“Al lavoro in bicicletta?
Per l’Inail è proibito”
COSSATO - Andare a lavorare in bicicletta fa bene alla salute. O meglio dovrebbe. Sempre che non vi capiti di avere un incidente, perché in quel caso l’Inail non accetta di indennizzarvi. E’ quanto accaduto a una donna di Cossato, Paola Tal. «Da Cossato a Valdengo vado a lavorare in bicicletta – racconta -. La utilizzo per svariati motivi, non ultimo poter fare un po’ di movimento. L’incidente è successo il 3 aprile, quando al passaggio a livello di Valdengo sono caduta, ferendomi un ginocchio. Entro al lavoro alla Bonprix e mi accorgo di essere sporca di sangue. Vengo medicata e scopro di avere un buco di tre centimetri. Così mi hanno accompagnato in ospedale e sono rimasta a casa per dieci giorni».
Sembrerebbe un normalissimo caso di infortunio «in itinere», ovvero avvenuto durante il percorso di andata e ritorno dal luogo di abitazione a quello di lavoro. Invece, dopo alcune settimane l’Inail ha mandato una comunicazione lapidaria: «Sono emersi ulteriori elementi di giudizio, pertanto non spetta alcuna indennità, in quanto l’infortunio si è verificato a bordo di un mezzo privato, il cui uso non era necessario». Paola Tal è rimasta di stucco: «Sono andata dai sindacati, non tanto per una questione di soldi, ma di principio -. Mi hanno risposto che con tutti i problemi che ci sono faccio male a impuntarmi su queste piccolezze, e mi hanno detto di andare al lavoro in pullman. Non considerano però che nei miei orari ci sono poche corse, inoltre l’autobus si ferma in via Milano e dovrei comunque fare un tratto a piedi. Mi sembra una situazione assurda. Alla fine non so quantificare quanto ci ho rimesso, ma la cosa che non mi va giù è che altri mi dicano che non posso utilizzare la bici, cercando di agganciarsi a ogni minimo appiglio. Si parla tanto di inquinamento, di non usare l’auto e poi ci scontriamo con queste situazioni. Comunque io continuerò ad andare a lavorare in bicicletta».
di Marco Perazzi
da lastampa.it
La bicicletta? Te la disincentivo io! (ASAPS)