Regno Unito, sicurezza stradale da record
In calo la mortalità sulle strade del Regno Unito. Lo scorso anno in Inghilterra sono diminuiti i decessi legati agli incidenti stradali come pure il numero dei feriti gravi e i sinistri con lesioni. Lo rende noto l’Associazione sostenitori amici polizia stradale nell’ambito dell’attività costante di monitoraggio di quanto avviene sulle strade del Vecchio Continente, sulla base del bollettino del Dipartimento del Trasporti britannico. Per il Paese di Sua Maestà è il risultato migliore dal 1926 e corrisponde alla metà esatta del numero dei decessi fatti registrare nel 2000.
“Se ce n’era bisogno, questa è la dimostrazione che Oltremanica fanno sul serio – sottolineano all’Asaps – e quando proviamo sollievo nel rilevare che in Italia si contano oggi 3.653 vittime e 264.716 feriti (dati del 2012), magari pensando al paragone con 10 anni fa (6.563 morti e 356.475 feriti), ricordiamoci anche che la popolazione inglese equivale quella italiana e che, dunque, il rischio morte sulle strade italiane è ancora doppio. Eh sì, le cose stanno proprio così, e non è tutto: nel Regno Unito la polizia, nel corso del 2013, ha rilevato un calo degli incidenti con il coinvolgimento di bambini (0-15 anni di età) pari al 9%, con un calo di morti e feriti ancora più marcato e pari al 13%. Il tutto nonostante il traffico sia invece aumentato dello 0,4%. Le statistiche mettono al primo posto, nella classifica nera, gli occupanti delle vetture, che da soli
rappresentano il 46% degli uccisi, seguiti dai pedoni (23%) e dai motociclisti (19%)”.
L’analisi dell’Asaps entra poi nel dettaglio delle diverse tipologie di incidenti stradali:
“Le vittime complessive in autovetture sono state 785: il 44% in meno rispetto al 2005. I pedoni rimasti sul selciato nel 2013 sono stati 398 (in Italia 564 nel 2012) numero che, come già detto, risulta calato del 5% rispetto all’anno precedente; in calo anche i feriti gravi tra questa categoria di utenti, la più debole in assoluto, che in tutto sono stati 4.998 (-10%). A proposito di utenze deboli: il numero di ciclisti rimasti uccisi in scontri è diminuito dell’8%: 109 contro 118 (289 in Italia). A proposito di questa categoria, gli esperti del governo britannico fanno però notare che il numero di vittime è sempre rimasto oscillante, negli ultimi 6 anni, tra 100 e 120 e che le fluttuazioni sono ancora troppe per poter cantare vittoria: sono diminuiti però anche i ciclisti feriti gravemente (-2%, in tutto 3.143) e questo dato fa ben sperare perché era dal 2000 che questa voce non faceva registrare una flessione.
I bambini di età compresa tra i 0-15 anni rimasti uccisi sono stati 48 (-9% rispetto ai 61 del 2012); quelli feriti gravemente sono stati in tutto 1.932 (-13%) e si tratta della rilevazione più bassa dal 1979”.
A questo punto l’Asaps riporta alcuni dati rilevati dal suo Osservatorio sulle nostre strade:
“In Italia le vittime tra i bambini nel 2013 sono state 52, ma la fascia d’età di nostra rilevazione va da zero a 13 anni, dovendo per forza escludere dalla nostra rilevazione i 14 e i 15enni perché entrerebbero in gioco i ciclomotoristi. Istat, che rileva fino a 14 anni, nel 2012 ha contato 51 vittime. La fascia d’età successiva va da 15 a 19 e in questo ambito, nel 2012, le vittime in Italia sono state 184.
L’unico dato in controtendenza è quello dei centauri: il numero dei caduti tra i motociclisti è infatti cresciuto dell’1%, da 328 vittime registrate nel 2012 alle 331 del 2013 (in Italia 904 vittime fra motociclisti e ciclomotoristi). Si tratta del primo aumento dal 2006, ma scendono i feriti gravi (-3% con 4.866 ricoveri) e la sinistrosità complessiva della categoria (-3% con 18.752 casi). Purtroppo però, all’aumento di vittime corrisponde anche una diminuzione del traffico veicolare della categoria dei motocicli del 5% e questo impone una riflessione”.
Insomma nel Belpaese la strada per ridurre drasticamente il numero degli incidenti stradali è ancora molto lunga. (m.r.)
Repubblica Motori ci riprende. (ASAPS)