Licenziati in Italia, assunti in Romania la tratta degli schiavi camionisti
Altro che truck driver. Qui a Genova, al porto, li chiamano i disperati dei container. Una pattuglia più o meno folta di autisti stranieri: Europa dell’Est, quasi tutti. Dormono e mangiano sul tir, non hanno docce, fanno il bucato in bacinelle e stendono sui fili che hanno tirato tra un mezzo e l’altro. Questa è la loro vita per cinque, sei mesi, un anno al massimo. Poi tornano a casa: Romania, Bulgaria, Polonia. In tasca hanno poche migliaia di euro, meno di quanto avrebbe un autista italiano nello stesso periodo. Eppure loro e gli altri - gli italiani - fanno lo stesso mestiere. Sono autotrasportatori. Quelli dell’Est lavorano come i nostri connazionali per aziende italiane, ma sono stati assunti con agenzie interinali nei loro Paesi d’origine, per risparmiare su paga e contributi. È legale, lo fanno tutti, si sa che funziona così. Ma adesso in questo meccanismo infernale ci sono finiti pure gli autisti stranieri che risiedono da noi. Gente che vive qui da vent’anni, che nel nostro Paese ha famiglia, casa, un mutuo che pesa sulle spalle. Peggio. A volte capita pure che i dipendenti regolarmente contrattualizzati in Italia vengano licenziati, assunti dall’agenzia interinale straniera e richiamati nello stesso posto di lavoro. Una beffa per loro e un inganno per lo Stato.
di Lorenza Castagneri
da ilsecoloxix.it
I disperati dei container. Siamo a questi livelli. (ASAPS)