Niente sconti a chi uccide sulla strada
Niente sconti a chi uccide sulla strada. Insorgono le associazioni che si battono per il riconoscimento del reato di Omicidio stradale per la condanna irrisoria che potrebbe essere comminata a un pirata della strada. Una pena troppo lieve nei confronti di un guidatore (accusato di omicidio colposo, omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza), che lo scorso 22 giugno ha travolto e ucciso il piccolo Gionatan Lasorsa, dandosi poi alla fuga, ha fatto insorgere Asaps, Associazione Lorenzo Guarnieri e Associazione Gabriele Borgogni. Così le tre Associazioni si sono rivolte direttamente al giudice con una lettera aperta affinché scongiuri l’applicazione di una pena che con il patteggiamento sarebbe pari a due anni e otto mesi e che suona come un insulto per una società ritenuta “civile”.
Di seguito riportiamo il testo integrale della lettera che sicuramente non mancherà di suscitare polemiche ma che espone chiaramente cosa prevede la “giustizia” nel nostro Paese in simili casi.
“Giudichiamo la proposta concordata fra accusa e difesa di patteggiamento con una pena di 2 anni e otto mesi per il pirata omicida del piccolo Gionatan Lasorsa a Ravenna assolutamente incongrua. Apprendiamo dalla stampa che la proposta scaturisce, per le tre accuse, da una pena base di 4 anni, ridotta poi di un terzo.
Una simile irrisoria condanna per chi, probabilmente ebbro alla guida, ha ucciso sulle strisce un bambino di tre anni dandosi poi alla fuga, oltre ad essere offensiva e umiliante per la vittima e per la sua famiglia, certifica ancora una volta la necessità di una nuova legge sull’Omicidio stradale.
Sappiamo che le condanne, mediamente, con i patteggiamenti stanno quasi tutte sotto i tre anni. Come dire che quelli della strada sono omicidi quasi perfetti, reati di serie C, per i quali non si paga un vero conto alla giustizia.
Già oggi la previsione della pena da 3 a 10 anni per chi uccide mentre è in stato di ebbrezza con valore alcolemico superiore a 1,5 g/l o drogato (art.589 comma 3 C.P.) viene sistematicamente compressa, con i patteggiamenti, sotto la pena minima. In questo caso anche se non si riuscisse a dimostrare lo stato di ebbrezza con la testimonianza delle “famose” 10 birre bevute dal conducente prima del sinistro e si dovesse rimanere nell’ipotesi della pena da 2 a 7 anni prevista dal 589 comma 2 C.P., si dovrebbe poi aggiungere la pena da 1 a 3 anni per la fuga dopo l’incidente (art.589 C.d.S.).
Come si può quindi sempre scivolare con le pene patteggiate sotto i 3 anni? Come si può sempre partire da pene base intorno ai 4 anni anche in casi drammatici come l’omicidio di Gionatan? Vorremmo che ci si rendesse conto che tali irrisorie condanne possono diventare uno stimolo alla fuga dopo l’incidente ed alimentare le piraterie stradali specie per chi sa di avere bevuto o di essere sotto l’effetto di stupefacenti, perché scappare conviene! Se ti fermi rischi dai 3 ai 10 anni – se scappi rischi anche meno, e hai il 40% di probabilità di non essere preso – per cui fate voi: i conti tornano per i delinquenti e non per le vittime oneste.
Signor giudice le chiediamo di valutare con attenzione questo caso. Lo faccia per quel volto dolce del bimbo, per la sua famiglia. Soprattutto lo faccia per la giustizia, quella vera!
Intanto noi rimaniamo in attesa che il Parlamento vari finalmente una nuova legge sull’Omicidio stradale, con pene almeno da 8 a 18 anni e l’ergastolo della patente, per evitare che la morte di una persona, di un bambino, per volante di un pirata della strada costi come uno scippo di un portafoglio al mercato.
Qui invece si è scippata una giovane vita”.
L’omicida intanto, che dopo aver travolto e ucciso il piccolo Gionatan era scappato invece di fermarsi a prestare soccorso (rintracciato e arrestato dopo meno di due giorni di indagini), dallo scorso 22 agosto si trova agli arresti domiciliari in attesa del processo. (m.r.)