Fotocronache da Roma... Quando chi sgarra é un incivile, magari anche cretino | ||
(ASAPS)
ROMA – Oltre alla foto del nostro Vincenzo Coraggio, vorremmo
non aggiungere altro. Ed a scanso di querele, non c’è
una targa, ma solo un bel biglietto, autografo. Un pensiero elementare,
vergato con una calligrafia davvero puerile e con un messaggio da
bizza di bebè, maschio o femmina che sia, viziato/a come un
piccolo principe. Ma questo rampollo figlio/a di papà, del
Piccolo Principe di Saint-Exupéry non ha veramente nulla. Ruote
grandi, motore potente, ciuffo al vento e battuta pronta. Chissà
che ghigno, mentre impugna con la mano tremolante per l’incertezza
(di azzeccare l’italiano, non certo di esternare il proprio pensiero)
il pennarellino. Chissà la bramosia, mentre taglia lo scotch
con i denti e chissà quale recondita soddisfazione nel vedere
il suo manifesto pubblicato così, in quella piccola fuoriserie
di traverso sul marciapiede. “Incivile”, si definisce sul
proprio autoritratto in prosa, ma crediamo che almeno in questo si
sottovaluti. Preferiamo un epiteto meno edificante, da accoppiare
a quell’aggettivo scelto da solo, del tipo “cretino-a”
o “imbecille”. Sì, “imbecille” crediamo
che calzi, perché non comporta nemmeno l’attribuzione
del genere. È un epiteto neutro, che ben si adatta al ruolo
che nella società deve avere l’autore dell’insolita
dichiarazione, messa lì a difesa della propria insignificanza,
a tutela dell’unico modo che ha per farsi notare o per essere
comunque annotato nel diario di bordo di quell’immenso bastimento,
spesso alla deriva, che è una metropoli. Possiamo dirci fortunati,
però, che di questi “bravi”, degni della masnada
di don Rodrigo, ce ne siano pochi. Altrimenti la bella fiancata lucida
sarebbe stata ritrovata piena di sputi, o di graffiti incisi con la
punta della chiave. Ci auguriamo con lui che non debba provare mai
a trovarsi su una sedia a rotelle, e che non debba mai contare sull’educazione
degli altri anche solo per poter passare sul marciapiede. Speriamo
che almeno in questa occasione, il povero/a demente – e scegliamo
un altro epiteto neutro – sia stato almeno costretto a cercare
l’auto in una qualche depositeria. Ma la speranza che quand’anche
fosse finita così, sia servito da lezione, è davvero
esile. (ASAPS)
Lorenzo Borselli |
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