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Notizie brevi 21/06/2005

Francia - 14 proposte dai motociclisti per migliorare la vita dei centauri sulle strade. 300 mila sottoscrittori costringono il governo a prestare orecchio

Francia, 14 proposte dai motociclisti per migliorare la vita dei centauri sulle strade. 300 mila sottoscrittori costringono il governo a prestare orecchio


Il delegato interministeriale a capo della Sécurité Routière francese, Remy Heitz

(ASAPS) PARIGI – Uno dei motoclub – se così lo si può chiamare – che in Francia raccoglie il maggior numero di accoliti, è quasi una forza politica. 300mila aderenti, ad un sodalizio che trova il proprio coordinamento in una compagnia assicurativa, la AXA, non sono certo uno scherzo e proprio nei giorni scorsi ha prodotto un documento che sa tanto di dichiarazione d’intenti, formata da 14 proposte “che serviranno a migliorare – qualora venissero recepite – l’uso della moto e la sicurezza dei motociclisti”. A farsi carico dell’analisi della proposta, il responsabile della Sicurezza Stradale, organismo interministeriale che da molto tempo in Francia opera in forma autonoma, quasi come un ministero a parte. Remy Heitz, avrà ora il compito di passare in rassegna questa complessa ed articolata richiesta, che in alcuni punti entra in netto contrasto con la politica francese degli ultimi anni, che francamente sembra aver comunque centrato l’obiettivo europeo di dimezzare la mortalità entro il 2010. Ma come è formata questa proposta? A leggerla, per sommi capi, si comprende che chi l’ha redatta non è un novellino. In ogni caso tutto ruota attorno alle auto, alle moto ed ai rispettivi comportamenti; vediamo. I fari di giorno: manco a dirlo, sono la spina nel fianco di tutta la durata in carica del ministro dei trasporti Gilles de Robien (oggi ministro dell’Educazione Nazionale) durante il governo Raffarin. Ne abbiamo parlato spesso anche noi di Asaps, ed abbiamo cercato di riportare per intero tutta l’evoluzione crescente della polemica. Da una parte il ministro, che con molta serietà ha ottenuto un periodo di prova, esortando i francesi ad utilizzare i fari anche nelle ore diurne e poter creare così un arco temporale campione da confrontare con l’ultimo periodo utile, nel quale i fari erano rigorosamente spenti (a parte quelli dei motociclisti). Dall’altra i centauri francesi, che i fari li tengono azionati da decenni e che ritengono pericolosa la generalizzazione della misura, in quanto abbasserebbe la soglia di attenzione dei conducenti di 4 o più ruote nei confronti del traffico incrociato. Un bel dilemma, soprattutto se si considera che in altri stati europei (come ampliamente enunciato nell’ultima inchiesta della nostra rivista Il Centauro) quella richiesta è già legge da tempo. Ma con una richiesta a sorpresa, club 14 (così si sono definiti gli autori di queste 14 richieste) non raccomanda l’aborto di questa misura, precisando che se il governo decidesse di metterla in pratica, “sarà comunque necessario trovare un altro modo per contraddistinguere i conducenti delle dueruote”. L’ira della FFMC, la Federazione Francese dei Motociclisti in Collera, capace di smuovere migliaia di centauri in protesta sui Campi Elisi, non si è fatta attendere, ma Serge Morelli, leader del Club 14 ribadisce che “non è possibile esprimere giudizi prima della fine del 2005, quando terminerà il periodo di sperimentazione”. Dalla sua parte ci sono del resto autorevoli anfitrioni del motociclismo, come Philippe Monneret.


La grinta di Philippe Monneret il giorno della sua prima vittoria, in sella ad una 125, nel 1976: per lui, la sicurezza stradale non è una cosa di categoria, ma riguarda tutti

Lui, ex campione di motociclismo, fondatore di una scuola di guida sicura per centauri e commentatore francese di Eurosport per il motomondiale, non ha infatti mancato di far sentire la sua voce, pacata per la verità, ma assolutamente autorevole. “La strada – ha detto – si divide per forza: non possiamo rifiutare maggior sicurezza per gli automobilisti”. Come dire: “signori, con tutti i fari accesi non ci distinguiamo più, ma i benefici sono maggiormente generalizzati”. Immaginarsi la sommossa ma anche la riflessione sulla questione, in parte vissuta – a nostro parere – con eccessivo integralismo di parte. Ma cosa vuol dire, “trovare un altro modo di distinguere i motociclisti”? AXA, che spinge il Club 14, ricorda che nella navigazione marittima ci sono svariati tipi di luci e di colori, per contraddistinguere le varie tipologie di natanti. Alla compagnia assicuratrice hanno risposto (come era evidente) con un certo scherno i più audaci: sui passi italofrancesi, nei giorni scorsi, molti facevano battute mimando agli amici italiani fari oscillanti montati su alberi maestri montati sul serbatoio delle moto. Scuotevano le testa, quando qualcuno meno contrario faceva notare che da Remy Heitz era giunta notizia di una sperimentazione in corso. Chiacchiere, dunque, e polemiche, che si fanno meno taglienti sulla seconda proposta, ovvero l’apertura alle dueruote delle corsie preferenziali. Monneret, che di velocità se ne intende, non la manda a dire dietro. Corsie preferenziali ai motociclisti? “peccato – dice – che siano vietate alle moto, visto che tutti partono dal presupposto che i motociclisti non rispettano i limiti di velocità. Facciamoli rispettare, allora, e verbalizziamo chi non rispetta le regole”. Qualcuno, anche al governo, aveva ipotizzato di aprire le corsie dei bus anche ai centauri, ma è stata rappresentata la pericolosità di avvicinare troppo le moto ai ciclisti, proprio in considerazione delle differenti velocità. Per risolvere questo problema, il pilota non ha dubbi: si vada piano. Ma anche su questa questione, il capo della Sicurezza Stradale glissa, lasciando la responsabilità delle decisioni agli enti locali, proprietari delle strade. Il sorpasso delle code: sembra un’ovvietà, ma in realtà in Francia (e anche in alcune circostanze in Italia), è una manovra vietata. Certo, nel Belpaese si può – in ambiti urbani – agevolarsi al semaforo, a destra o a sinistra, ma in Francia è assolutamente… interdit. Il codice dà via libera anche in Belgio e nei Paesi Bassi, mentre in Svizzera qualcosa si sta muovendo, sull’onda di una petizione sottoscritta da quasi 20mila motociclisti presentata nei giorni scorsi a Berna, dove è stata affidata ad un gruppo di parlamentari motociclisti. Un divieto considerato stupido da molti, tra cui lo stesso campione Monneret. Club 14 propone una modifica alla norma, chiedendo la possibilità di superamento a sinistra, ma incontrando ancora una volta la risposta prudente del delegato interministeriale, che al settimanale internettiano Moto Net risponde che “stiamo valutando l’idea, ma prevedere una piccola corsia di sorpasso per i soli motociclisti sembra complicata sul piano pratico. Dobbiamo fare attenzione a tutto quello che facciamo, visto che moltissimi incidenti avvengono così, nonostante la pratica sia di fatto vietata”. Non sfugge, tra le proposte, quella di un allargamento dei parcheggi in città, ma anche in questo caso dal governo di Parigi la palla viene abilmente passata alle ali costituite dagli enti locali. Prudenza o evasione? È quello che si chiedono i motociclisti anche alla luce della risposta data alla quinta proposta, che pone la questione dei neopatentati. In Francia, infatti, la legge prevede che i novellini delle due ruote non possano cavalcare più di 34 cavalli (25 kw), particolare che limita enormemente il mercato, nel quale il panorama offre pochissimo. Si vorrebbe modificare la norma, intervenendo sul peso/potenza e l’età del patentato, ma Heitz ribatte che su questo l’Europa (che in Francia non è molto popolare, almeno al momento), non intende prendere una strada troppo farraginosa. Le revisioni periodiche non sfuggono all’attenzione del Club, che vorrebbe non tanto una revisione a scadenza – come oggi è – ma un sistema che premiasse che effettua controlli frequenti. Ovviamente, e su questo siamo d’accordo con Heitz, la risposta è categorica: no. Ma esattamente come in Italia, anche la Francia è alle prese con una carenza di circuiti sui quali dare pieno sfogo alle voglie dei centauri più borsaioli: costi inaccessibili e mancanza di impianti. Lo sanno bene, dalle nostre parti, gli amici di Pistalibera, ma almeno su questo fronte i cugini transalpini hanno ottenuto il pieno appoggio delle istituzioni. Il delegato della Sicurezza Stradale lavorerà a costituire partenariati tra enti pubblici e strutture private. Si parla poi di caschi, di abbigliamento corretto, di addestramento pratico e di tutte quelle accortezze che possono rendere infinitamente più sicura la circolazione delle moto, senza dimenticare l’accenno alla carenza delle infrastrutture. Di tutto di più, ma l’importante è parlarne. (ASAPS)


Martedì, 21 Giugno 2005
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