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Le automobili ora sono "intelligenti"

Il progetto Usa per aumentare la sicurezza stradale

Presto anche le automobili saranno "connesse" tra loro e in un futuro non troppo lontano i veicoli saranno in costante e armoniosa comunicazione, pronti ad avvisare istantaneamente il conducente su possibili pericoli stradali nelle vicinanze.
E' questo l'obiettivo di una sperimentazione avviata dall'Università del Michigan e finanziata dal  Dipartimento Trasporti degli Stati Uniti, che, come riportato dal New York Times, ha avviato un piano affinché nei prossimi anni la tecnologia chiamata "comunicazione vehicle-to-vehicle (V2V)" sia installata in tutte le automobili e i tir degli Stati Uniti.

 

La tecnologia funziona in maniera molto semplice: quando un motociclista o un automobilista frena improvvisamente, un guidatore distratto passa con il rosso ad un incrocio o un camion avanza minaccioso sulla corsia di sorpasso, il cruscotto delle macchine vicine si illumina immediatamente per segnalare il possibile pericolo, fornendo ulteriore tempo di reazione a chi si trova alla guida e permettendo così di evitare eventuali tamponamenti o situazioni di pericolo.

 

Se il progetto avrà successo, i benefici potrebbero essere considerevoli. Il Dipartimento Trasporti prevede che 8 incidenti su 10 potrebbero essere evitati. Un recente rapporto della National Highway Traffic Safety Administration, l'agenzia governativa che si occupa della sicurezza stradale, afferma che con il dispositivo potrebbero esserci 600mila incidenti in meno, contribuendo a salvare più di mille vite all'anno.
Al progetto stanno lavorano i ricercatori dell'Università del Michigan, insieme a colleghi del governo e di alcune industrie automobilistiche. Anche Google sta sperimentando il nuovo apparecchio sulle sue automobili senza conducente, ma la tecnologia può essere già adattata anche alle automobili tradizionali.

 

La  National Highway Traffic Safety Administration ha stimato che l'aggiunta di questo congegno non influirà eccessivamente sul costo complessivo dei veicoli: dal 2020 l'aggravio sarà solo di 350 dollari. L'agenzia si aspetta un calo dei prezzi delle componenti tecnologiche, come accaduto, ad esempio, con la videocamera per lo specchietto retrovisore. Dalla fine della decade, se tutto andrà secondo i piani, i veicoli americani saranno parte di un network e condivideranno costantemente informazioni mentre sono in viaggio.
Le sperimentazioni sono già in fase avanzata. A testare il nuovo dispositivo su strada sono 3mila cittadini di Ann Arbor, cittadina a ovest di Detroit, che ospita l'università dello Stato e lo University of Michigan Transportation Research Institute che sta conducendo l'esperimento.
I trasmettitori installati sui veicoli mandano e ricevono informazioni 10 volte al secondo: velocità, direzione, località e altri dati che le case automobilistiche e le autorità federali sperano possano essere alla base di una nuova era di sicurezza stradale.
La vera novità, rispetto alle tecnologie odierne, è la possibilità da parte del dispositivo, sfruttando una rete wireless, di registrare qualcosa che non è possibile vedere ad occhio nudo. Una rivoluzione rispetto ai moderni "occhi elettronici che ci aiutano a parcheggiare o ci avvisano quando cambiamo corsia, ma segnalano solo quello che vedono.

 

I test condotti su strada hanno mostrato i possibili usi di questo sistema: possiamo sapere, avvicinandosi ad un semaforo verde, quanti secondi restano prima che torni il rosso o può farci  sapere quale velocità adottare per centrare tutti i semafori verdi. Questo non solo alleggerirebbe il traffico, ma permetterebbe anche un certo risparmio di carburante. Ma è sulla prevenzione degli incidenti che le autorità federali sono maggiormente interessate.
La scommessa è dimostrare che con il congegno il conducente può frenare con un significativo ancticipo. Debby Bezzina, assistant program manager del progetto dell'University of Michigan, ha effettuato un test facendo posizionare un'altra macchina 30 metri davanti a lui, simulando una brusca frenata con il freno a mano. Immediatamente una luce rossa si è illuminata sullo specchietto retrovisore dell'automobile che seguiva e un suono si è attivato per segnalare il pericolo.
La sperimentazione è cominciata nel 2012 equipaggiando 3mila veicoli di Ann Arbor a cui sono stati applicati i trasmettitori wireless, che operano su una speciale frequenza ad hoc per la tecnologia auto-con-auto. Coinvolto anche un consorzio di 8 case automobilistiche che si sono unite allo sforzo, realizzando dei loro autonomi test.

 

L'obiettivo era quello di avere una massa critica di veicoli "connessi" nel test, e verificare come e se il sistema interattivo stesse lavorando. I conducenti, ogni due o tre settimane, tornavano all'Università per scaricare i dati contenuti in un hard disk nel bagagliaio.
L'esperimento sarebbe dovuto durare un anno, ma è stato convertito in un programma di tre anni che presto coinvolgerà 9mila conducenti locali e per la prima volta anche pedoni muniti di minuscoli trasmettitori.
La condivisione di dati naturalmente riaccende il timore che informazioni sensibili possano diventare di dominio pubblico, ma i tecnici delle case automobilistiche rassicurano: la tecnologia ha  un raggio d'azione di appena novanta metri (100 yards), non registra informazioni personali, ma solo quelle relative ai veicoli e alle strade.

 

Chissà se in futuro anche la polizia stradale potrà sfruttare tecnologie simili per conoscere in anticipo dove sono gli automobilisti indisciplinati che non rispettano i limiti di velocità. Uno spauracchio per tutti coloro che non ne vogliono sapere di rispettare il codice della strada, ma una speranza per un futuro con meno vittime sulle strade, che solo in Italia sono state lo scorso anno oltre duemila.

 

 

di Giovanni Cedrone
da repubblica.it/motori

 


 

Almeno loro... (ASAPS)

 

 

 

 

 

Venerdì, 29 Agosto 2014
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