Mercoledì 18 Dicembre 2024
area riservata
ASAPS.it su

La mappa del rischio

Dall’Appia alla Jonica
Le 12 statali meno sicure

Lo studio dell’Automobile club d’Italia, su dati Istat, per il Corriere della Sera
Foto Gatti - da lastampa.it

L’Adriatica che da Padova arriva sino a Otranto. L’Aurelia che da Roma attraversa la Toscana e arriva sino in Liguria al confine della Francia. La via Emilia che congiunge Milano a Rimini attraversando il cuore pulsante dell’Emilia Romagna. Non sono solo alcune delle arterie più antiche, famose e trafficate del nostro Paese ma rappresentano anche il triste podio delle strade statali più pericolose secondo uno studio realizzato dall’Automobile club d’Italia (su dati Istat) per il Corriere della Sera . Una mappa del rischio in Italia per chi si mette in viaggio. I criteri di calcolo hanno tenuto conto della lunghezza delle strade (almeno 100 chilometri per quelle nazionali) e della pericolosità avendo come faro l’indice di mortalità che esprime il numero dei morti ogni 100 incidenti.

I numeri

Da questa analisi è emerso che nel 2012 nel nostro Paese ci sono stati 186.726 incidenti che hanno provocato 3.653 morti, con un tasso di mortalità medio di 1,96. Nelle strade statali questo indice è più che doppio (3,99) perché i morti sono stati 1.158 in seguito a 29.007 scontri.
«Malgrado il calo dei morti di questi anni grazie al miglioramento della sicurezza nelle auto e all’adeguamento di alcune infrastrutture, c’è molto ancora da fare - spiega Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Aci - perché abbiamo un parco circolante fra i più vecchi d’Europa e fa riflettere che la pericolosità delle strade vari di molto nelle regioni». Infatti in Calabria l’indice di mortalità è del 7,29, in Basilicata è del 10,09 mentre in Liguria scende a 1,48. «Sarebbe importante che nelle statali ci fossero doppie corsie separate per senso di marcia - conclude Sticchi Damiani - ma spesso pur volendo non si può e allora ci vorrebbero più controlli elettronici per la velocità come in autostrada, più rotatorie dove ci sono incroci, più illuminazione e più manutenzione dell’asfalto».



di Alessio Ribaudo
da corriere.it

 

 

Lunedì, 27 Ottobre 2014
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK