Italia sempre più vecchia, sicurezza a rischio
La longevità degli italiani potrebbe interrompere il trend positivo che da dodici anni ha visto dimezzarsi il numero delle vittime della strada. Dai 7.096 del 2001 ai 3.653 del 2012. A spiegarne le ragioni di questa inversione di marcia è lo studio realizzato da Fondazione Unipolis, presentato a Roma nell’ambito di Citytech, insieme al nuovo sito www.sicurstrada.it .
Il punto di partenza è l’aumento della popolazione con più di 65 anni da qui al 2040: quasi 20 milioni di persone, rispetto ai 12 milioni e mezzo del 2012, un incremento di ben il 57%; peraltro gli ultraottantenni passeranno da 3,7 a 6,5 milioni (più 74%). Proprio questo dato così positivo determinerà una crescita del numero dei morti sulle strade.
Già oggi, infatti, (dati 2012), sulle strade italiane muoiono 83 persone per milione tra gli over 65 (che salgono a 106 per gli ultraottantenni), contro i 55 per milione tra gli under 64 e una media di 61 vittime per milione sull’intera popolazione. Proiettando questi dati al 2040 si avrà un incremento del numero dei morti per sinistri stradali di quasi il 12%, cioè, in totale, 4.086, con un incremento di 433 unità sul 2012.
Questo, naturalmente, se non verranno realizzate politiche adeguate di prevenzione e tutela, soprattutto nei centri urbani e nelle grandi città, dove si concentra la maggior parte – i tre quarti del totale – degli incidenti e il più elevato incremento di vittime, soprattutto pedoni (e ciclisti), anziani in particolare.
Insomma, mentre si assiste a un significativo decremento delle cosiddette “stragi del sabato sera” nelle quali perdono la vita giovani e giovanissimi, una nuova emergenza si profila sulle strade: quella degli anziani.
Ma si può invertire questa tendenza, è possibile perseguire l’obiettivi del dimezzamento del numero dei morti sulle strade al 2020, così come indicato dall’unione Europea? E’ possibile evitare che dopo i giovani siano gli anziani a pagare il prezzo dell’insicurezza stradale?
I dati presentati richiamano la assoluta necessità di porre rinnovata attenzione e impegno nello sviluppo di politiche e azioni mirate a ottenere un maggior rispetto delle regole della circolazione, ma soprattutto a promuovere interventi nelle città volti a ridurre la congestione del traffico motorizzato e a favore di forme più avanzate di mobilità sostenibile.
Dal potenziamento del trasporto pubblico, all’estensione delle aree pedonali, non solo nei centri storici, ma anche in periferia; dall’ampliamente della rete delle piste ciclabili, in sede protetta, per favorire i trasferimenti di breve raggio entro i 5/10 chilometri all’incremento delle strade con più bassi limiti di velocità, le cosiddette “zone 30”. Si tratta di interventi che possono davvero contribuire a ridurre gli incidenti e le conseguenze più nefaste, tutelando in particolare gli utenti più vulnerabili della strada, gli anziani, appunto, ma anche donne e bambini. Scelte che possono ridurre l’inquinamento e garantire una qualità della vita migliore e più salubre ai cittadini e alle comunità.
Particolare importanza, inoltre, riveste una legislazione che ponga al centro la tutela delle persone più deboli. Un risposta in tal senso dovrebbe venire dalla riscrittura del Codice della Strada, attualmente all’esame della Camera dei deputati, come ha sottolineato Paolo Gandolfi, relatore del disegno di legge delega al governo per la riforma del Codice, intervenuto, insieme a Walter Dondi, direttore della Fondazione Unipolis e a Giordano Biserni, presidente di Asaps – Associazione amici e sostenitori della Polizia Stradale, alla presentazione dello studio e al rinnovato sito www.sicurstrada.it .