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Notizie brevi 20/06/2014

Il "mistero" delle auto radiate per esportazione

L'allarme arriva da Assodem, l’associazione di categoria degli autodemolitori che opera all’interno di Fise Unire/Confindustria a fronte dell’impennata del fenomeno

Che fine fanno le auto radiate per esportazione? A chiederselo è Assodem, l’associazione di categoria degli autodemolitori che opera all’interno di Fise Unire/Confindustria a fronte dell’impennata del fenomeno. Secondo l’ente, nel 2013 sono stati oltre settecentomila i veicoli che avrebbero dovuto varcare i nostri confini a seguito dell’avio della relativa pratica. Il condizionale è però d’obbligo poiché gli illeciti sotto il profilo fiscale, di responsabilità civile e ambientale, sono piuttosto numerosi.
“Un caso è quello della reimmatricolazione con targa estera – spiegano all’Assodem – molte auto di lusso continuano di fatto a circolare sul territorio nazionale, evitando però il pagamento del superbollo, ostacolando la notifica delle multe e nascondendosi anche dagli occhi del redditometro. Non è tutto. Delle auto radiate per esportazione in alcuni casi si perde qualsiasi controllo: spesso queste non vengono più immatricolate nel paese estero, alimentando mercati illeciti di ricambi e approvvigionando centri di raccolta non autorizzati.

 

Tutto passa dall’applicazione dell’articolo 103 del nuovo Codice della strada. La richiesta di esportazione definitiva del veicolo all’estero può essere presentata prima che il veicolo sia trasferito e immatricolato all’estero o in un momento successivo, quando cioè il veicolo è già stato trasferito e immatricolato (con nuove targhe straniere) nel paese straniero. A inoltrare l’istanza può essere anche un soggetto proprietario ma non intestatario del veicolo”. Un problema quindi non di poco conto che si ripercuote negativamente non solo sulla categoria degli autodemolitori.

 

“Il fatto che venga consentito di radiare prima di esportare dà luogo però a numerose ricadute negative – precisa Anselmo Calò, presidente Assodem – la cancellazione dell’auto dal registro, senza la contestuale iscrizione in un Pra estero, fa entrare il veicolo in una sorta di limbo. Da quel momento si interrompe l’obbligo del pagamento della tassa automobilistica. Così come viene meno la tutela di eventuali terzi danneggiati dalla circolazione del mezzo, che non ha più un intestatario”.
Assodem solleva poi un altro problema legato all’illecito smaltimento dei cosiddetti “end life vehicle”.
“Secondo le nostre stime circa il 30-40% dei veicoli radiati per esportazioni non rientrano nella mobilità del paese di destinazione, ma finiscono per essere demoliti all’estero – aggiunge Calò –  questo avviene soprattutto nel Nord Africa e nell’Est europeo. È facile comprendere che in questo modo la normativa ambientale risulta completamente disattesa. Inoltre vengono mortificati, sia moralmente sia economicamente, tutti i centri di demolizione professionali italiani che hanno investito per essere in regola e per rispettare la salvaguardia ambientale. Ci troviamo davanti a un fenomeno di concorrenza sleale, ma le istituzioni fingono di non vedere un’evidenza che coinvolge tutti, in termine di sicurezza, di gettito erariale e di mercato”.

 

E non finisce qui poiché Assodem denuncia un’ulteriore pratica scorretta in voga ultimamente che vede effettuare il “saccheggio” dei pezzi dai veicoli radiati per esportazione direttamente in Italia. “Le auto vengono smontate in centri incontrollati da personale straniero – sottolinea Calò – e i ricambi riutilizzabili sono successivamente esportati con fatturazioni di comodo, mentre le carcasse finiscono abbandonate o cedute in maniera poco trasparente a terzi”.
L’Associazione ha più e più volte lanciato un grido d’allarme e denunciato in più sedi il problema, dal ministero dell’Economia a quello dell’Interno, fino all’Aci e al dicastero dei Trasporti, ma senza risultati apprezzabili.
“Non servono stravolgimenti o interventi normativi –  conclude Calò – le soluzioni sono semplici. La domanda di radiazione per esportazione va consentita esclusivamente all’ultimo proprietario intestatario del veicolo, come già avviene in caso di radiazione per demolizione. Per tracciare le transazioni economiche la radiazione per esportazione e la cessione del veicolo dovrebbero essere supportate da copia della fattura emessa secondo la disciplina Iva che regola l’esportazione (art. 8 e/o 41 del dpr n. 633/1972, ndr), qualora il cedente sia un soggetto passivo Iva, oppure da titolo equipollente nel caso di transazione fra privati”.

 

Assodem chiede infine che venga introdotto l’obbligo di far pervenire al Pra italiano le informazioni di avvenuta reimmatricolazione del veicolo nel paese di destinazione in modo così da scongiurare l’eventuale beffa che vede l’Italia in deficit di rottami ferrosi e che paradossalmente deve comprare all’estero. Insomma, è come aggiungere un danno al danno. (m.r.)

 

da repubblica.it/motori

 


 

In effetti i trucchi nelle dinamiche delle vetture radiate per esportazione sono numerosi  e frequenti. L'allarme ci sembra giustificato. (ASAPS)

 

 

 

 

Venerdì, 20 Giugno 2014
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