Aveva ucciso
due persone nel 1997, ne ha uccise altre due lunedì scorso. Era
ubriaco nel 1997 ed era ubriaco tre giorni fa. Forse, stavolta, aveva
in auto anche della droga: due fialette e una siringa sono al vaglio
degli inquirenti.
Ci riferiamo al caso di un 27enne di Adria, che il 13 dicembre 1997
uccise una coppia scontrandosi frontalmente con l’auto di Gian
Mario Trombini, 43 anni, e Sandra Luana Mancin, 42 anni.
Lunedì scorso il giovane, 27 anni, aveva un tasso di alcol nel
sangue pari a 1,3 (oltre il doppio di quello consentito): ha perso il
controllo della sua auto ed è finito addosso a quella di due
pensionati di quasi 70 anni, Riccardo Sattin e sua cognata Lina Bacchin,
madre di tre figli tra i quali un vigile urbano.
Sono morti sul colpo.
L’Asaps si chiede ora se non sia il caso di fermare i serial killer
della strada, coloro che dopo aver ucciso una volta, sono legittimati
a tornare alla guida perché in grado di superare il test psico-attitudinale,
che andrebbe invece reso ancor più severo.
Nessuno pensa che con le forche rivolte al cielo o gridando "in
galera, in galera" si possano risolvere i problemi della nostra
società, ma restituire la patente ad un conducente che uccide
una o più persone per la sua sconsideratezza è un atto
di bontà che non ci possiamo permettere.
Spesso chi subisce la sospensione della patente per guida in stato di
ebbrezza o per eccesso di velocità è recidivo.
I risultati li vediamo ogni giorno, con habitué del fiasco che
uccidono 4 persone in pochi anni e, a distanza di 12 mesi dall’evento,
possono sostenere di nuovo gli esami.
Sarebbe forse opportuno mettere gli ubriachi in una lunga quarantena
e tornare a dare loro fiducia solo dopo comprovata astinenza. Altrimenti
sarebbe davvero meglio non restituire più un documento che diventa
Licenza di Uccidere.
Forlì, 11 marzo 2004.
Giordano
Biserni
Presidente ASAPS