Monito
tedesco: alla larga dai tunnel italiani!
di Patrizia Amaducci |
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Se
sul sistema dei valichi alpini italiani, nettamente insufficiente
a soddisfare la domanda di transiti, si piange, certamente non si
ride volgendo lo sguardo sulla rete delle nostre gallerie. Troppe,
male attrezzate e obsolete… Insomma, quanto basta per scoraggiare
la transumanza nord-sud – sempre attraverso le Alpi –
del popolo di vacanzieri tedeschi verso il Belpaese.
Arriva l’estate e, come ogni anno, arrivano i tormentoni, musicali e non. Così ci si prepara alle "partenze intelligenti", ai "tirroristi" (ma quanto è brutto questo termine? Persino il computer lo sottolinea in rosso), alle orde di turisti – tedeschi in pool position – che invaderanno le nostre città d’arte, ma soprattutto i nostri litorali. O almeno, così si augurano tutti gli operatori del settore, albergatori in primis, già allertati da una Pasqua non entusiasmante, archiviata con un –13% di presenze straniere. Attenzione però! Lassù qualcuno non ci ama… Eh già! Se l’anno scorso il brusco battibecco tra Shulz e Berlusconi aveva raffreddato gli animi dei teutonici viaggiatori e l’ombra oscura di Al Quaeda offuscava il solleone minacciando attacchi terroristici in Italia, quest’anno il monito a evitare il Belpaese arriva direttamente dall’Adac, ovvero l’Automobil club tedesco. Secondo questa associazione l’Italia detiene il record europeo di tunnel stradali, e fin qui nulla da ridire. Addirittura 227 di quelli aperti al traffico hanno una lunghezza superiore ai 500 metri, più del quadruplo rispetto alla confinante Austria (che ne conta 52), molti di più di quelli che si contano in territorio tedesco. Ma d’altra parte l’Italia è seconda solamente al Giappone in quanto a sviluppo di gallerie stradali con gli oltre 1000 km (550 in autostrada e 470 sulle strade statali) di tunnel lungo lo Stivale. Il comunicato dell’Adac comincia però a suonare "stonato" quando sostiene che molti tunnel italiani sono stati costruiti tanti anni fa e che non c’è alcun interesse da parte delle autorità tricolori (ministero delle Infrastrutture, Anas e Aiscat) a farne valutare la sicurezza. Che dire? Bisogna ammettere che qualche preoccupazione dell’istituto tedesco la condividiamo – il 75% della rete di gallerie stradali è stata progettata negli anni 60 e realizzata nei 70 – ma forse questo allarme potrebbe anche giocare un poco a nostro favore. Legare infatti il problema infrastrutturale al traffico, alla incidentalità, ai pedaggi, alla velocità commerciale, è oramai più che scontato; nuovo, invece, è affiancarlo al turismo, uno dei settori più floridi del nostro paese. Chissà, forse si potrebbe anche azzardare di avanzare la richiesta di un aiuto supremo, magari rivolgendosi direttamente al nuovo inquilino del Vaticano. Lui che sicuramente ha a cuore l’incolumità dei suoi connazionali in pellegrinaggio verso la Santa Sede potrebbe così contribuire ad alleviare anche le pene dei tanti utenti della strada. Quelli di tutti i giorni, non solo il popolo di vacanzieri… La classifica delle gallerie stradali Italia oltre 1000 km Austria 210 km Francia 180 km Svizzera 140 km Spagna 100 km Germania 70 km Una ricerca sulla sicurezza in galleria L’ultima ricerca di Eurotap (European Tunnel Assessment Programme) sulle condizioni di sicurezza dei tunnel stradali in Europa ha visto testare una cinquantina di gallerie, in gran parte degli stati membri della Ue, nell’ambito di un piano di monitoraggio voluto dalla Commissione europea. In prima fila, nel finanziamento dell’investigazione, l’automobile club tedesco (Adac), che ha poi raccolto l’adesione di altri omologhi organismi negli altri paesi, tra cui l’Automobil club italiano. Si tratta di un piano che ha in programma, nel prossimo biennio, di esaminare altri manufatti, tra i 150 ed i 200, nella sconfinata rete viaria della vecchia Europa. La palma delle migliori gallerie è detenuta da quelle autostradali di Markusberg, in Lussemburgo, (sulla A13 tra Petange e Schengen) e di Ottsdorf, in Austria (sulla A9 tra Linz e Graz), entrambe di recente inaugurazione (la prima nel 2003 e la seconda nel 2004), e quindi in grado di rispondere agli standard di sicurezza Ue. All’interno sono attive videocamere di sorveglianza, sensori per il rilevamento dei fumi tossici e incendi, o per l’allertamento in caso di blocco del traffico, dotate di uscite di sicurezza e di sistemi per il cadenzamento dei veicoli. La maglia nera è invece toccata a due tunnel italiani lungo la SS E45, tra Perugia e Ravenna, risultati mancanti di illuminazione, di spazi per la sosta di emergenza, di uscite di sicurezza insufficienti di telecamere e persino di idranti. Bocciata inesorabilmente anche la galleria San Pellegrino, sulla strada statale 675 tra Orte e Terni. Non solo bocciati, ma anche promossi: tra i tunnel più sicuri, quello di Piè di Castello, sulla A22 del Brennero in prossimità dello svincolo di Trento e il traforo del Monte Bianco che oggi è quanto di più sicuro ci possa essere. Tornando all’Europa, il caso italiano non è il solo che presenta lacune. Grazie ai 49 tunnel ispezionati, infatti, il vecchio continente ha messo in luce grandi contraddizioni, con 18 gallerie giudicate "molto buone", 14 "buone", 9 "sufficientemente sicure" ed altre 8 "non sicure". Il gelo in galleria Congelare il terreno sovrastante per aumentare la sicurezza nella costruzione di gallerie. Questa la nuova tecnica adottata nella realizzazione di due gallerie dell’autostrada del Monte Bianco. Air Liquide, società leader mondiale nel settore dei gas tecnici e medicali, ha infatti avviato la fornitura di 4 milioni di litri di azoto liquido a SGF-INC del Gruppo Impregilo, per il congelamento del terreno sovrastante le due gallerie che verranno costruite nei pressi di Courmayeur. Questa tecnologia che consente di consolidare il terreno e renderlo impermeabile, in modo da poter eseguire lo scavo delle gallerie autostradali in piena sicurezza, è considerata anche eco-compatibile in quanto – come assicura l’azienda – non prevede l’immissione nel terreno di prodotti inquinanti come resine o cemento; l’azoto, infatti, dopo aver raffreddato il terreno, ritorna in atmosfera allo stato gassoso senza lasciare residui. |
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