeno fino al 2006, e per allora ci saranno le Olimpiadi. A due passi da lì.

Maria Teresa Zonca


Lunedì, 18 Luglio 2005
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