Meno morti sulle strade, ma non è abbastanza
Secondo i dati resi noti da Aci e Istat, nel 2013 le vittime degli incidenti stradali sono diminuite. Una buona notizia, in linea di massima. Se non si tiene conto che “meno morti” non significa “zero morti”, e quindi c’è ancora molto da fare per portare i numeri – che sono persone, ricordiamocelo – a livelli accettabili. Anche se oggi, alla luce dei progressi registrati, l’obiettivo europeo di dimezzare le vittime entro il 2020 non sembra più impossibile. A sollevare qualche perplessità però è Giordano Biserni, presidente dell’Asaps, che da sempre tiene sotto controllo i dati sulla mortalità delle strade italiane e che con l’Osservatorio Il Centauro Asaps divulga costantemente le statistiche legate agli incidenti stradali.
Secondo i dati diffusi, “in sintesi, nel 2013, le statistiche ufficiali dell’Istat presentate in casa Aci ci dicono che gli incidenti si sono fermati a quota 181.227 con un calo del 3,7%, mentre i feriti sono stati 257.421, in diminuzione del 3,5% rispetto al 2012. Dati però nettamente migliori nel conteggio delle vittime – che sono state 3.385 in totale – con una diminuzione che sfiora la doppia cifra del – 9,8%, se confrontato con le 3.753 vittime del 2012 (dato rettificato dall’Istat in aumento di 100 vittime rispetto al dato reso noto lo scorso anno), cioè 368 morti in meno”, è la constatazione di Biserni.
“Qualcosa di buono negli ultimi anni lo abbiamo veramente fatto. Tutto bene allora? Non proprio – spiega il presidente dell’Asaps – Infatti con 3.385 morti siamo ancora il paese con il maggior numero di vittime in tutta l’Europa dei 28. Se, per esempio, andiamo a vedere il tasso di mortalità per milione di abitanti, in Italia siamo ancora a quota 56,2, quando la media europea e già a 51,4. Ma il dato si fa imbarazzante se confrontiamo la nostra cifra a quella di paesi paragonabili al nostro. La Francia è già arrivata a 49,6 morti per milione di abitanti, la Germania a 41,5, la Spagna a 36, per non parlare del Regno Unito con 28 e della Svezia con 27,2 che contano esattamente la metà del numero dei nostri morti. Infatti nel Regno Unito i decessi stradali sono stati 1.790″. C’è ancora molto da fare, quindi.
Il maggior numero di sinistri si verifica ancora sulle strade urbane (73,5% del totale) con un calo dei morti in seguito all’incidente – merito probabilmente anche dei dispositivi di sicurezza di cui sono dotate le auto più recenti. Sulle extraurbane sono diminuiti gli incidenti (-1.8%), così come sulle autostrade (-1.5%). Tuttavia, “gli incidenti più gravi si verificano spesso sulle extraurbane e di notte, specie nei fine settimana, anche se la diminuzione è netta in particolare per le cosiddette stragi del sabato sera”, sottolinea Biserni. Analizzando più a fondo i numeri troviamo un altro dato confortante, ovvero che la diminuzione delle vittime riguarda un po’ tutte le categorie: pedoni, motociclisti e ciclisti compresi. Ma… c’è un ma. E non si può ancora festeggiare.
“Un altro aspetto che ci preoccupa ancora molto – spiega Giordano Biserni – è quello della mortalità dei più giovani e dei bambini in particolare, che dimostra una ingiustificata resistenza alla diminuzione. Nel 2013 i bambini fino a 14 anni che hanno perso la vita sulle strade sono stati 55, quando nel 2012 furono 51. Teniamo poi conto che nel 2014 secondo i dati dell’Osservatorio ASAPS i bambini (nel nostro caso fino a 13 anni) morti sulle strade sono già 55 solo nei primi 10 mesi. Cifre per noi inaccettabili, per questo serve un ulteriore presa di coscienza e una maggiore sensibilizzazione alla protezione dei nostri piccoli”. E ricordiamo per l’ennesima volta che l’utilizzo corretto di seggiolini e cinture di sicurezza, anche posteriori, è fondamentale per la salvaguardia dei più piccoli, anche in città.
“Infine – fa notare Biserni – nelle tabelle Istat del 2013 sono mancanti i dati degli incidenti connessi con l’abuso di alcol o di sostanze stupefacenti. Dal 2009 il dato è stato accantonato perché, a dire dell’Istituto di statistica, il sistema da parte degli organi di rilevazione (quindi le forze di polizia) ‘risulta di estrema difficoltà’.
Non ci è chiaro questo passaggio e non si capisce come mai serva tutto questo tempo per attivare un metodo valido per raccogliere dati veritieri sugli incidenti alcol-narco correlati”. Durante la presentazione dei dati, infatti, l’Asaps ha fornito alcuni dati raccolti dall’Osservatorio sulla Pirateria stradale che da emergere come il fenomeno sia tutt’altro che in calo. “Qui la percentuale degli ubriachi e i drogati negli ultimi 5 anni si è sempre collocata fra il 25 e 30% del totale delle omissioni di soccorso per le quali il pirata è stato individuato subito dopo l’incidente”, precisa il presidente Asaps.
“Per noi, che con le associazioni Lorenzo Guarnieri e Gabriele Borgogni siamo i proponenti dell’Omicidio stradale – conclude Biserni – quei dati sono essenziali. Insomma le cifre dei dissesti psichici dei conducenti di veicoli che sono protagonisti poi di sinistri devastanti sembrano misteriose, quasi fossero un segreto di Stato. Ma non vogliamo attendere la desecretazione fra 30 anni. Non abbiamo tempo”.
di Silvia Bonaventura
da repubblica.it/motori
Un commento sui dati Istat degli incidenti stradali 2013 su Repubblica.it/motori. (ASAPS)